Live – Paletti @ New Age Club

recensioni-palettiBasico, informale, diretto.
Quando i giri di parole non servono.

Sabato 6 aprile Pietro Paletti aka Paletti e basta si è esibito al New Age Club di Roncade (TV) durante la piacevole Indie Night presentando sul palco un artista totalmente diverso da quello che avevo ammirato ed apprezzato tre anni fa come bassista dei “The R’s”.

Già il suo primo EP (“Dominus”, ndr), risalente all’anno scorso, aveva ben impressionato pubblico e critica facendo parecchio parlare di sè, ora, con il nuovo lavoro “Ergo Sum”, Paletti si impone e soprattutto viene riconosciuto come una delle realtà underground più belle e promettenti dello stivale.

L’inizio è un po’ in sordina: sul palco lui assieme ad altri tre musicisti, il locale è abbastanza popolato, ma non come mi ha abituato in altre occasioni; poco male mi dico, meno tempo speso a spingersi e sgomitare per accaparrarsi una vitale boccata d’aria. La seconda nota positiva di cui mi accorgo quasi subito è come nel giro di pochi minuti tutti i presenti siano assolutamente attenti e ben concentrati sulla performance, non c’è chi gironzola o si accalca freneticamente al bar, ci sono persone che vogliono ascoltare del buon cantautorato. Così si che mi piace.

Il concerto procede liscio, piacevole, i testi sono brillanti e le melodie davvero orecchiabili, Paletti scambia quattro chiacchiere con il pubblico toccando argomenti cari a tutti come (ahinoi) l’odierna situazione politica italiana, ma anche riflessioni e pensieri più strettamente intimi e personali; toccante soprattutto il racconto del rapporto conflittuale con il padre che una disgrazia ha poi fatto migliorare.
Il bresciano ci sa fare sul palco: fa sentire la sua presenza, la parlantina è simpatica e fluente, coinvolge con le sue chiacchierate e soprattutto con la musica d’impatto; passa infatti in rassegna tutto il suo repertorio, senza ripetersi, senza annoiare e giustamente enfatizzando i suoi pezzi più orecchiabili e trascinanti come “Adriana” e “Cambiamento”. E c’è chi balla.

Il tutto si conclude tra gli applausi, applausi meritati per chi, a parer mio, sta cercando di cambiare il volto del pop italiano, di farlo maturare concettualmente e stilisticamente, di riportarlo ai livelli di eccellenza che, nello stretto caso italiano, ha avuto solo nel panorama di molti, molti, direi troppi anni fa.

La serata procede, la musica si alza, la gente balla.
Io mi adeguo, un po’ più rincuorato sulle sorti future dell’italica pop music.

Libri – Sei anni di “La Casta”

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Mai vista questa copertina?

«…e domani Roma rinascerà
più bella e più superba che pria.»
Ettore Petrolini, Nerone

 

Il celeberrimo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili, pubblicato nel 2007 da Rizzoli con enorme successo, sta ormai per compiere sei anni. E tanti auguri al pupo.

Quello che più colpisce è il fatto che in questi anni il consenso attorno al libro sia stato assolutamente unanime: per evidenti ragioni di opportunità e pudore (leggi: paracu… paracultura, sì…) nessun appartenente a quella «oligarchia di insaziabili bramini» – così recita il titolo del primo capitolo – si è permesso di contestare il racconto dei due giornalisti. Ma neppure un solo sussurro minimamente critico si è alzato a contrastare le trombe trionfali che esaltavano la nascita di questa meritoria pubblica azione civile che con un gesto audace e corsaro aveva svelato gli altarini della temibile – temibilissima! – classe dirigente del paese. Chapeau!

E tutti giù a dargli al politico: “Che schifo, che vergogna, io non lo avrei fatto mai! Ladri!” “Ecché io? Io non ci sarei andato a gratis allo stadio manco se mi ci pagavano!” “Che scandalo, che inciviltà! Visto? Ecco perché poi me tocca evader le tasse, ciò!”.

Di più: sappiamo bene come lo sdegno ed il malcontento coagulati attorno a questo libro sia stato addirittura capace di incidere in qualche modo sull’ultimo clamoroso risultato elettorale. Uno sconquasso, un terremoto, una rivoluzione.

