QUEEN: A NIGHT IN BOHEMIA – Live at Hammersmith Odean 1975

Il trailer recitava <<La prima esibizione live registrata di Bohemian Rhapsody>>

ed io della generazione di Innuendo non potevo che andare e vedere le origini di un gruppo che volenti o nolenti sostenitori o detrattori ha scritto un pezzo di storia della musica.

La proiezione del concerto Live at Hammersmith Odean 1975 è preceduto da una buona mezz’ora di interviste, dove scopro che Brian May avrebbe voluto studiare Fisica e se non si fosse messo con i Queen sarebbe diventato un collega di @mathsara, che Freddy Mercury grafica, Roger Taylor odontoiatria e John Deacon ingegneria. Le interviste sono interessanti e svelano come seppur agli iniz fossero già delle star, molto sicure e determinate nel loro percorso anche se ancora alla ricerca di una propria identità considerato anche ciò che il destino gli avrebbe riservato gli anni a venire. We will rock you uscirà solo nel 1977.

Il concerto inizia tra fuochi d’artificio Brian May sempre con la solita pettinatura e il mantello da Mago Zurlì e racconta la storia dei Queen raccontata attraverso uno storico concerto Live registrato dalla BBC in diretta televisiva la notte di Natale del 1975, il suono (surround 5.1) restaurato è bellissimo e non fa pesare il fatto che siano trascorsi oltre 40 anni. Le canzoni si accompagnano a coretti della sister che mi ha accompagnato al cinema, ma non siamo le sole.

Alla fine considerato tutto il documentario del live rende l’atmosfera della serata considerata anche la tecnologia di quegli anni. Alla fine del concerto il pubblico in video urla “WE WANT MORE, WE WANT MORE…” io e la sister ci accodiamo al coro consapevoli di quello che sarebbe accaduto dopo.

 

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Queen

Corto Circuito – puntata del 12 maggio ’16

Corto Circuito ospita un cantautore raffinato con un lungo background di collaborazioni importanti (Enrico Ruggeri, Renato Zero, Viola Valentino)e partecipazioni al Festival di San Remo.

Pietro Ubaldi , Emanuela Ferrari e Pier Didoni vi aspettano per una serata di bella musica !

La puntata sará disponibile in streaming sul nostro sito da mercoledì 18 maggio 2016.

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Eurovision Festival – Rykka

Rykka

The Great Complotto Radio incontra Rykka a Stoccolma.

In Italia si conosce poco, ma la cantante svizzera di origini canadesi ha giá molto da potere raccontare essendo al terzo album in studio, ed un’evoluzione che sottolinea una curiositá propria di chi affronta il mercato discografico di oggi con la giusta marcia.

Rykka ha trent’anni, la maggior parte dei quali trascorsi in Canada, dove ha studiato voce al Vancouver Community College, ma a Stoccolma rappresenta la Svizzera all’Eurovision Festival.

Nel 2010 inizia la propria carriera col proprio nome, Christina Maria, ed un singolo coraggioso – Straight Line – in stile jazz-noir, che é un ottimo biglietto da visita per chi vuole emergere da schemi musicali preconfezionati.

Nel 2012 prima svolta: un nome d’arte (Rykka, appunto), ed un nuovo album dal titolo Kodiak, di cui il singolo Blackie in cui i suoni della chitarra elettrica e dei synth cominciano ad tracciare una nuova strada.

Nel 2016 una decisa virata verso il pop, con la quale riesce a raggiungere una fama maggiore, tanto da ottenere la possibilitá di partecipare all’Eurovision Festival con The Last Of Our Kind, brano scritto insieme a Mike James, Jeff Dawson e Warne Livesey.

Rykka é autrice dei propri pezzi, e questo ci piace. Ci piace anche la versatilitá di come affronta l’interpretazione di uno stile modellato negli anni. Oggi ha affrontato con sicurezza una performance acustica di The Last Of Our Kind. Ci domandiamo peró se la direzione di questo cambiamento non si avvicini troppo a quell’odiosa omologazione dei suoni pop sentiti all’infinito, trascurando un’autenticità che invece cogliamo nel pezzo di Christina Maria.

Un brano che preferiamo e che proponiamo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=fBsM-c0VuxU

Tre Allegri Ragazzi Morti – Venerdì 01 Aprile @ Il Deposito (Pordenone)

INUMANI – 2016

TARM Live al Deposito!

Venerdì 01 Aprile @ Il Deposito (Pordenone)

Tre allegri ragazzi morti hanno pubblicato l’11 marzo 2016 Inumani, il loro ottavo album in studio, con undici nuove tracce (prodotte da Paolo Baldini) che andranno ad arricchire la già corposa scaletta in vista dei prossimi concerti.

Sul palco con Tre allegri ragazzi morti ci sarà anche Adriano Viterbini, chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion che ha da poco dato alle stampe l’incredibile album solista Film|O|Sound. Adriano diventa così il quinto allegro ragazzo morto con Davide Toffolo, Enrico Molteni, Luca Masseroni e Andrea Maglia, avverando la profezia della storia a fumetti di Davide Toffolo in questi mesi in edicola: Cinque allegri ragazzi morti.

Venerdì 01 Aprile @ Il Deposito (Pordenone)

 

I Tre Allegri Ragazzi Morti

KETTY PAGE – L’unicità è una questione di carattere

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Eravamo partiti con parlare di tutt’altro poi ci siamo resi conto che davanti avevamo una donna eclettica e con le idee molto chiare quindi abbiamo approfittato per portare NERO in un universo di sensazioni impresse sulla pelle come tatuaggi  in stile orientale e nella femminilità più pura e colorata… che graffia lo spirito per rivendicare la propria unicità e la bellezza della diversità.

