Approfondimenti: cosa fanno assieme Pierpaolo Capovilla, Dante Alighieri, Caparezza e Filippo Argenti?

Pierpaolo Capovilla, Dante Alighieri, Caparezza, Filippo Argenti…

Ma che quartetto è? E, soprattutto… chi è Filippo Argenti?

Partiamo dall’inizio: Caparezza, sempre bravissimo, nel suo ultimo album Museica inserisce anche un brano dal titolo “Argenti Vive”.

Potente, duro, metal, cupo, rabbioso… E Caparezza parla/canta in prima persona come fosse tal Filippo Argenti, appunto l’Argenti che Vive nel titolo.

Confesso che i miei anni di liceo sono piuttosto lontani e così i miei tribolati studi sulla Divina Commedia. Quindi… Wikipedia. Ebbene, tal Filippo Cavicciuli, conosciuto anche come Filippo Argenti, è stato un vicino di casa di Dante. Un vicino di casa poco raccomandabile. Persona irosa, prepotente, boriosa e pericolosa. Usava, pensate, ferrare il suo cavallo con ferri d’argento, da qui il suo soprannome. Dante ebbe a che fare con lui, diverse volte, e sempre la cosa andò male. Argenti si oppose alla revoca del bando che Firenze aveva inflitto al sommo poeta, che da parte sua gli restituì la cortesia testimoniando contro di lui in un processo. Famosa fu poi la volta in cui il prepotente Argenti prese a sonori ceffoni l’Alighieri. Che evidentemente se la legò al dito….

Infatti nella divina Commedia, Dante lo pone nel Canto VIII, tra gli iracondi. Ma non solo, crea una delle scene più crudeli e spietate ai suoi danni. Da secoli lettori e commentatori cercano di spiegare la violenza con la quale sia Dante che Virgilio trattano questo dannato. E l’odio che egli provava per l’Argenti è la risposta. L’Argenti viene sbranato, fatto a pezzi dagli altri dannati e Dante chiede a Virgilio di potersi fermare a vedere lo scempio.

Così per secoli l’unica rappresentazione, l’unica voce, l’unica versione che abbiamo avuto è stata solo quella di Dante.

Caparezza finalmente invece fa parlare il cattivo, da la parola allo spaventoso Filippo. Che sputa in faccia a Dante quanto non siano poi così diversi, entrambi violenti, entrambi esecrabili.

Nel testo frasi notevoli come:

“….le tue terzine sono carta straccia, le mie cinquine sulla tua faccia, lasciano il segno.”

Non è vero che la lingua ferisce più della spada, è una cazzata,
cosa pensi che tenga più a bada, rima baciata o mazza chiodata?”

Insomma, un brano bello, potente, intelligente e leggermente inquietante.

Ok, ma… Pierpaolo Capovilla? C’entra, c’entra. E’ lui, il leader del Teatro degli Orrori, con la sua oratoria spaventevole e sublime, memore dello stile di Carmelo Bene, che introduce e chiude il video, leggendo i brani della Divina. Inquietudine che si aggiunge a inquietudine.

Insomma, una bella miscela. Buon ascolto e visione!

Massimo Adolph Nutini

Ecco il testo completo:

“Mentre solcavamo l’immobile pallude, mi si parò davanti uno spirito coperto di fango, allungò verso la barca entrambe le mani ma Virgilio pronto lo respinse dicendogli, “Via di qui, vattene a stare con gli altri maledetti!” Ed io :” Maestro sarei molto desideroso, prima di uscire dalla palude, di vederlo immergere in questa melma” Poco dopo vidi gli iracondi fare di lui un tale scempio, che per esso ancora glorifico e rendo grazie a Dio” Tutti insieme gridavano: A Filippo Argenti!”

Ciao Dante, ti  ricordi di me?

Sono Filippo Argenti,

il vicino di casa che nella Commedia ponesti tra questi violenti,

sono quello che annega nel fango, pestato dai demoni intorno.

Cos’è vuoi provocarmi, sommo?

Puoi solo provocarmi sonno!

Alighieri, vedi, tremi, mi temi come gli eritemi, eri tu che deridevi ieri?

Devi combattere, ma te la dai a gambe levate, ma quale vate? Vattene!

Ehi, quando quando vuoi, dimmi dimmi dove!

Sono dannato ma te le dò di santa ragione!

Così impari a rimare male di me, io non ti maledirei, ti farei male agli ***!

Non sei divino, individuo, se t’individuo, ti divido! 

è inutile che decanti l’amante, Dante, provochi solo carichi di Bido!

Il mondo non è dei poeti, il mondo è di noi prepotenti!

Vai rimando alla genti che mi getti nel fango, ma io rimango l’Argenti!

Argenti vive, vive e vivrà, sono ancora il più temuto della città, sono ancora il più rispettato, quindi cosa t’inventi? Se questo mondo è l’Inferno allora sappi che appartiente a…

Rit.

Filippo Argenti

poeta tu mostri lo sterco, 

ma tutti consacrano questo legno, 

le tue terzine sono carta straccia, 

le mie cinquine sulla tua faccia, 

lasciano il segno.

 

Non è vero che la lingua ferisce più della spada, è una cazzata,

cosa pensi che tenga più a bada, rima baciata o mazza chiodata?

Non c’è dittatore che abdichi perché persuaso,

pare che nessuno sappia che vuol dire abdicare, ma di che parliamo?

Attaccare me non ti redime, eri tu che davi direttive, per annichilire ogni ghibellino, Cerchio 7, giro primo!

Fatti non foste per vivere come bruti, ben detta,

sputi vendetta, dalla barchetta di Flegias, complimenti per la regia!

Argenti vive, vive, vivrà, alla gente piace la mia ferocità, persino tu che mi anneghi a furia di calci sui denti, ti chiami Dante Alighieri, ma somigli negli atteggiamenti a…

Rit.

Filippo Argenti

poeta tu mostri lo sterco, 

ma tutti consacrano questo legno, 

le tue terzine sono carta straccia, 

le mie cinquine sulla tua faccia, 

lasciano il segno.

 

Stai lontano dalle fiamme, perché ti bruci, 

guardati le spalle, caro Dante, è pieno di Bruti!

Tutti i grandi oratori sono stati fatti fuori

da signori, volenti e nerboluti.

Anche gli alberi sgomitano per un po’ di sole, 

il resto sono solo inutili belle parole, 

sono sicuro che in futuro le giovani menti, 

saranno come l’Argenti e l’arte porterà il mio nome!

Filippo Argenti!

Filippo Argenti!

Filippo Argenti!

Filippo Argenti!

 

“Poi lasciammo la palude, e non racconto altro.”