Si dirà, del resto, che non era possibile contestare una verità acclarata ed evidente, supportata da numeri, dati e prove; che non si poteva dubitare della professionalità e dell’onestà degli ottimi Rizzo e Stella; che una critica, in ogni caso sarebbe stata controproducente, perché avrebbe finito per portare acqua al mulino della vecchia Casta.
Noi di acqua non ne vogliamo mentre Roma brucia! E non ci stressate con ‘sto pistolotto su di chi era la mano che ha buttato il cerino.

 

http://www.youtube.com/watch?v=6J_RUqYHeJg&width=420&height=315

 

Beh, io direi che sei anni di allori sono più che sufficienti; che al consenso unanime preferisco la pernacchia; che se la filosofia ci ha insegnato qualcosa è che la verità non è per nulla un semplice dato di fatto.
Dietro a qualunque verità (perfino quella apparentemente più sconvolgente o alternativa) c’è un potere che è tanto più forte, quanto quella verità è pronta ad essere accettata come un fatto evidente, senza critiche o contestazioni.

Così forse ci siamo dimenticati che i due intrepidi pirati dell’informazione italiana sono in realtà collaboratori fissi di un quotidiano che ha una precisa linea editoriale e precisi riferimenti economici e sociali. E sono riferimenti che giusto per essere politically correct possiamo definire “conservatori”.

Forse non abbiamo mai saputo che da sempre «chi ricopre una carica pubblica (politici o funzionari) costituisce […] una particolare sfida per la scienza economica liberista».
Così ci dice l’economista Ha-Joon Chang nel suo libro 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo (Il Saggiatore) e che non può, a suo stesso dire, essere tacciato di anticapitalismo: «gli economisti liberisti raccomandano […] che la parte dell’economia controllata dai politici e dalla burocrazia sia ridotta al minimo» per minimizzare «la possibilità che chi ricopre una carica pubblica usi lo stato come mezzo per promuovere i propri interessi personali a scapito dell’interesse generale». Niente di nuovo sotto il sole, dunque; niente di rivoluzionario, almeno: la polemica anti-casta è tutta interna al sistema economico vigente.

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A (s)proposito di India

Forse non abbiamo neppure notato quel sottile razzismo tutto italiano – ma solo un pizzico, per carità: giusto quello che ti scappa nel piatto senza farlo apposta – nei riferimenti alle caste, ai bramini, ad un India immaginaria, orientalizzante e, va da sé, inferiore e arretrata. La stessa India che, ironia della sorte o nemesi storico-culturale, ci infligge oggi dolorose sculacciate di diplomazia internazionale.

Fa niente. Ma almeno prepariamoci per la prossima volta.

Prepariamo il nostro sdegno e le vesti da stracciare per un prossimo libro della saga che piuttosto di farci indignare per la Casta, piuttosto di farci sentire diversi da “loro”, solleticando soltanto i nostri istinti più biechi e vendicativi, ci faccia incazzare di brutto per le condizioni dei “paria dell’Italindia nostra: quegli ultimi, umili ed umiliati che sono talmente straccioni, sfigati, mortidifame, loro sì talmente oppressi da non poter essere neppure toccati dalle parole di un libro di successo.

Dischi – Raggi Ultraviolenti, E’ Tutto Un Fake!

RUV  - e tutto un fake testi ridotti.inddIl nuovo CD “E’ Tutto Un Fake!” dei Raggi Ultraviolenti riprende le musicalità dei gruppi punk rock italiani degli anni ’90. Troveremo quindi sonorità riconoscibili nei Punkreas, Derozer, Pornoriviste. sia nei pregi (canzoni immediate, orecchiabili e canticchiabili) sia nei difetti (una struttura melodica molto lineare, giri di chitarra, basso e batteria molto semplici e testi spesso demagogici).

I testi sono la parte peggiore del CD essendo piuttosto banali e riprendendo i vari cliché dell’adolescente incazzato, confuso e anche piuttosto disinformato (“Dentro Il Parlamento” è l’esempio evidente di quest’aspetto). Altre canzoni invece hanno un effetto involontariamente demenziale: si ascolti “2012” che, nonostante i riff vagamente classic metal e un testo di protesta, riesce a far sorridere poiché non si riesce a capire se il gruppo sia veramente convinto di quello che canta o se invece sia ironico. Stesso dubbio permane con la canzone “Clitoride” per quanto volutamente demenziale, la sua struttura melodica la fa sembrare involontariamente ‘aggressiva’.