1. Cosa centrano le Anguanas con le Pin-Up? Possiamo dire che sei felicemente influenzata dall’America che fu? (domanda per rompere il ghiaccio e per farci sembrare meno seriosi…)

Le Anguane sono creature mitologiche dei boschi italiani del nord-est, rappresentano la femminilità nella sua veste più selvaggia, indomita e libera mentre le Pin Up sono l’emblema della donna procace, ammiccante e sorridente, sex symbol degli anni 50…
Dentro di me convivono entrambe queste due figure femminili che rappresentano il mio spirito più combattivo e ribelle come giocatrice di Roller Derby nella squadra delle Anguanas di Vicenza e il mio amore per il vintage, le curve e il fascino delle donne del passato.

2. Essendo fortemente appassionati di musica c’interessa anche un’altro dei tuo volti artistici…cioè quello di cantante! (ma quante cose fai?..noi a malapena riusciamo a portare avanti questa rubrica senza litigare tra di noi…)
La musica è sempre stata una parte importante della mia vita! Ho scoperto quanto fosse fantastico e così naturale per me stare sopra ad un palco e cantare in pubblico da quando ero piccola…mi sono avvicinata a diversi generi e ho fatto varie esperienze negli anni! Oggi sono la cantante del gruppo rockabilly Ketty & The Middle Tones e la frontwoman dei supErba con cui sto lavorando alla stesura dei testi per la realizzazione del nostro secondo album di rock inedito.
Dici che faccio tante cose? Sì è vero, ma la musica è nel mio dna e non mi sono mai fermata nemmeno mentre aspettavo il mio primo figlio: Leonardo nel mio pancione mi accompagnava ai concerti e mi seguiva nei primi esami del corso di musicoterapia che sto frequentando.

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3… e per quanto riguarda il BURLESQUE ? se qualcuno lo associasse al mero esibizionismo ed alla volgarità! che cosa risponderesti?  (allora…non siamo catechisti timorosi e neanche catechisti in generale ma anticipiamo eventuali critiche “perbeniste” … cercando anche di capire a chi e rivolto e chi lo pratica)….
con i Ketty & The Middle Tones ho creato il mio personaggio burlesque: una donna genuina, simpatica e autoironica….questo è il mio burlesque! Ovvio che una dose di esibizionismo fa parte del gioco ma la volgarità lasciamola a chi confonde l’arte dello spogliarello con il porno.
E c’è di più! Il burlesque puó andare al di lá dello show e diventare una sorta di liberazione e di riscoperta della propria femminilità, un percorso di autostima rivolto a tutte le donne che desiderano ritrovare il piacere e la sicurezza di dialogare con il proprio corpo.
Proprio su queste basi stiamo costruendo il nuovo progetto italiano Burlescanza: un nuovo approccio al Burlesque per scoprire il proprio potenziale seduttivo attraverso temi importanti come il benessere psicofisico e la salute sessuale in collaborazione con Rosso Limone Srl.
L’obbiettivo per questo 2016 è di organizzare corsi/percorsi di consapevolezza, femminilità e autostima legate allo studio del Burlesque e della Biodanza.

ketty 34.Tastando il polso freddo di questa società (freddo perché secondo noi morta da un ventennio di TV dozzinale e falsi miti su “un certo tipo di donna” plasmata su colpo grosso, drive-in, veline varie e corpi rifatti) come pensi ne esca la figura femminile? Perché il burlesque non deve essere confuso con questi spettacoli? (domanda di ampio respiro ed una vista su un orizzonte tetro…probabilmente!)  
Al giorno d’oggi, grazie alla comunicazione di massa che diffonde un’immagine standard di donna dal corpo perfetto e senza tante censure, è facile cadere nella banalitá e nella volgaritá! Oltre ad alimentare i pregiudizi maschili, le donne che subiscono questo bombardamento mediatico perdono fiducia in se stesse e non si sentono mai all’altezza.
Ma si tratta di modelli forvianti che tendono ad azzerare l’unicitá dell’essere e la bellezza della diversitá!
In Italia ammetto che non è facile come concetto come nel resto d’Europa ma il burlesque vuole invece promuovere un aspetto più complesso la femminilità!
Si parla di recitazione coreografata su basi musicali accuratamente selezionate con alle spalle un prezioso lavoro di ricerca e preparazione, uno spettacolo satirico che fonda le sue radici nel passato e che oggi rivive un momento di grande popolarità adattandosi al tempo moderno ma pur sempre mantenendo quello stile originale e quel sapore “burlesco” per cui il corpo della donna non rappresenta un banale oggetto sessuale ma l’espressione artistica di una performer.

5. (avremmo ancora tanto da chiedere perché siamo proprio entusiasti di scardinare idee  grazie a menti lucide come Ketty..ma il tempo stringe..perciò finiamo in maniera scanzonata …) Hai in mente un’altro tatuaggio da farti? Come sta Sissy la Muerte?
Tatuaggi? Certo! Ora che ho finito il periodo di allattamento posso dedicarmi alla decorazione del restante 50% del mio corpo….sempre fedele allo stile giapponese che adoro!…e Sissy La Muerte sta alla grande!
Stiamo lavorando alla realizzazione di un nuovo show: musica, magia e ovviamente burlesque!

Ormai ci abbiamo fatto una felice abitudine ma ogni volta, grazie al pretesto di NERO, conosciamo persone vitali con energia e luce negli occhi…è una gran gioia…ci fermiamo a pensare che forse questa nostra generazione non avrà una rivoluzione culturale chiassosa come nel ’68 (per alcuni de il bianco delle ossa anche discutibile nella forma) ma vi sono piccoli frammenti che danno speranza per un futuro con uno sguardo libero…quindi il consiglio è di seguite Ketty Page nel suo pellegrinaggio culturale….

https://m.facebook.com/rollerderbyvicenza/ ketty 2

https://m.facebook.com/kettyandthemiddletones/

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PATTY e GIORGIA – L’amore non ha regole

Quando dicevamo che NERO voleva essere un pensiero furente che combatte per rimanere acceso e vivo non stavamo esibendoci in false promesse ma semplicemente stavamo facendovi vedere la nostra natura…insomma curiosi di tutto ed aperti in un grande abbraccio con il mondo.

