Dischi: Tre allegri ragazzi morti, NEL GIARDINO DEI FANTASMI

DISCHI TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, NEL GIARDINO DEI FANTASMILa Tempesta dischi, 2012

Era la sera della Tempesta, è la tempesta del Rivolta, un habitat tra i più consoni alla Tempesta.

E’ lì che ho sentito per la prima volta i pezzi de “il giardino dei fantasmi”. I TARM hanno suonato davanti a un pubblico pigiato e canterino, ansioso di sentire le loro ultime novità.

Si sono presentati a noi con dei bellisimi nuovi costumi, che ritornano nel libretto del cd. Toffolo è inglobato in un mucchio di pelo, un mostro libero, buono e pericoloso nella sua estraneità al mondo che lo circonda.
Considero i TARM dei puri, gente che non ha mai tradito il suo spirito, non per un’impostazione particolarmente battagliera, ma perché il loro modo di essere è più forte di qualsiasi convenzione.

I testi di Toffolo costruiscono personaggi con la creta della quotidianità, li vestono delle loro vicende a tinte forti, spogli di ogni convenienza e liberi nei loro tormenti, nei loro sentimenti.

La canzone che secondo me descrive bene lo spirito del gruppo e dei ragazzi morti che li seguono è il Canto 3, La fine del giorno. “Non potete non capire, tutto intorno lo dice…” Dice cosa? Che le regole che avete imposto e che continuate a imporre (…) non valgono più. Avete sbagliato, bisogna ricominciare tutto, da qui. Abbandonare la giostra del talento, condividere quello che facciamo e quello che otteniamo, essere solidali tra noi, amare.

“Il nuovo ordine” ripete la canzone, “nessun ragazzo sulla strada”. E’ il nuovo ordine? Non lo seguiremo, lo sapete: non ci vedrete, ma saremo sulla strada. Questo sento dietro il giro reagge della canzone.

All’uscita del nuovo album, la band ha parlato di riferimenti alla musica popolare e di un omaggio a My life in the bush of gosths (Brian Eno e David Byrne). Confesso che questi
rimando li ho intuiti solo a seguito della loro dichiarazione di intenti, il sound mi sembra infatti segua il sentiero di Primitivi del futuro (La tempesta dischi, 2010), sulla scia della collaborazione con Paolo Baldini.

Il suono più ricco è dovuto alla prima volta della band con strumenti come l’ukulele, il mandolino e il balafon. Di questo Nel Giardino dei fantasmi (La Tempesta dischi, 2012) possiamo elencare numerose collaborazioni: Giulio Frausin (Mellow Mood e The Sleeping Tree), i Mellow Mood, lo stesso Baldini e molti altri.

La creatività a 360 gradi del gruppo rende questo album vario e non ripetitivo rispetto al precendente.

Il libretto, per esempio, non contiene testi, ma ogni canzone è rappresentata dalla foto del suo fantasma. Si tratta di costumi e personaggi creati dall’artista Canedicoda. La teatralità è sempre stata un elemento fondamentale per il gruppo: durante la loro carriera li abbiamo visti mascherati in modi diversi sul palco e nei video.

Il video de “La mia vita senza te” è ballato con il linguaggio dei segni LIS (la lingua dei sordomuti): anche in questo i TARM ci danno un segnale forte che la loro vena artistica va oltre l’estetica dei suoni e delle parole, ma sa conivolgere con naturalezza aspetti dimenticati dai più, ma quotidiani per molti.

Questo album gratifica le aspettative dei fan di sempre e regala un ascolto ricco di spunti per chi sente per la prima volta il trio di Pordenone, ma quello che vi consiglio e di non perdere i loro live, dove davvero potrete vivere l’atmosfera colorata e creativa

della band dalla capitale italiana del rock’n’roll.

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