I tre musicisti svolgono con impegno il loro compito sebbene per la struttura semplice dei vari pezzi questo talento sia espresso al minimo. La voce del cantante si alterna tra urla e tonalità melodiche, com’è richiesto dal genere musicale suonato, senza prestarsi a grandi virtuosismi.

Bello il packaging e le grafiche del CD, sebbene le immagini in copertina richiamino l’immaginario rockabilly più vicino a gruppi stile The Hormonauts.
Concludendo, se siete appassionati dello stile punk rock italiano anni ‘90, potete dare una chance a questo prodotto, e tenere valido come voto un 6,5/10, altrimenti se non avete mai amato il genere, statene alla larga e considerate il voto 4/ 10.

Teatro – Thrasher

thrasher ChloeWell folks, this is my first review about theater performances and I want to talk about a good portrait of relationships in our current society. Thrasher is its name, a brilliant expressive drama written by acclaimed playwright Conor McKee and directed by the MEN Award winning Wyllie Longmore.

A gripping story, at some point funny but always breaking your feelings with sharp, sour sensations. This because the Thrasher characters are real, to meet them within your everyday life is pretty easy. Superficiality, hedonism, lost innocence, objectification of the body and cancellation of the soul represented in six personages whom lifes get twisted… in which way? Vic is a classical Mancunian beautiful woman, aware of her pretty body and always showing a high self-confidence. Her beauty is a good mask and her strong, manipulative character hides her fragility and narcissistic wounds; Vic’s boyfriend Colin, typical handsome lad, bored by his relationship with Vic, starts to focus his attention on a superficially naive and “religious” nice young lady. She is Chloe, Vic “best friend”. Colin has also a ‘strange’ and ‘illegal’ link with Lee, another not unusual personage, a young man hourly trying to solve his life problems and keeping in some way his love relationship – on its last legs – using unuseful and unsuccessful strategies.  At the same time his girlfriend, Jenny, undergoes her depressing reality… but she has a pretty lucky day when she meets Frank, and this is the most powerful, emotional, sentimental moment of the story. Frank, a lonely middle-aged man, wrapped in a mystery aurea.

The atmosphere of Thrash becomes emotionally intense also because of the powerful background music composed and performed by Michale Cretu, well known in the UK for his solo work and performances with his successful Jazz trio.

The last and special thanks is for Conor, for his smart ideas and cute sensitivity used writing his scripts and leaving them open allowing the characters’ stories to get a shape and own life. Also it is been beautiful to attend at the special afternoon at the Hull Truck Theater where other writers got involved developing short stories inspired by the Thrasher characters.

The 2013 Thrasher Tour is just started in the UK, go to enjoy it… and, if you would like, send me a comment please.

Cheers

More info: www.conormckee.com

 

Dischi – Berardi Connection

ANYWAY.

Dischi - Berardi Connection

Il nome del progetto è dedicato alla via del centro di Taranto dove si trovavano a provare.

Francesco Lomagistro ed Ettore Carucci sono le anime nere di questo progetto, dal cui lavoro è nato “Anyway”.

Disco groovy e come si dice in musicalese, “cattivo” quel tanto che basta per rimanere impresso nell’ascoltatore assetato di energia moderna e di eco hardbop; Francesco ed Ettore scelgono compagni di viaggio di serie A per questo percorso che viaggia nel jazz, nel latin jazz, nel funk, nel modern sound, dello swing di “Love Recipes”, del samba di “Mrs. Miranda”  e di molto altro ancora; Kelly Joice, Fabio Morgera, Andrea Sabatino, Max Ionata sono alcuni fra i convocati di questo terzo lavoro dei Berardi Jazz Connection.

Non si risparmiano in brani come “Indecision” e “Running Away”, oscillando fra tempi dispari affrontati con tranquillità e up-tempo graffianti come la buona tradizione del disco afro-americano richiede; si, è vero, sono molto filogici, ma convinti. Davvero convinti, lo sentono e quindi lo sentiamo anche noi…e tuttavia non “oversuonano” mai. E’ davvero piacevole il controllo sonoro degli strumentisti, che sanno valutare e ben usare lo spazio a loro disposizione, trattando con gran professionalità ogni brano e soprattutto diversificando moltissimo la scaletta.