E quel che vogliamo farvi vedere oggi è l’amore. Punto.
(Perciò grazie a Patrizia e Giorgia che ci accompagnano in questo percorso. Soprattutto grazie perché non si nascondono e perché ci inebriano con la loro essenza) Parlando di una storia d’amore vediamo un po’ dove è cominciata.
patty e giorgia 11. Dove vi siete conosciute? Chi ha avuto l’iniziativa? .
Ci siamo conosciute in un locale gay molto conosciuto in Veneto, il trash&chic, durante una serata un po’ troppo alcolica. Eravamo entrambe in un periodo di passaggio ed uscite da poco da delle storie lunghe. Ci siamo notate subito, poi Facebook ci ha aiutate ed infatti, grazie ad un passaparola di amici in comune, ci siamo “incontrate” in rete.
Cosa ti ha colpito di lei?
PATTY…Di Giorgia mi ha preso subito l’aspetto fisico, i capelli rossi, e soprattutto lo sguardo furbetto con quei riccioli sugli occhi. Questo ad un primo impatto, poi è subentrato l’interesse vero: ho riscontrato in lei una persona con cui condividere qualcosa e molte similitudini con me nella vita di tutti i giorni.
GIORGIA….Di Patrizia, sin da subito, ho notato l’aspetto fisico,non posso di certo negarlo. Il viso in particolare: gli occhi espressivi ed i lineamenti femminili. Con il tempo poi ho conosciuto la vera lei; matura, forte ma allo stesso tempo fragile. La persona giusta che mi compensa nella vita.
2. Ci interessa sapere anche come hanno accolto la notizia le vostre famiglie..(ovviamente sul fatto che siete una coppia gay)
Le nostre famiglie l’hanno presa in modo positivo ma in tempi diversi. La mia faliglia (Patty) sapeva già di me, in quanto avevo già avuto una storia in precedenza e non l’avevo mai tenuta nascosta, mentre Giorgia l’ha confessato ai suoi genitori dopo due mesi che ci frequentavamo. Anche lei aveva avuto una storia lunga ma l’aveva sempre tenuta allo scuro, tanto che i suoi non avevano mai sospettato nulla. Quando però ci siamo incontrate tenerlo nascosto alla società era impossibile. Siamo due persone vere ed estroverse, che non hanno paura di nulla, quindi senza dubbi o eccessi abbiamo deciso di vivere anche la nostra storia normalmente. I genitori di Giorgia non sono più dei PATTY E GIORGIA 4giovincelli, come i miei d’altronde, ma l’hanno presa bene. Soprattutto il papà di Giorgia che da subito non ha avuto esitazioni ad abbracciarla e baciarla. La mamma invece ha attutito il colpo in qualche giorno ma non ha mai dato segno di esserne rimasta delusa o ferita, anzi, fortunatamente mi adora e mi tratta come una figlia. I miei genitori invece l’ hanno capito col tempo e non hanno mai espresso dissenso, anzi, trattano Giorgia come una della famiglia e le vogliono bene e ci supportano. Ci sono stati dei momenti in passato in cui mia mamma ha dimostrato di essere un po confusa su questa cosa, ma non è mai stata offensiva o invadente ed ha accettato la relazione che stava nascendo.
3. Com’è la vostra vita quotidiana e quali sono le vostre passioni? quali sono i vostri ostacoli (se ci sono!…nel quotidiano e nel realizzare le vostre passioni)?…
La nostra vita quotidiana è molto semplice: andiamo a lavorare e ci troviamo la sera a casa. Quando abbiamo il giorno libero ci organizziamo per fare qualcosa che non sia banalmente andare al centro commerciale od al cinema ma cerchiamo, per quanto possiamo, di fare sempre cose diverse e nuove, magari facendo qualche kilometro in più! Ci piace fotografare, infatti Giorgia è molto brava in questo, e quindi durante una giornata insieme facciamo miliardi di foto! Gli ostacoli che troviamo nella nostra convivenza non riguardano lo stare insieme ma riguardano per esempio cose importanti come il lavoro o più semplicemente la quotidianità, tipo chi deve andare a buttare la spazzatura! Noi ci compensiamo molto anche nella vita quotidiana e compensiamo anche le nostre paure. Se una è più ansiosa l’ altra è più tranquilla e riflessiva! In realtà la vita di una coppia di due donne non ha nulla di straordinario od anomalo rispetto a tutte le altre coppie, anzi! Probabilmente, per come la vedo io, due donne sono invece molto più complici di una coppia uomo e una donna. Sono, oltre che fidanzate, anche amiche!
4. ..ovviamente i vostri amici sono tutti gay e sono attori, modelli ed artisti…(miti da sfatare e la visione dei gay della società bigotta)
Magari i nostri amici fossero tutti attori e modelli! ( ed ovviamente qui la Patty si fa na gran risata…AHAHAHAHHA!!) In verità, non per rispettare i cliché, ma abbiamo molti amici gay. Questo non perché non facciamo amicizia con gli eterosessuali ma semplicemente perchè credo sia naturale fare amicizia con le persone con cui si hanno delle cose in comune e quindi è più facile essere amiche di persone omosessuali, che ci capiscono al 100%. Ovviamente frequentiamo anche persone non gay, ma magari non sono amici stretti. Siamo sincere, spiegare e far capire che noi stiamo insieme e siamo una coppia a volte può essere un ostacolo molto arduo nella società attuale, purtroppo!

