Live Television 05.08.2014 – Sexto ‘Nplugged – Vibraction Night – Sesto Al Reghena (PN)

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Non c’è discussione… nel 1977 i Television con Marquee Moon hanno assemblato una creatura nuova. Come dei Dr. Frankenstein sonori nell’underground newyorchese, hanno costruito un disco unico e rivoluzionario anche mettendo insieme e rielaborando pezzi di materiali variegati come le atmosfere dei Velvet Underground, la tradizione folk, il jazz, certi approcci chitarristici della psichedelia dei tardi ’60, le influenze letterarie dei poeti maledetti dell’800 e altro. Guardando oltre le solite trite definizioni ed etichette tipo “leggende del punk e della new wave”, i Television hanno dato la loro voce alla nevrosi e all’alienazione urbana che si poteva respirare a New York negli anni ’70 con un album sconnesso e insieme delicato che ha ispirato tante menti di musicisti dal post-punk e oltre.

Quindi, I Television che rifanno Marquee Moon dal vivo dopo ben 38 anni a Sesto Al Reghena il 5 Agosto diventa per me e molti altri un appuntamento da ben tenere sotto il radar.
Sesto Al Reghena, con Sexto ‘Nplugged, da diversi anni ospita bands magnifiche, da Anthony & The Johnsons ai Goldfrapp passando per i The Charlatans. Il posto è molto suggestivo e trovavo piuttosto divertente immaginare i suoni della New York del CBGB’s ri-localizzati nel contesto di un’abbazia del secolo VIII.
Già un’ora prima la gente è tanta e continua ad arrivarne di più e le sedie davanti al palco si riempiono in fretta. Una frotta variegata è accorsa per sentire dal vivo Marquee Moon. Scorgo, tra gli altri, ragazzetti giovani, musicisti ed appassionati di varie generazioni, intellettuali la cui spocchia aleggiava nell’aria come un poltergeist, gente che era lì perché era d’obbligo essere lì, alcuni tizi visibilmente convinti dai cliches della stampa locale che quello fosse un concerto di un gruppo punk storico di quelli che sputano in testa alla gente ed altra umanità ancora.

Dopo un po’ d’attesa arrivano i Television accolti dall’entusiasmo palpabilissimo del pubblico eterogeneo.
Sul palco ci sono Tom Verlaine, Fred Smith, Billy Ficca e Jimmy Rip, chitarrista che ha collaborato con varie icone come Jerry Lee Lewis e Mick Jagger, che sostituisce Richard Lloyd, uscito dal gruppo dopo la registrazione dell’album Adventure del 1978. Dopo qualche ricamo sonoro di prova, Marque Moon può avere inizio e scocca nell’aria “See No Evil”, il primo brano dell’LP.

L’ordine della tracklist viene un po’ modificato e si susseguono gli altri brani: lo stop and go caleidoscopico di “Prove It”, l’ossessiva ed inarrestabile “Friction”, le dissonanze di “Elevation”, le melodie lunari di “Venus” e “Torn Curtain” e l’emotiva ed alienante “Guiding Light”.
L’esecuzione è ben fedele con qualche tocco nuovo. La mano di Tom Verlaine crea degli effetti che ricordano dei violini e a volte dei synth. Le chitarre e la sezione ritmica svolazzano tra le varie atmosfere del disco.

Il set non poteva non terminare con “Marquee Moon”, la title-track, accolta da diversi urletti d’emozione ed un brusio diffuso.

Quello che molti pensavano essere un concerto limitato alla riproposta dell’album, continua invece con i bis: un pezzo dall’album Television del 1992, il loro primo singolo del 1975 “Little Johnny Jewel” e “Glory”, il brano d’apertura di Adventure. Poi, riposti gli strumenti, ciao e fuori dal palco.

Dopo il concerto mi sono reso conto di trovarmi nel mezzo di un raduno di critici musicali pontificanti. Chi diceva che il concerto era stato piuttosto freddo, chi analizzava, chi sosteneva avessero sbagliato i pezzi e un tornado di giudizi e giudizi e giudizi e critiche e critiche e critiche.

A me personalmente il live è piaciuto molto e gli riconosco dei momenti che mi hanno lasciato a bocca aperta ed altri un po’ più, diciamo, lenti. Credo comunque che la riproposta di un album così importante dopo quasi quaranta anni può non essere facile e che l’aspettativa generale fosse molto molto alta. Penso che il concerto vada semplicemente goduto e fruito per quello che è: un grande gruppo che suona dal vivo un grande disco.

 

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