Libri – How To Be A Woman

Recensioni Libro - Stefano

di Clarity

Eccomi qui a scrivere la mia prima recensione e dato che volevo cominciare con qualcosa di forte non potevo non cominciare da quello che al Galaxy Book Awards è stato eletto “libro dell’anno”.
Stiamo parlando del libro “How to be a woman” di Caitlin Moran.
Questo libro credo che sarà molto utile sia per le ragazze che per i ragazzi. Io credo che è tutto quello di cui le donne di oggi abbiano bisogno, ossia leggerezza per quanto riguarda i travagli giornalieri. Dall’altra parte sarà interessante per il ragazzi, in quanto la Moran tratta “l’essere donna” con ironia e molto umorismo.
Lo scopo di Caitlin Moran è di far diventare il femminismo una materia divertente. Lo so, molti di voi appena leggeranno la parola femminismo penseranno “ oh no, eccone un’altra che odia gli uomini”. E invece no, Caitlin non odia gli uomini, anzi la sua visione della società è una società in cui tutti, uomini e donne dovrebbero gestire e vivere insieme.
Attraverso una spudorata biografia Caitlin Moran mette a nudo i problemi femminili, ci fa capire cosa significa essere una donna. Esprime ogni nostro dilemma, paranoia ed esperienza(in comune a tutte le donne, ad esempio i nostri pensieri): dalla disperazione di doversi fare la ceretta all’inguine al valore del porno educativo alla dura decisione di dover affrontare un aborto; tutto ciò descritto con un linguaggio diretto e vivace.
L’unica pecca e delusione, devo ammetterlo, è la traduzione del libro in italiano, come al solito dobbiamo sempre aggiungerci quelle parolaccia in più e aggiungere quel pizzico di volgarità che si sa, fa sempre audience. Il libro i italiano si intitola “Ci vogliono le palle per essere una donna” . Non fatemi commentare per favore. Con un solo titolo gli editori italiani hanno smorzato tutto il significato che c’è dietro a questo libro. Io ho letto la versione originale e quindi spero solo che non abbiano cambiato altri significati nella traduzione italiana.
A parte questa unica nota dolente si rivela essere un libro divertente ed educativo. Di mio posso solo aggiungere un “ Grazie Caitlin”.

 

http://www.youtube.com/watch?v=FQ4DzEJ8ax4

Libri: Il Museo Dell’Innocenza. Voi l’avevate letto?

Libri- IlMuseoDell'InnocenzaE’ il 1975 e Kemal è felicemente innamorato e promesso sposo di Sibel, giovane donna istruita, emancipata e moderna. Una sera passeggiando lungo le strade di Istanbul, Kemal e Sibel si fermano davanti ad una boutique, in vetrina una borsa che attrae l’attenzione di Sibel che ama quella marca perché molto in voga a Parigi. Kemal per farle una sorpresa si reca l’indomani nella boutique per comprarle la costosissima borsetta. Kemal è un rampollo dell’alta borghesia di Istanbul, giovane e facoltoso imprenditore di successo ed il costo della borsetta non rappresenta per lui un problema. L’ingresso in quella boutique però cambierà la sua vita per sempre. E’ lì che incontra Füsun, sua lontana e povera parente, conosciuta fin da piccola, ed ora sbocciata in una splendida ragazza diciottenne. E’ fin da subito attrazione e nel giro di poco tempo i due diventano appassionati amanti. E fintanto che la relazione va avanti, Kemal continua ad essere il fidanzato modello. La doppia relazione amorosa anzi, è per lui appagante e lo rende estremamente felice. In maniera egoistica, dopo un mese e mezzo, inviterà la sua amante al suo fidanzamento in grande stile, fiducioso che Füsun non lo lascerà mai e che lui potrà indisturbato continuare a portare avanti sia il matrimonio con Sibel che la relazione con Füsun per tutta la vita. Dalla felicità più totale però Kemal finirà da quel giorno in poi in una spirale di ossessione che non lo lascerà più e trascinerà con sé tutta la vita costruita fino a quel momento.