patty e giorgia 35.Quali sono le vostre paure per il futuro?
Le nostre paura per il futuro riguardano in particolare la società italiana . Pensiamo che non sia ancora pronta per il riconoscimento delle coppie omosessuali, e che ci saranno sempre troppe distinzioni. Guardando invece altri paesi europei proviamo una gran invidia. Quando siamo state in vacanza in Spagna, oppure in Inghilterra, ci siamo sentite a nostro agio di vivere apertamente la nostra relazione. Se ci baciassimo in pubblico in una piazza italiana invece probabilmente si girerebbero tutti e molti di questi con aria schifata. Quello che ci fa veramente paura sono alcuni politici italiani e le loro parole; ci fanno tremare. Ache i commenti omofobi poi ci terrorizzano. Nonostante questo però noi non smettiamo di crederci. Abbiamo entrambe un buon lavoro e non vogliamo essere costrette ad andarcene da qui. Anzi, vogliamo che prima o poi questo paese si svegli e ci faccia ricredere.
6.Cosa pensate della famiglia tradizionale e come vedete questa “nostra” società?
Noi ci rispecchiamo nella famiglia tradizionale, noi ci amiamo ed è sempèlicemente questo che conta. Non perché lesbiche ma in quanto persone, non abbiamo in realtà un reale modello di famiglia da seguire; oggi le famiglie si spaccano o si allargano ma ciò non vuol dire che non restino famiglie. Purtroppo questa società vive nella paura: paura dell’omofobia, paura del diverso ecc…ma in realtà pensiamo abbia paura che gli si porti via quel qualcosa ( quel sentimento) che nel concreto invece viene ucciso ogni volta che un marito tradisce la moglie, va a prostitute oppure, nel suo eccesso estremo, frequenta minorenni. La famiglia non viene rovinata da chi ama veramente ma da chi finge di amare! In sostanza è un po ipocrita pensare che la famiglia tradizionale si trovi solo e comunque al family day!!!
7. Come può il mondo della cultura (zona che c’interessa come blog d’arte e musica) aiutarvi maggiormente nella vostra battaglia e per rispettarvi sempre?.
Il “mondo della cultura” può essere un forte mezzo di propaganda ma dipende da come viene usato! Il cinema, per esempio, può aiutare moltissimo nel far conoscere il mondo omosessuale, e le sue sfaccettature, però mi piacerebbe anche vedere che l’arte e la cultura popolare ne parlasse, in riferimento agli omosessuali, non come persone straordinarie o fuori dal comune, ma come persone comuni. Che fanno parate “non ridicole”, come invece alcuni pensano, per i loro diritti e per cambiare la storia di questo paese, ormai rimasto l’ ultimo della lista. L’amore omosessuale deve essere ritratto come amore normale e vero, non ridicolizzato!
patty e giorgia 2( e quindi per scavare ancora più a fondo, congedandoci da Patty e Giorgia ) Testo libero dedicato ad una ragazza ( od un ragazzo) che ha solo voglia d’amare (in sostanza cos’è per loro l’amore, lo stare assieme…e come lo si deve affrontare).
L’ amore non ha regole, tanto meno leggi. L’amore è sentirsi a proprio agio con l’altra persona al 100% , aver voglia di vederla e di passarci insieme più tempo possibile. L’ amore è quella cosa che ti fa “tirare fuori le palle” per combattere per il tuo futuro, i tuoi diritti e che ti fa sentire onnipotente! L’ amore non si cerca ma si trova. L’amore non si accontenta mai ma ha sempre bisogno di essere stupito e coltivato. L’ amore si fa in due, ci si sente parte di qualcosa e parte di qualcuno. L’amore è quel sentimento che se ti esplode dentro, non ti fa riflettere.. Pensi ad amare e basta, e se si ha la persona giusta accanto, state pur certi; non avrete mai più paura di nulla.

Tesseract + The Contortionist – 19 Febbraio 2016 @ Il Deposito (PN)

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19 Febbraio 2016: Tesseract + The Contorsionist @ Deposito (PN)

Polaris è il nome del terzo album della band britannica che è stato pubblicato il 18 Settembre del 2015.
Alla voce ritorna il cantante Daniel Tompkins, il quale aveva lasciato il gruppo dopo l’uscita del loro primo album One.

Un’occasione da non perdere visto che trattasi del primo tour da headliner della band nota per le sue esibizioni live impeccabili!

TICKETS : 18€

PREVENDITE: http://www.bookingshow.it/Tesseract-Biglietti/73212

ANNA MATTIUZZO- I Colori tra le Dita

Mi chiamo Anna Mattiuzzo e sono un’insegnante che prova anche ad essere un’illustratrice. Sono nata 32 anni fa, probabilmente già con i pastelli colorati tra le dita e la testa fra le nuvole, in una piccola cittadina di mare che si chiama Grado (in provincia di Gorizia) per poi crescere ad Aquileia. (come avrete già capito amici di NERO  questa volta abbiamo deciso di fare un tuffo nel mondo dell’illustrazione, seguendo il flusso cosmico  di una “conoscenza” ritrovata magicamente da il bianco delle ossa a Sexto’Nplugged…ma questa è un’altra storia!…intanto godetevi questo dialogo con i colori tra le dita…)

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Mi ritengo una persona colorata e dalle mille sfumature (e non solo nei capelli), ho un’anima da Peter Pan e vorrei vivere ad Oz. Amo il mondo dell’illustrazione, del fumetto, dell’animazione e le serie tv. Amo leggere, in particolare ho una predilezione per i classici (Jules Verne è uno dei miei idoli) ma adoro anche le cose contemporanee e stravedo per la Rowling. Per non farmi mancare nulla sono anche una vera patita di cinema (Wes Anderson, Luc Besson, Guillermo del Toro, Tim Burton e Christopher Nolan sono alcuni dei miei preferiti) ed in alcune cose sono proprio Nerd, da rasentare il caso clinico (tipo se ci dovessimo mettere a parlare di Harry Potter.. una delle mie manie).

Nonostante tutto questo colore ho una personalità un po’ “NERA”, perché sono un po’ introversa e tendente al depresso e al pessimismo cosmico. Amo la musica dark e le atmosfere un po’ tristi e malinconiche, perché rispecchiano il mio essere. Diciamo che vivo un po’ in una costante duplicità.

