Fedele alla Linea – Giovanni Lindo Ferretti (un film di Germano Maccioni)

Grazie al servizio di prestito offerto dalla Mediateca di Pordenone sono riuscita a recuperare un documentario che, se passato al cinema, mi era sfuggito “Fedele alla linea – Giovanni lindo Ferretti” anche perché dopo la crisi religiosa e le uscite su Berlusconi mi ero un po’ allontanata dal mondo di Giovanni Lindo, mondo che alla fine degli anni ’90 mi aveva tanto affascinata.

Ricordo ancora con grande nostalgia il concerto che tenne con i CSI al Rototom nei primi anni 2000 quando il Rototom aveva sede a Pordenone. Serata conclusa insieme ad Angela, Luca Loris, Michele… all’insegna di acqua tanta acqua, eravamo disidratati, michhetti e nutella, insomma una serata vissuta pericolosamente 😉

Lasciando da parte la nostalgia il documentario di Germano Maccioni, ripropone un Giovanni Lindo Ferretti ritornato alle origini, nell’appennino tosco emiliano, dopo un percorso articolato della sua vita che lo ha portato ad affrontare più volte la malattia, ed ogni volta rinascere.

Il documentario di Maccioni è interessante perché ripropone anche estratti di altri documentari realizzati prima sui CCCP e CSI, in particolare un estratto riproposto del documentario “Tempi moderni” di Luca Gasparri Giovanni Lindo diceva “[…] avrei dovuto scegliere di comprarmi una casa a schiera o un appartamento, fare un mutuo decidere che la vita era finita e allora sono andato un po’ in giro per l’Europa e mi sono ritrovato a Berlino […]”. Il suo percorso artistico ha inizio da una crisi personale, da operatore psichiatrico decide di lasciare tutto e partire.

Ripercorre la sua vita attraverso la malattia, le crisi, il rapporto con la madrea, gli incontri… vedere la foto di un Ferretti vicino al mago Zurlì non ha prezzo 😉 la colonna sonora che accompagna è quella dei CCCP prima e poi CSI. Le immagini più intime dei suoi luoghi più cari, dei suoi diversi ritorni all’origine si alternano ai momenti di grande fama, ai concerti dei CCCP e poi dei CSI. Giovanni Lindo afferma che l’equilibrio tra queste due dimensioni , quella pubblica dei concerti affollati e quella privata della sua casa immersa nelle montagne, gli è stato dato proprio dai cavalli, se non ci fossero stati i cavalli “mi sarei bruciato in un mese”. I cavalli sono il punto di equilibrio, e più in generale afferma che senza i cavalli non è possibile concepire la storia dell’uomo.

Infatti il suo ultimo progetto di Teatro equestre si basa su una compagnia di cavalli “La corte transumante di Nasetta” che “alleva, doma e addestra razzette di cavalli residuo d’altri tempi”.

Ho trovato bellissimo il momento in cui Giovanni Lindo si dedica al taglio del crine dei cavalli… trasformando il crine in un taglio da vero “pankettone” 😉

Il suo avvicinamento alla religione viene affrontato ma in modo molto lieve. La quotidianità del fare e gli impegni che portano la cura di un animale come il cavallo hanno la prevalenza nel racconto. Mi ha dato fastidio il “superficiale” giudizio che Giovanni Lindo dà sui suoi compaesani che costretti a lasciare il paese si riversano nelle città. È facile dire “sono passati dall’essere poveri e liberi all’essere poveri e schiavi” quando ci si può permettere di ristrutturare una casa in pietra e godere delle royalty dei proprio dischi… insomma piedi per terra Giovanni Lindo, tu Massimo Zamboni lo hai conosciuto in un club di Berlino non tra i monti.

io sto bene io sto male io non so come stare” -CCCP Fedeli alla linea-

Foto di @eltubaro

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