“Il Museo Dell’Innocenza” (Einaudi, 2008) non è un’ultima uscita, anche se continuano le ristampe, ma è il primo libro pubblicato dallo scrittore turco Orhan Pamuk dopo il Premio Nobel alla Letteratura ricevuto nel 2006 ed è un romanzo incredibilmente coinvolgente (ha scritto a seguire anche “Altri Colori” e “Il Signor Cevdet ed i Suoi Figli”) per cui le 575 pagine vi risucchiano nel vortice delle emozioni del protagonista. Poche volte mi è capitato di leggere un autore capace di descrivere così minutamente le emozioni provate da un uomo nella relazione con le sue donne. Non c’è cerebralità o intellettualismo, ma una puntuale e sorprendente capacità di descrizione fisica dei propri sentimenti. E non posso negare che, stanti provenienza geografica e background culturale differenti da quelli della scrivente, il romanzo apre uno squarcio di “verità” su quello che è il vissuto maschile delle relazioni amorose. Pamuk non fa certo sconti al suo protagonista, ne sventra il cuore, tirandone fuori anche i lati più abietti e più offensivi per una donna. Ed un romanzo che racconta un amore carnale e tutto quanto lo circonda, anche gli amori degli altri, diventa un ritratto sfaccettato e multiforme del rapporto uomo/donna. A chi non ha ancora letto il libro il piacere di formarsi la propria opinione sul titolo: l’innocenza ed il suo museo.

Una curiosità è il fatto che il Museo esiste per davvero, in un palazzo di Çukurcuma a Istanbul, è stato aperto nella primavera del 2012 ed è il primo museo basato su un romanzo, anche se, come dice Pamuk, romanzo e museo sono nati insieme, tanto che lo scrittore aveva già cominciato a collezionare manufatti e oggetti di vita quotidiana turca dal 1950 al 2000 prima di terminare il romanzo.

www.masumiyetmuzesi.org/W3/Default-ENG.htm?sRefresh=True

Alone together, il nuovo tour dei Giardini di Mirò

Giardini di Mirò @La ClaqueLe notizie su questo ultimo tour dei Giardini di Mirò promettevano volumi sussurrati, suggestioni intimiste e una scaletta di pezzi poco o mai suonati prima.

Molte di queste promesse sono state mantenute: l’atmosfera era molto intima e e la scaletta ricca di chicche mai ascoltate nei live precedenti.

Per quanto riguarda i volumi… diciamo che i Giardini di Mirò hanno fatto il possibile.  I pezzi sono riarrangiati con una intenzione diversa rispetto al passato, ma la personalità della band è a volume d’impatto e non hanno potuto trascendere alla loro cifra post rock. Ancora in molti brani il procedere da bolero raveliano fatto di pochi accordi suggestivi e ipnotici, cresce e trionfa con tutti gli strumenti a un volume che dire sussurrato sarebbe quantomeno discutibile.

I Giardini di Mirò hanno esplorato nuove vie, ma non sono diventati altro (evviva!).

La novità del tour Alone Together è anche la presenza sul palco di Mimes of Wine, alias Laura Lorigia: lei apre la serata da solista e accompagna poi la band con voce, tastiera e shruti box (uno strumento di origine indiana, una modificazione dell’armonium, così mi ha spiegato lei stessa).

Mimes of wine e Giardini di Mirò sono uno splendido mix, per un effetto che magari siamo già abituati a sentire con i Toys Orchestra.

L’ambinete de La Claque di Genova è in sintonia con le intenzioni di Alone Together: ascolti da seduto, attorno a piccoli tavolini tondi di marmo, mentre bevi qualcosa.

Più volte Jukka ha ricordato che i Giardini di Mirò non suonavano a Genova da troppo tempo e che erano felici di uscire dal solito “circuito milanese”.

La predisposizione posata e tranquilla della sala non impedisce al pubblico di entusiasmarsi spesso e in particolare per Clayrvoiance, eseguita live per la prima volta dall’uscita in Dividing opinions del 2007 (etichetta Homesleep).

Jukka si lamenta che la band faccia troppi errori, perché non sono ancora pratici delle novità di Alone Together, ma posso rassicurarlo che quello che ha sentito il pubblico è stato un live entusiasmante.

I Giardini di Mirò guardano se stessi da un diverso punto di vista, esplorano la voce in primo piano, anche quella di Mimes of wine.

Sul palco sono concentrati e assorti, cambiano spesso strumenti (chitarre, basso, violino, tromba, batteria minimale, tastiere e shruti box).

Eseguono anche il pezzo scritto in occasione della raccolta Materiali resisenti (2010, a cura del Consorzio Suonatori Indipendenti) scritta in ricordo dei 5 morti a Reggio Emilia nel 1960, durante un assalto della polizia a un corteo della CGIL
<http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Reggio_Emilia>

Vale sicuramente la pena di vivere con loro una serata da soli, tutti insieme.
Qui la scaletta della serata:

Swimmng season
Rome
Cold perfection
Spurious
There is the placde
Memories
Flat heart society
Clairvoyance
Embers
Little victories
Bar Nasha
Time on time
Bufera
Wayfaring stranger

Leitmotiv – A tremula terra

recensione-leitmotivA tremula terra” dei Leitmotiv è uno di quegli album che al primo ascolto ti lasciano perplesso : in equilibrio fra pop e folk, attrae con melodie orecchiabili e testi vagamente surreali, ma senza convincere del tutto.