1.Guardando un po’ la pagina facebook di Anna ci viene subito da chiedere perché la vediamo spesso vestita da tank girl, esploratrice ottocentesca o dark lady. (consapevoli che non sono i costumi tipici di Aquileia…)…le insegnanti alle volte si sa che son più visionarie dei propri allievi… 

Sì capita di vedermi conciata in qualche modo strano a volte. Ne sono conscia. Ed è una cosa che mi chiedono spesso… ma perchè ti vesti così? Allora intanto preciso che non vado in giro così, non sono una cosplayer e neanche una fissata con le rievocazioni storiche… Un’altra mia grande passione è la fotografia. Mi piace come forma d’arte e ho sempre apprezzato e ammirato i fotografi capaci di cogliere attimi in uno scatto, ma anche quelli che costruiscono dei mondi nelle loro foto. Dietro un bello scatto c’è sempre molto lavoro e costruzione, rielaborazione e gusto.

10329249_10202884887036116_3110409278264114054_nPer rispondere alla domanda, beh tutto è nato come un gioco: ho la fortuna di conoscere persone molto brave con la macchina fotografica, anche con stili molto diversi tra loro. Si è iniziato a parlare e ad immaginare insieme, perchè alla fine creare un set fotografico è un po’ come inventare una storia. Si pensa ad un personaggio, a quali caratteristiche dargli, a dove inserirlo… si pensa ad una location, al trucco, ai costumi.. ho pensato potesse essere divertente partecipare alla costruzione di tutto ciò e quando mi è stato proposto di impersonare questi personaggi facendo da modella ho accettato. Senza nessuna pretesa di credermi una fotomodella (mi vien da ridere al pensiero), ma solo per dar vita a idee condivise e per divertirmi. Poi ho scoperto che la cosa mi piace: mi entusiasma pensare ad un set, alle cose necessarie per crearlo e quindi l’ho rifatto. In realtà mi diverte quindi conciarmi così, ma mi diverte ancor di più ragionare insieme al fotografo su quello che si può creare. E’ un esercizio di immaginazione molto stimolante.

(aggiungiamo che i fotografi che accompagnano Anna in questi progetti onirici sono Erik Canciani The Ory Photoart…)

2. Viene quindi naturale la curiosità più infantile nel voler sapere quale è stato il suo percorso per diventare illustratrice (abbiamo avuto la fortuna di vederla all’opera a Sarmede, durante un corso, e strappato subito dopo i nostri disegni per “lesa maestà”…sprofondando anni luce dietro alla sua scia di colori..) 

Che io mi ricordi ho sempre disegnato.. mi ricordo con colori e matite in ogni momento… è una risposta scontata, ma è così. Mia madre amava dipingere e mi ha trasmesso questa passione. Mia sorella lavora nel campo dell’artigianato (è una rilegatrice) e abbiamo collaborato spesso. Poi il mio percorso di studi è stato diverso, ma l’amore per il disegno non è mai sfumato, anche se sicuramente la svolta alla mia vita in questo senso è stata Sarmede. Quando ho frequentato la Scuola di Illustrazione di Sarmede ho capito che volevo diventare illustratrice, mi sono innamorata di questo mondo e delle sue sfumature.

Poi non è che decidi che vuoi essere qualcosa e puff magicamente lo diventi. Io non mi sento ancora un’illustratrice con la I maiuscola. Ci sto provando.. ho iniziato, anche a fatica, a conoscere le tecniche e come funziona come ambiente, ho sperimentato e mi sono documentata. E non è certo facile, a volte. Io poi tendo ad essere una perfezionista, vorrei fare le cose in un certo modo e non sempre ci riesco. Anche se magari do il meglio non sempre quello che ne esce mi soddisfa e ho la tendenza ad essere molto severa con me stessa. Questo non aiuta. Quindi mi abbatto, mi sento frustrata e mi arrabbio da morire con me stessa. Col tempo ho iniziato a capire i miei limiti, a cercare di migliorarmi senza punirmi troppo… tutti dobbiamo imparare. Perciò continuo ad andare avanti perché amo perdermi nelle mie storie11017553_10152921929223283_2794054891302414565_n e nella mia immaginazione ed anche perchè alla fine qualche risultato sto iniziando a vederlo.

Nel 2013 è uscito il mio primo albo illustrato, “Bianca vestito di neve”, che ha anche vinto il secondo premio “illustratori” a Cento (son soddisfazioni…) e ora è in uscita il secondo che ha vinto il primo premio a Schwanenstadt e che si intitola “Quattro passi al Polo Nord”… Nel cassetto ho altre storie da raccontare e illustrare. Al momento sto lavorando ad un’altra opera inedita. Vedremo!

3. Quindi ci proviamo anche noi a fare i nerd dell’illustrazione  ( o comunque darci un tono) e ci schiariamo la voce per chiedere che tecnica le piace usare e qual’è il colore preferito che usa nei suoi lavori (ci speravamo proprio ci dicesse il nero ma dobbiamo ancora affinare la nostra tecnica di auto-sponsorizzazione della rubrica… e poi  Anna non è mica una tipetta a cui la si fa così sottogamba…p.s: scusaci per “la tipetta”)

Allora diciamo che le mie tecniche preferite sono tempere, acrilici e matite colorate. Ma anche in questo mi ritengo un po’ schizofrenica: mi piace provare cose nuove ed imparare nuove tecniche, oppure mischiarle, vado a periodi, ecco. Anche se alla fine tendo sempre a tornare da tempere e acrilici.

Non c’è una cosa particolare che al momento vorrei imparare, quindi, perchè vorrei provare tutto. Se proprio devo rispondere però, direi che in questo preciso periodo vorrei potenziarmi nell’uso delle tempere. Ho scoperto che è una tecnica che mi piace tantissimo e che ha mille possibilità. Tuttavia mi ritengo ancora inesperta a volte, quindi vorrei arricchirmi in questo senso. Vorrei anche migliorare nel disegno a matita. Una cosa nuova in cui vorrei cimentarmi invece è la pittura digitale: in questo campo sono mooooolto ignorante e mi piacerebbe imparare ad illustrare anche con questo mezzo fantastico. Vedo cose meravigliose create in digitale ed è una cosa che mi stuzzica davvero!533268_10150679056208283_1571705075_n

Direi che lo stesso vale per i colori. Intanto dovrei precisare che per me non esiste UN colore, ma direi una palette di colori (cioè un insieme di toni). Non inizio mai un progetto pensando ad un colore unico, ma ad un gruppo di colori. Questi variano da progetto a progetto, a seconda di quello che voglio trasmettere. Se dovessi pensare al gruppo di colori che uso più spesso… beh non è facile. Uso molto le sfumature del blu, i grigi, le terre d’ombra, l’ocra, ma anche i rossi. Ma dipende dai periodi, ripeto.