Un progetto professionale, preciso, curatissimo negli arrangiamenti, molto NYC sound, dove si sente la necessità di sfornare un lavoro multisfaccettato ma con una direzione ben precisa.

Live – Pascal Duo per Jazz a Mira

Live - Pascal Duo per Jazz a Mira
Pasquale Mirra
Domenico Caliri

Domenica 17 marzo, al Teatro Villa dei Leoni di Mira, per la rassegna Jam!2013 si è esibito questo scoppiettante duo la cui presenza mi ha stupito in primis perchè non capita spesso, in piccole rassegne indipendenti, di vedere coinvolti musicisti dell’altra parte dell’Italia…onore alla direzione di Nicola Fazzini per questa scelta di portare sulla riviera del Brenta due musicisti provenienti dalla Campania

Il duo Pascal esiste da cinque anni e, come asserito durante la presentazione da Caliri, è un duo che viaggia costantemente sui binari dell’interplay (sviluppato a livelli altissimi), dove il passaggio da un brano all’altro quasi non si coglie, per la morbidezza e la gradualità con cui viene affrontato il repertorio.

L’incipit dei due artisti, il cui repertorio comprende Tristano, Monk, Carla Bley, Don Cherry e molti altri, è stato un brano di Ornette Coleman “Round Trip”, dal quale si sono poi avviati in modo sinuoso ed imprevedibile nel loro percorso personalissimo, passato attraverso brani come “The Peacocks”, ” Lennie’s Pennies” “Crepuscole with Nellie” e, nella scelta intellettuale del repertorio, grane maestria hanno dimostrato i musicisti ad integrare parti arrangiate con episodi totalmente liberi, in un equilibrio musicale dove la ricerca timbrica, l’escursus dinamico ed il controllo dello sviluppo del climax anche nei momenti più liberi hanno evidenziato la grande preparazione di questi musicisti, totalmente “dentro” il loro linguaggio e al contempo totalmente lontani da manierismi a volte frequenti anche nel linguaggio più free.

Spettacolare è stata l’esecuzione del tema di “The Peacocks”, dove ogni singola nota della melodia è stata snocciolata con cura, senza fretta alcuna, seguita da un solo nel quale Caliri ha ben resistito alla tentazione di cadere in fraseggi prestabiliti, cercando piuttosto una costante via impervia di ricerca nel balance fra la citazione tematica e frasi a grappolo a volumi contenutissimi, quasi sospirati.
L’appoggio di Mirra, prezioso, discreto ed interattivo come accompagnatore, audace ed imprevedibile come solista, non è da meno in quanto a ricerca timbrica e melodica.
Difficile sentire qualcosa di prevedibile venir fuori da questi due artisti, il cui colore predominante è chiaro e la sensazione immediata che giunge è quella di una libertà espressiva concquistata con ricerca profonda e a tratti anche scanzonata, come si può evincere dal modo in cui affrontano il blues, partendo da un tempo medio, ad un fast swing passando per un groove rock-folk, con citazioni del blues “delle radici”, richiamando riff quasi boogie.
Entrambi si divertono ad usare complementi per variare il suono dei loro strumenti, non lesinano di certo su tutte le possibilità che i rispettivi strumenti offrono, inventandone di nuove e viaggiando dall’approccio cool e “puramente” jazzistico di Lennie’s Pennies ad momenti vagamente ricordanti carillon felliniani con girotondi di colori e caleidoscopici eco.
Ma tutto questo, non avviene in modo forzato; non vi è un minuto in cui Pasquale Mirra e Domenico Caliri non siano completamente dentro la musica che suonano; non esiste uno spartito sul palco ma esistono solo loro con centinaia di partiture in testa, con la loro imprevedibilità, la loro sinergia, questo modo libero di stare dentro non al jazz, ma alla Musica.

Jam – Jazz a Mira 2013

Jam - Jazz a Mira 2013Non è consueto poter assistere ad un concerto di musicisti fuori porta quando si parla di organizzazioni piccole ed indipendenti che, pur di non cadere nel trito e ritrito festival dell’ultimo momento, si accollano il rischio di far pochi appuntamenti, ma ben scelti ed amalgamati fra loro tanto da fornire in quattro soli concerti l’aspetto internazionale, quello territoriale, quello interregionale e quello giovanile.

