ARTE – I Perfetti Estranei di Mattia Campo Dall’Orto in mostra a Gorizia

PERFETTI ESTRANEI Inaugura sabato 25 gennaio, alle ore 18 presso La Corte dell’Arte / Spazio Alba Gurtner

in via G. Carducci 30, Gorizia la mostra personale  di Mattia Campo Dall’Orto “Perfetti estranei”. La presentazione sarà a cura dell’amico artista Kristian Sturi.

La mostra ripesca dai bauli di famiglia antiche foto e attraverso una particolare tecnica pittorica riflette sul individuale una memoria condivisa. Le immagini ritraggono volti di uomini, donne e bambini della vecchia Europa, tra cui lontani parenti mai conosciuti dell’artista, ed è tale estraneità che accomuna queste figure a tante altre di un’umanità passata e dimenticata. Le fonti usate sono vecchie foto di fine ‘800, primi ‘900 provenienti da Italia, Austria e Croazia: ciò che è stato buttato, perso, svenduto o lasciato nelle soffitte per decenni rivive nel segno della pittura. Tuttavia il peso della contemporaneità si insinua in questa rielaborazione, che non può essere pura nè innocente: queste icone laiche, realizzate a tecnica mista (spray, olio e acrilico, con pigmenti metallizzati), mescolano illusione e disillusione dietro a “pixel” che fanno scomparire volti o particolari delle figure ritratte. Durante la creazione delle tele, l’artista ha documentato i vari passaggi di creazione realistica del ritratto e della successiva cancellazione di alcune sue parti scattando numerose polaroid, istantanee e non duplicabili, con le quali ha in programma di realizzare un libro d’artista, un album “antologico” che raffigura un’estesa famiglia di sconosciuti. Anche il logotipo “perfetti estranei” è una calligrafia scritta a mano che si ispira proprio ai lettering di un secolo fa, così come il flyer della mostra riprende le grafiche dell’epoca.: nostalgia di una manualità ormai trascurata o forse retaggio dell’attenzione ai particolari propria della Belle Époque.

Le tele ritraggono a grandezza naturale uomini, donne e bambini “nobilitati” oppure “onorati” dall’essere ritratti ad un secolo di distanza, ma purtroppo dispersi nell’oblio del tempo come forse è destino che prima o poi succeda a tutti. Esposte ci saranno sia le foto originali (fotoportrait, a volte anonimi, altre volte arricchiti da toccanti dediche sul retro). Un secolo fa, infatti i ritratti erano l’unica testimonianza della propria esistenza, dell’essere al mondo e della possibilità di essere ricordati da parenti lontani, magari prima di emigrare o partire per il fronte di guerra. Oggi quelle stesse foto ormai dimenticate o sconosciute ai discendenti popolano i cesti dei mercatini del modernariato: il dinamismo dei ricordi può quindi inaridire la parentela o, per ipotesi, estenderla all’infinito.

Riflette quindi l’artista “E se nell’era delle memorie virtuali, digitali, affidate a supporti immateriali qualcosa dovesse andare storto ed ogni immagine del nostro passato si dissolveresse. Quale sarebbe la nostra identità? Saremmo tutti pixel informi, figure sgranate?”

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