4. Ci interessa molto anche capire come sviluppa una storia…cioè se partecipa anche alla sceneggiatura oltre che all’illustrazione e se vi è un genere di storie che le piace raccontare più di altre (leggasi anche soggetti che vorrà sviluppare in futuro…oppure storie che tiene nel cassetto..)

(…anticipiamo che la redazione de il bianco delle ossa s’inchina davanti ad Anna  per averci donato una sincerità splendente…)

Amo scrivere, quindi se posso parto sempre da miei racconti. Non sempre però: ad esempio per il libro che uscirà a febbraio (Quattro passi al Polo Nord) ho lavorato sulla storia di un’altra persona. Per quanto mi riguarda parto quasi sempre da idee, immagini o situazioni che mi balzano in mente. Me le annoto e da lì inizio a lavorarci sopra e ad elaborare un racconto. Quindi traduco la storia in immagini, con uno storyboard e poi passo a creare le illustrazioni definitive che però non è detto che siano la replica del testo. Nelle illustrazioni si racconta anche altro, si aggiungono altri dettagli che magari nel testo non ci sono. Non mi occupo dell’impaginazione perché le mie competenze grafiche al momento non me lo consentono.. però mi piacerebbe occuparmi anche di quello.

Non credo esista un genere di storie che mi piace raccontare. Amo le storie. Punto. Io sogno, sogno sempre ad occhi aperti… e quello che mi piace raccontare è il risultato dei miei sogni. Al momento sto lavorando ad una mia storia che è nel cassetto da tanto tempo, a cui sono molto affezionata e alla quale mi sto dedicando da molto. Spero che veda la luce prima o poi.

Per il futuro i progetti e i sogni sono tanti. Vorrei illustrare una storia su mia madre, che ho perso circa due anni fa. La storia l’ho già scritta, come dettatami in sogno da lei stessa.. quindi è una di quelle cose che vorrei portare avanti.

E poi mi piacerebbe anche illustrare qualcosa per adulti. Non so cosa di preciso, ma magari qualcosa di macabro che rispecchi un po’ il mio animo dark.

5.   …E prima di lasciarla andare approfittiamo per romperle le scatole con qualche consiglio sulle SERIE TELEVISIVE ( ci stiamo intrippando via anche noi ma essendo così tante soffriamo di perdita di controllo…)

Non mi ritengo un’esperta. Anche perchè tendo ad essere un po’ selettiva, scegliendo le cose che sono vicine ai miei gusti. Non sono una nerd che guarda tutto per poi farne delle recensioni, primo perché non ho tempo, secondo perché guardo ciò che mi ispira. Quindi potrei dare dei consigli, certo, ma non chiamatemi esperta. C’è gente messa molto peggio di me. Al momento, se dovessi consigliare qualcosa, direi “Sense8” dei Wachowsky (per chi ama lo sci-fi), “The man in the high castle”, serie ispirata al libro “La svastica sul sole” di Philip K. Dick, che immagina un futuro alternativo, dove la II guerra mondiale viene vinta dalla Germania ed infine, come ciliegina sulla torta “Ash VS Evil Dead”, di cui ho visto il finale di stagione proprio ieri, un vero capolavoro firmato Sam Raimi! Per chi ama l’horror umoristico, le motoseghe e il sangue!

…se volete seguire i voli artistici di questa pazza con i capelli colorati date un occhio su FB:  Anna Mattiuzzo Illustratrice oppure se siete impavidi Anna Esmè Squalor.

…nero è un tratto necessario

SUICIDIUM- Il gioco per non morire di noia…

…oppure per morire mangiando orsetti gommosi.scorpacciata
Detta cosi capiamo che possa risultare macabro o confusionario ma in sostanza quel che vi vogliamo presentare è un gioco di carte intelligente e visionario che può essere definito un’opera d’arte.
Questo perché nella realizzazione delle carte che lo compongono abbiamo un parterre di disegnatori coi controfiocchi (badate che abbiamo usato controfiocchi perché siamo ancora in clima natalizio…altrimenti sarebbe stato con i controxxxxx): Marco Tonus ( il disegnatore ufficiale) assieme a molti ospiti come Tuono Pettinato, Davide La Rosa, Miguel Angel Martin, Felina … MA… anche perché la sua realizzazione è stata sorretta da un crowfunding fruttuoso (che dimostra, secondo noi, voglia di fantasia, evasione e di riderci sopra a sta vita immonda!anche tramite un gioco.) e dalla passione e volontà dell’associazione ludico-culturale KINDERKAMMER, che si è spinta in una produzione indipendente d’altissima qualità, sia per il prodotto, sia  per la professionalità nel darlo alla luce.
(senza rompervi l’anima con il copia/incolla del processo, delle regole del gioco, della sua genesi..ecc..vi invitiamo a dare un occhio al sito http://suicidiumgame.blogspot.it/….così da capire anche cosa intendiamo per “professionalità nel darlo alla luce”).
Per quel che riguarda NERO invece abbiamo voluto rompere le scatole e scomodare  Valentino Sergi  con le nostre domande (tutt’oggi non sappiamo che ruolo abbia nella vicenda ma pare molto informato a riguardo…ci potremmo spingere a considerarlo un capoccia del progetto!), al fine solito di avere uno spettro visivo delle pulsioni emotive che hanno spinto questa marmaglia (usiamo sto termine perché son palesemente simpatici) a realizzare SUICIDIUM, prima di fissare il colore delle nostre idee a riguardo.
(ci rivolgiamo anche a te che pensi che un gioco di carte, i fumetti, i giochi di ruolo, ecc..siano una scemenza: “palesemente simpatici” non esclude che abbiano anche consapevolezza del territorio socio-culturale dove mettono i piedi…solo che lo fanno con stile!)

anteprima_tuono1. Ma alla vostra età ancora pensate ai giochi?