Fautore di questo piccolo, curato festival è il sassofonista Nicola Fazzini, che con la sua quarta edizione di Jam 2013 (Jazz a Mira) prosegue nel progetto di portare il jazz nella riviera del Brenta, fortunata per la sua bellezza ed un po’ sfortunata per la vicinanza della regina “Venezia”.

Mira ha potuto così vedere, nel Teatro della Villa dei Leoni nei giorni del 16 e 17 marzo, un avvicendarsi non solo di concerti, ma anche di iniziative a più largo raggio, quali una conferenza sull’aspetto burocratico del mestiere del musicista il pomeriggio del 16 marzo, mentre domenica 17 marzo, prima dei concerti delle 18, si è svolto un “gioco”, nel quale l’organizzatore, in collaborazione con il bassista Alessandro Fedrigo, fondatore dell’etichetta indipendente Nusica ed organizzatore a sua volta del festival indipendente Sile Jazz, hanno coinvolto gli avventori in un dibattito riguardo a quale dovrebbe essere il jazz del futuro; fra i sostenitori del progetto, la storica associazione culturale Caligola, che con una squadra di volontari esperti per le mansioni di ufficio stampa, produzione e post produzione, ha contribuito ad uno svolgimento ineccepibile della manifestazione.

Si sono visti molti artisti fra il pubblico, aspetto non trascurabile, e, infiltrati fra gli appassionati, molti curiosi che hanno contribuito a rendere questa piccola realtà un “bijoux”, come molte altre ne stanno nascendo, grazie all’incessante lavoro di volontari che aiutano questi valenti musicisti, come Nicola Fazzini, nell’opera di organizzare degli eventi musicali ed artistici aldilà delle grandi rassegne ormai ben note in Veneto ed aldilà dell’obbiettivo di mettere in luce esclusivamente il proprio operato musicale attraverso organizzazione di rassegne e festival.

http://www.jazzamira.it/

Dischi – Carollo Garro – Crosswise

 

Dischi - Carollo Garro - CrosswiseMetto su un disco che mi è stato dato recentemente.

Ok, lo riconosco, mi è stato dato da un amico, da un musicista eccelso che stimo tantissimo e quindi già lo so che mi piacerà. Quello che non so ancora è che dopo averlo ascoltato una volta, lo farò andare una seconda e dopo una terza e per un semplice motivo: che è bello.

Bello.

Che parola difficile e in quanti proverbi, aforismi e poesie impropriamente definite tali sentiamo parlare di bellezza. Beh, io sono una musicista e se utilizzo questo termine per esprimere un concetto riferito a della musica, mi riferisco al SUONO. Come disse una volta molto intelligentemente Fabrizio Sferra durante uno dei workshop di Siena Jazz, il suono è la prima cosa che noti quando entri in un posto. Non ti rimane impressa quella scala, piuttosto che il tal arrangiamento….e in questo disco, io sento un suono che mi fa voglia di rimanere lì, ad ascoltare.

Ho sempre creduto che il suono bello possa giungere solo da anime belle; qualcuno dei miei amici non è d’accordo e forse ha ragione…ma come fa una pesca buona ad avere un nocciolo marcio?

Queste sono considerazioni molto poco tecniche ed ogni tanto ci sta e dico di più; forse ogni tanto dovrebbe proprio essere così anche per l’orecchio tecnico, ossia dimenticarsi di averlo ed ascoltare la musica per come viene fuori. Poco importa se è originale, cerebrale, ricercata, poliritmica, polimetrica, policardiaca o poliglotta…se non ti fa pensare a tutte queste pippe mentali, forse è arrivata dove doveva arrivare e cioè a  farsi udire non con le orecchie ma con l’anima, come la ascoltavamo noi tutti prima di arrivare a questo punto (qual è il vostro punto non lo so, ma so qual è il mio, ossia quello di una che ascolta jazz da vent’anni.)

Questi due hanno una gran voglia di suonare e di vivere ogni nota come se fosse una goccia di Chanel n.5 e poco importa loro se per farlo devono passare da Carollo a Monteverdi, da Modugno a Jecko (si, lui, Michael). Lo fanno e basta e nell’interplay di questo giallo e arancione potente che hanno piazzato in copertina trascinano il loro ritmo precisissimo in uno swing senza tempo nè maniere, un po’ irriverente e scanzonato, ma per finta.