Man mano che lo si riascolta emergono però le peculiarità nascoste e si riesce a mettere a fuoco la reale bellezza di questo lavoro: le contaminazioni musicali ma anche linguistiche che intrecciano francese e dialetto meridionale, rock e canzone popolare; l’uso di strumenti insoliti come il sitar, l’ukulele e il mandolino, che infondono retrogusti esotici ai singoli brani. La caratteristica che sorprende maggiormente sono però gli arrangiamenti, originali, complessi e molto curati.

Ogni brano è un mondo a parte, un intreccio di stili e influenze differenti: questo rende l’album un insieme vario ed equilibrato, che non tradisce cali di qualità. Il brano cardine è “Specchi”, un’oasi acustica e introspettiva che divide i brani iniziali, leggeri e giocosi, da un finale più misterioso e sfuggente.

 

http://www.youtube.com/watch?v=FvxUwRj8Azo

Disco: Johnny Marr “The Messenger”

recensione disco johnny_marr_the massengerPrimo disco solista di Jonny Marr……. seriamente?? Si in questi anni solo e solamente collaborazioni con The The, Modest Mouse, Cribs, Electronic e altri che sicuramente mi mancano. Per chi si aspetta un disco alla Smiths rimarrà deluso però consiglio di non abbandonare l’ascolto. Forse troverete in “European me” gli smiths ma il disco gira nelle coordinate di un rock -pop molto godibile e in qualche occasione ballabile. Marr sembra che abbia voluto fare un concentrato degli ultimi 10  anni di ascolti della propria terra , Franz Ferdinand, Cribs, Strokes naturalmente mettendo il proprio marchio…. o forse sono gli altri a mettere il marchio Johnny Marr?

Live: Motel Connection @ New Age Club (1.03.2013)

recensione-motelconnection@newageclub(1.03.2013)Una serata, quella del primo marzo al New Age di Roncade (TV), dove la musica electro house si è “travestita” da live trasformando un dj set in un concerto: questa è la formula vincente dei Motel Connection.
Anche stavolta la band non delude, scatenando il numeroso pubblico che balla e salta tutte le tracce che il trio propone.
Se è ovvio che il frontman del gruppo sia Samuel (voce dei Subsonica) che con la sua splendida e inconfondibile voce riesce a calarsi alla perfezione nelle sonorità electro house dei Motel, è altrettanto inconfutabile che il motore trainante e inarrestabile sia Dj Pisti, che con i suoi movimenti convulsi sembra quasi attaccato da continue scosse elettriche che gli fanno seguire i bpm con l’intero corpo; il tutto enfatizzato ancor più con i colpi di crash dati ad hoc per scandire le ritmiche sempre sostenute ma dalle sonorità morbide.
Insomma ross e giulian concordi… “Impossibile star fermi”!

Live: Nobraino @ New Age Club (22.02.13)

recensione-nobraino

Chi partecipa ad un evento dei Nobraino non assiste solo ad un concerto di musica.
Fin dalla loro uscita sul palco, la scelta degli abiti di scena, la continua ricerca di un contatto col pubblico, la voce dura a scandire i testi, incantano i presenti in una performance fortemente teatrale e non convenzionale.

La formazione della band si presenta al completo: Lorenzo Kruger (barba incolta e capelli ricresciuti dopo la celebre performance della band al concerto del Primo Maggio a Roma dove si taglió i capelli a zero durante l´esibizione) alla voce, Néstor Fabbri alla chitarra, Bartok al basso, il Vix alla batteria, David Jr. Barbatosta che alterna la tromba e la chitarra acustica.

Il concerto si snoda tra i pezzi del loro ultimo album, il quarto, e, via via, una carrellata di quasi tutta la loro discografia per un concerto durato oltre 2 ore, caratterizzate da un´energia costante e momenti inattesi e sorprendenti: Kruger scende spesso dal palco, si mescola al pubblico, microfono alla mano, cerca e trova nuove scenografie nella sala del New Age, dal banco del bar alla console del DJ, ravviva piú volte il pogo, si lascia trasportare a braccia dai ragazzi in platea.