Certo, sai che noia la vita altrimenti! Abbiamo necessità estrema di viaggiare con la mente, divertirci e alleggerirci…. anche perché per le droghe siamo davvero ormai troppo grandi!

2. Come mai in questi tempi così tecnologici confidate ancora nell’esigenza espressiva dell’editoria ed in un gioco di carte destinato ad un pubblico adulto?

Ci sono cose che non verranno mai superate con l’avvento di nuove tecnologie. Un libro, un gioco, una chiacchierata di persona. Sembriamo dei nostalgici, ma siamo fermamente convinti che a volte le cose semplici mantengano la loro importanza e la loro forza nonostante lo scorrere dei tempi. E il gioco, il gioco di carte in questo caso, ne è una prova. Non passerà mai di moda e non esclude la convivenza con altri passatempi più moderni. Ma questa non è solo la nostra personale opinione: ogni anno a Lucca Comics & Games, tra le prime fiere al mondo per volumi di pubblico, vengono staccati più di 200.000 biglietti. Parliamo anche di persone adulte che apprezzano e ricercano forme d’intrattenimento alternative a quelle offerte dal mercato videoludico. Ed è una domanda in crescita. In una serata con gli amici, la maggior parte dei videogame da console mette alla prova i riflessi e l’abilità digitale, più che strategica. Il gioco in scatola (o di ruolo) offre in generale soluzioni cooperative più varie e complesse, tendenzialmente meno alienanti. Al di là delle opinioni, il fatto che il crowdfunding di Suicidium si sia chiuso con successo è la dimostrazione che un pubblico c’è. E non siamo un caso isolato: di recente molti altri giochi da tavolo (e di carte) sono stati realizzati grazie al sostegno di utenti sensibili a queste forme di intrattenimento intelligente.

3. Vorremmo capire cosa vuol dire essere indipendenti.

In gergo editoriale, oggi significa semplicemente non essere l’ennesima etichetta diversificativa di qualche colosso. Fino a vent’anni fa, il termine indicava quel sottobosco di produzioni underground irriverenti che hanno caratterizzato il periodo d’oro del fumetto di fine ‘900. Parliamo di produzioni stampate col ciclostile e vendute in banchetti abusivi a qualche fiera o nei centri sociali più all’avanguardia. Talvolta alcune di queste arrivavano per caso alla grande distribuzione, ma ci pensavano le autorità a ritirarle di corsa dal mercato (riferimento non tanto ironico a Psychopathia Sexualis di Miguel Angel Martin, uno dei casi più controversi di censura avvenuti nel nostro paese). Con Suicidium abbiamo voluto recuperare quello spirito irriverente – non a caso Miguel è uno degli autori delle carte –, sfruttando le possibilità offerte dai moderni sistemi di crowdfunding, senza avere alle spalle un editore o un distributore e mantenendo la più totale libertà creativa. C’è andata bene, per fortuna! Quindi, essere indipendenti significa per noi rischiare se stessi, la propria idea, dare fiducia al pubblico, sfidare i meccanismi collaudati e granitici, essere liberi di fare le proprie scelte. Perciò chi veramente conta, nell’equazione, è soprattutto chi permette l’indipendenza: nel nostro caso tutte le persone che hanno sostenuto il progetto.

4. Visto tutto l’impegno messo in piedi (intendiamo crowfunding, contattare artisti, promozione serrata ecc…) possiamo affermare che siete convinti che l’innocenza ed il divertimento (sano!) possano culturalmente “salvare ‘sta italietta”?

Non siamo così ingenui, ma già poterci sperare ci rende un po’ più speranzosi. L’innocenza, il divertimento sano, ma anche il libero pensiero, l’immaginazione, la consapevolezza, la buona volontà… possono salvare le persone; ma “l’italietta” non vuole essere salvata. Chissà se una risata (o un mazzo di carte) la seppellirà!

 

ATTENZIONE!-[ per i temi trattati si consiglia l’utilizzo del gioco solo ad un pubblico adulto]…mentre il bianco delle ossa cercherà un’estasi mistica oppure un buono pizza per un anno….ma mai e poi mai si lascerà intenerire da un gattino puccioso oppure dalla ragazza caruccia dei free hugs!

sac

ALBERTO PANEGOS – Vittime e Carnefici

panegos Il 7 dicembre si è conclusa allo SPAZIO TEXT la mostra WE SHALL OVERCOME di ALBERTO PANEGOS (curata da Giulia Marin).
(sfumatura iniziale: diventa quasi simbolico iniziare la nostra rubrica NERO con un ragazzo, illustratore e musicista, che fa del colore e della contestazione dell’attuale la sua riflessione artistica.)
Fin dal vernissage ( avvenuto il 7 novembre) si è capito che sarebbe stato impossibile rimanere indifferenti all’arte, fatta di colori accesi, di ALBERTO PANEGOS. Con una saturazione di tinte, dentro allo SPAZIO TEXT, contrapposta al buio esterno della città silente. La riflessione sulla contemporaneità e sul degrado del pensiero moderno si è quindi quasi materializzata agli occhi degli spettatori coinvolti in quel turbine immaginifico, aiutato anche dalla Ghost.City Collective.
Com’è nostra abitudine prima di “fissare il colore” abbiamo deciso di farci guidare, tra l’arte e le idee, direttamente dall’artista, al quale abbiamo rivolto qualche domanda:

1. Lasci sulle persone e sull’ambiente che dipingi dei segni e dei simboli forti e provocatori…corpi nudi e degrado…Ci puoi chiarire meglio questa tua necessità e questa esigenza? (questo perché deduciamo che non sia solo provocazione ma una porta di dialogo sincero a carte scoperte tra te e chi riceve la tua arte.)
Quello che rappresento, ed il modo in cui lo faccio, vuole creare una suggestione; ha quindi una funzione evocativa, più che descrittiva.
La svastica, per esempio, è utilizzata con lo spirito nichilista con cui è stata adottata dal punk ai suoi albori; ma inserita in un contesto pop e “pennarelloso”,viene svuotata da ogni significato ideologico e diventa innocua e massificata (com’è successo al punk, d’altronde).
Una mercificazione simile avviene per i corpi che vengono dati in pasto agli occhi di chi guarda nella loro intimità, operazione ispirata al mondo dell’industria pubblicitaria e della televisione. Nel mio caso però sono corpi deformati e piagati, colti nelle loro ossessioni (spesso erotiche) e nelle loro personali e collettive sconfitte, incapaci di rivalsa o redenzione.
Sono contemporaneamente vittime e carnefici, una coesistenza di ruoli che penso tutti noi viviamo. Siamo entrambi a seconda di come dobbiamo, o vogliamo, consegnarci agli altri.

2. (siamo un po’ fissati su che caspita di bel posto viviamo, ma corrotto e stuprato da meccanismi che sinceramente facciamo fatica a capire.. quindi.) Secondo te è difficile parlare e/o fare arte in questo laborioso NORD-EST ?..e..(siccome abbiamo visto che hai fatto molte mostre all’estero) Come viene accolta la tua arte ed il tuo messaggio fuori dall’Italia? Vi è più ricettività e curiosità? (leggasi apertura mentale..)

Il Nord-est per come lo vedo io è un luogo più mentale che fisico, il cui slogan potrebbe essere “il Lavoro rende liberi”.
La crisi ci ha mostrato degli scorci di vacuità e malessere che a mio parere sono sempre esistiti, solo che per decenni erano ben nascosti dal benessere economico.
Per me è facile lavorare qui, esistono paradossi e situazioni che mi ispirano moltissimo. Oltre a ciò il vuoto che ci circonda mi mette voglia di produrre personalmente ciò che mi piacerebbe vedere, lì dove non esiste. Che poi è anche il motivo per il quale è nato il collettivo Ghost.City.
Per quanto riguarda l’estero credo che la vera differenza sia che c’è un maggiore investimento sulla cultura, proprio a livello di spazi, e quindi le possibilità di mostrare il proprio lavoro aumentano. Oltre a questo sicuramente c’è meno timore nell’approcciarsi a qualcosa di differente, e forse un maggiore gusto per la sperimentazione. Però devo dire che anche qui da noi ,sono molto contento di come vengono accolti i miei lavori.

3. (domanda su nostra sincera curiosità personale che cerchiamo di recepire da ogni artista) L’arte ha bisogno di più tecnica o più coraggio filosofico? (questo perché è evidente che in questi “tempi moderni” produrre forse è più facile che dire…e trasmettere)

Guarda, parli con uno che ha zero preparazione tecnica! Ti risponderei che per me è sempre stato fondamentale il coraggio filosofico, però credo anche che bilanciare i due aspetti sia necessario. Un eccesso di tecnica diventa manierismo, di concetto diventa paraculismo.
Se poi volessimo parlare dell’arte contemporanea in generale il discorso sarebbe lunghipanegos zssimo, ed io non ho le competenze necessarie per affrontarlo. Parlando dell’ambiente nel quale mi muovo io, che più o meno è quello dell’illustrazione e del fumetto sperimentale, credo che un ottimo esempio siano gli Scarabocchi di Maicol&Mirco. C’è tecnica, (volutamente primordiale) messa a servizio di un progetto filosofico di forte impatto.
Credo che alla fine il discorso sia questo: se hai qualcosa da trasmettere lo farai, altrimenti no. Forse quello di cui ha veramente bisogno l’arte oggi, è meno gente che non ha assolutamente nulla da dire ma solo tanta voglia di parlarsi addosso.

4. Quindi ( per concludere anche se il dialogo procede interessante e guerriero) diventa doveroso conoscere Il tuo rapporto con la musica e con l’entità sonora conosciuta come Ghost.City. Collective, a cui ti riferivi prima.
Suono da quando ho 13 anni, e da allora la musica è sempre stata presente in ogni fase della mia vita.
C’è stato un periodo in cui mi divertivo a scrivere su ogni disegno il titolo di una canzone con relativo autore, come se fosse la colonna sonora per quel lavoro.
Attualmente canto in un progetto black metal/noise che si chiama Diva Serpent, con il quale abbiamo appena da poco fatto uscire una cassetta tramite Ghost.City.
Il collettivo è nato da un’idea di Marco Zanella, per gli amici “Tarzo”, ed esistiamo da un anno circa. Collettivo perché l’intento è quello di unire differenti artisti ognuno con la propria proposta sia essa musica, fotografia, video arte, illustrazione o pittura, senza alcun vincolo se non quello dell’autoproduzione e dell’autogestione.
Come ti dicevo prima questa esigenza espressiva risponde al luogo dove viviamo, il Nord-est: se non c’è niente, inizia a farlo tu. Se non hai contatti, autoproduci!. Se non hai soldi, fallo in casa.
Ora più che mai trovo abbia senso un ritorno alle realtà capillari; le metropoli sono sature ed annoiate, nei piccoli centri invece c’è molto ancora da fare e da dire. E se ti interessa creartela, anche la possibilità di farlo.

panegos kPer continuare a seguire le avventure “pennarellose” di ALBERTO PANEGOS vi invitiamo a seguire la sua pagina FaceBook e ringraziamo lo SPAZIO TEXT per averlo ospitato (oltre che la curatrice Giulia Marin per gli ottimi spunti interpretativi). 

….per quanto riguarda il bianco delle ossa crediamo che, durante questa intervista, sia maturata una nuova curiosità (a proposito della Ghost.City. Collective)…quindi magari li coloreremo di NERO…..alla prossima!