Eh si, perchè questi due signori pluriconcertisti e pluridiplomati e pluristrumentisti di scanzonato non hanno proprio nulla, tranne l’anima del bimbo che è quella che serve per suonare in questo modo.

Per favore, se incontrate Carollo o Garro dite loro che per due che suonano così sarebbe il caso di farsi un sito prima o poi nel 2013…io insisto da molto e senza successo! 🙂

Dischi – Bosso Marsico Minetto, Spiritual

Dischi - Bosso Marsico Minetto SpiritualE va bene, lo riconosco. La musica mi piace tosta, che sia jazz, che sia rock, che sia pop o etnofolk.

Ma dev’ essere tosta, il che significa tosta nel piano, nel forte, nel up-tempo come nel “molto adagio”.

Il concetto del tosto riguarda lo spessore, l’intensità, l’intenzione, non la dinamica.

Vi è un senso di urgenza che nasce dallo strumento che arriva dritto nel timpano dell’anima dell’ascoltatore, se quest’urgenza espressiva esiste e nel caso di questi tre signori non si può negare che sia così.

Alberto Marsico non suona l’hammond… è l’hammond!….E Bosso e Minetto non sono certamente da meno.

In ogni caso, giusto per riabbassare un po’ i toni di elogio di un’amante della blackitudine come me, possiamo dire che forse qualche arrangiamento avrebbe potuto essere trattato in modo più “imprevedibile” dal punto di vista armonico, ma anche in questo caso, non so quanto questa mia affermazione sia sensata poichè sia il repertorio trattato che il modo in cui viene trattato trovano il loro apice nella libera esecuzione ed interpretazione senza troppi schemi e architetture strutturali che avrebbero probabilmente privato il disco della naturalezza che si respira dall’inizio alla fine.

Le dinamiche sono entusiasmanti ed il disco, pur trattando un repertorio blasonato (Down by the riverside, Happy Day, Amazing Grace) per gli amanti del genere, è suonato con uno spirito di rispetto verso questo repertorio e quello che rappresenta nella storia del jazz, ma con grande vitalità autentica; in questo clima leggermente sixtie‘s si passa dal super bop di ” Amen” al blue note sound che ci riporta al soul jazz di Cannon e Bobby Timmons, ad una versione molto accattivante in bossa di “Nobody Knowsthe trouble i’ve seen” ed eco di Jimmy Smith, Ramsey Lewis, Gene Ammons…insomma, un disco molto “hot”.

Se ne consiglia l’uso a qualsiasi ora, preferibilmente tardo pomeriggio, inizio sera, con un bicchiere di vino bianco frizzante e due olive nere un po’ piccanti.

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https://www.youtube.com/watch?v=vO_Ldpv_8mQ&width=420&height=315

Recensione: Robots In Disguise – Happyness V Sadness

With great pleasure, I wanna remember this band that I met in 2011. They are RID-Robots in Disguise! Dee Plume (guitar and vox) and Sue Denim (bass and vox), backed live by Ann Droid (drums and vox), are like a single whole of mind, soul and body. Attending their gigs I felt wildly pushed to dance their electro-indie-rock-dance sound (picture: fans on the stage, Sound Control, Manchester). Irresistible rhythms, ironic-satiric lyrics, crazy-funny shows, these girls have a great talent to continue their music career well and better.

After eleven years of hard working and lovely trips around UK, Europe and Japan, and supporting Gary Numan, Cyndi Lauper and The Gossip, RID realized Happiness V Sadness, fourth poptastic album.. with a little help from their fans, whose ‘pledges’ paid for its production!

I am sorry that I cannot find last news about them, and hope to see Dee and Sue again, maybe in Rome?

Finally I want to say goodbye to you sharing a gritty expression written by RID:

“Not only will we make our best ever record for your listening pleasure,but part of the proceeds will go to benefit the Alzheimer’s Society (http://www.alzheimers.org.uk)

We love you Robot Patrol!”

With love to Alzheimer’s Society too.

More info: http://www.robotsindisguise.co.uk/

Ciao!

 

http://www.youtube.com/watch?v=AjoMLA06fdk