Il clou arriva al momento de “Il Mangiabandiere”, il pubblico canta e si identifica, Nobraino e i fans si toccano: una complicitá che raggiunge l´apice, ma che é presente ogni singolo istante.
Kruger, alla fine del concerto, ringrazia per il coinvolgimento di un pubblico che, seppur non troppo numeroso, é appassionato ed energico, conosce la band, li stimola ad ogni cambio di brano, ed alla fine torna a casa soddisfatto, felice e sazio.

Una serata fantastica, grazie allo spirito dei Nobraino, e ad una location non dispersiva, che dimostra quale sia la differenza tra assistere ad un concerto e parteciparvi.

Dischi: Tre allegri ragazzi morti, NEL GIARDINO DEI FANTASMI

DISCHI TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, NEL GIARDINO DEI FANTASMILa Tempesta dischi, 2012

Era la sera della Tempesta, è la tempesta del Rivolta, un habitat tra i più consoni alla Tempesta.

E’ lì che ho sentito per la prima volta i pezzi de “il giardino dei fantasmi”. I TARM hanno suonato davanti a un pubblico pigiato e canterino, ansioso di sentire le loro ultime novità.

Si sono presentati a noi con dei bellisimi nuovi costumi, che ritornano nel libretto del cd. Toffolo è inglobato in un mucchio di pelo, un mostro libero, buono e pericoloso nella sua estraneità al mondo che lo circonda.
Considero i TARM dei puri, gente che non ha mai tradito il suo spirito, non per un’impostazione particolarmente battagliera, ma perché il loro modo di essere è più forte di qualsiasi convenzione.

I testi di Toffolo costruiscono personaggi con la creta della quotidianità, li vestono delle loro vicende a tinte forti, spogli di ogni convenienza e liberi nei loro tormenti, nei loro sentimenti.

La canzone che secondo me descrive bene lo spirito del gruppo e dei ragazzi morti che li seguono è il Canto 3, La fine del giorno. “Non potete non capire, tutto intorno lo dice…” Dice cosa? Che le regole che avete imposto e che continuate a imporre (…) non valgono più. Avete sbagliato, bisogna ricominciare tutto, da qui. Abbandonare la giostra del talento, condividere quello che facciamo e quello che otteniamo, essere solidali tra noi, amare.

“Il nuovo ordine” ripete la canzone, “nessun ragazzo sulla strada”. E’ il nuovo ordine? Non lo seguiremo, lo sapete: non ci vedrete, ma saremo sulla strada. Questo sento dietro il giro reagge della canzone.

All’uscita del nuovo album, la band ha parlato di riferimenti alla musica popolare e di un omaggio a My life in the bush of gosths (Brian Eno e David Byrne). Confesso che questi
rimando li ho intuiti solo a seguito della loro dichiarazione di intenti, il sound mi sembra infatti segua il sentiero di Primitivi del futuro (La tempesta dischi, 2010), sulla scia della collaborazione con Paolo Baldini.

Il suono più ricco è dovuto alla prima volta della band con strumenti come l’ukulele, il mandolino e il balafon. Di questo Nel Giardino dei fantasmi (La Tempesta dischi, 2012) possiamo elencare numerose collaborazioni: Giulio Frausin (Mellow Mood e The Sleeping Tree), i Mellow Mood, lo stesso Baldini e molti altri.

La creatività a 360 gradi del gruppo rende questo album vario e non ripetitivo rispetto al precendente.

Il libretto, per esempio, non contiene testi, ma ogni canzone è rappresentata dalla foto del suo fantasma. Si tratta di costumi e personaggi creati dall’artista Canedicoda. La teatralità è sempre stata un elemento fondamentale per il gruppo: durante la loro carriera li abbiamo visti mascherati in modi diversi sul palco e nei video.

Il video de “La mia vita senza te” è ballato con il linguaggio dei segni LIS (la lingua dei sordomuti): anche in questo i TARM ci danno un segnale forte che la loro vena artistica va oltre l’estetica dei suoni e delle parole, ma sa conivolgere con naturalezza aspetti dimenticati dai più, ma quotidiani per molti.

Questo album gratifica le aspettative dei fan di sempre e regala un ascolto ricco di spunti per chi sente per la prima volta il trio di Pordenone, ma quello che vi consiglio e di non perdere i loro live, dove davvero potrete vivere l’atmosfera colorata e creativa

della band dalla capitale italiana del rock’n’roll.

Live: Tre Allegri Ragazzi Morti @ New Age Club [16.02.2013]

photoEntrati al New Age Club ci siamo immersi in un mare di “Allegri Ragazzi Morti” che dotati della caratteristica maschera d’ordinanza attendevano con ansia l’esibizione dei guest della serata.

Ottimo il ritorno sui palchi della band pordenonese per presentare il loro ultimo lavoro “Nel giardino dei fantasmi”.

Uno show accattivante nel quale vengono mischiati con grande abilità brani del repertorio “classico” e repertorio promozionale dell’ultimo album.

Una menzione speciale va fatta all’esecuzione di “La mia vita senza te” che è stata accompagnata da una ragazza che ha tradotto il testo il lingua LIS (lingua dei segni italiana) ricordando il video che gli stessi TARM hanno realizzato con la regia di Andrea Guara.

Il pubblico si scatena, come al solito, nel momento in cui Davide Toffolo annuncia la falsa fine del concerto (“il mondo è ingiusto e il concerto è finito” ndr) a suon di fragorosi vaffa che vengono accolti dal frontman del gruppo con entusiasmo e ai quali risponde con la prosecuzione dello show.

In totale quasi due ore di musica dalle tante sfumature stilistiche, ad esempio il precedente lavoro dei TARM “Primitivi dal futuro” aveva delle sonorità spiccatamente dub e reggae, e dai testi ricchi di significati. Una band, quella dei Tre Allegri, che sa sempre reinventarsi e sperimentare mantenendo però ben presente qual è il loro marchio di fabbrica ben sapendo da dove vengono e dove vogliono andare. Principio importante almeno nel panorama underground italiano che si discosta qualitativamente in meglio rispetto a ciò che viene proposto dagli artisti che si ascoltano quotidianamente nelle radio nazionali.

Chiudiamo come da social network con un “mi piace” unanime da parte nostra e credo di tutti i presenti alla splendida serata “bacetti e rock ‘n’ roll” proposta dal New Age!

Ross & Giulian.

Recensione: Sigur Rós (Jesolo)

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18/02/2013 – PALA ARREX, JESOLO

La prima volta che li vidi,fu al Perfect Day festival il settembre scorso.Da quella volta decisi che sarei andato a vederli ogni volta che ne avrei avuto possibilità.

Il punto è che,i Sigur Rós,sono uno di quei rarissimi gruppi che dal momento in cui salgono sul palco è come se aprissero un cancello invisibile,che per due ore ti porta in un mondo fatto solamente di emozioni.Non importa quanto tu li abbia ascoltati o quante volte li abbia visti.Il risultato non cambia!

Un gruppo Rock è una macchina ritmica. Un corpo elettrico, con un cervello, un cuore, un’anima. La macchina produce onde sonore, mixate e trasmesse attraverso terminali nervosi al sistema di amplificazione. Ora, con i Sigur Ros tutto questo viene portato avanti alla perfezione, millimetricamente, sino al finale, più di ogni altra band che io abbia mai visto e ascoltato in concerto. Gli islandesi prendono tutti i film della loro carriera iniziata nel 1999, li rimescolano, rovesciano, sintetizzano e ricompattano sino a crearne un continuum di potenza devastante. Quasi tutti si attendevano l’esecuzione di molti pezzi del nuovo “Valtari”, invece sono stati il secondo album, “Agaetis Byrjum” e il terzo “Svigaplatan” (titolo a significare il nulla fra due parentesi) a costituire l’ossatura del concerto.

La musica di Jonsi Birgisson e compagni sfugge a qualunque definizione:è rock, perchè ci sono le chitarre distorte e le cavalcate di basso e batteria,sinfonica per la presenza delle sezioni fiati,archi e l’approccio corale ai brani,ma nello stesso tempo è anche psicadelia pura,di quella che non si sente più dagli anni 60,di quella che ti fa chiudere gli occhi,dimenticare qualsiasi problema e volare.

I Sigur Rós sono saliti sul palco verso le 21:40.Nonostante l’apporto fondamentale di ogni singolo membro del gruppo, Jónsi, con l’immancabile archetto per pizzicare la Fender, è il leader della formazione islandese anche sul palco. In termini prettamente musicali, la band ha proposto soluzioni che solo chi ha totale padronanza dei propri mezzi e controllo dell’emotività del pubblico può affrontare in scioltezza.

Un concerto di due ore dove hanno eseguito le loro hits(se cos’ si posono chiamare),da Lúppulagið a Sæglópur,da E-bow a Svefn-g-englar,passando per il momento più toccante della serata,quando la folla è letteralmente impazzita dalle note iniziali di Hoppipolla.

Tutto splendito,tutto alla massima qualità,ma secondo me,il loro vero capolavoro è la canzone con cui solitamente chiudono i loro concerti “Popplagið”,paragonabile solo ai PInk Floyd di Ummagumma. 15 minuti di puro viaggio con un testo in una lingua inesistente.

Uno delle migliori live band esistenti,senza dubbio!

Alberto Gardonio