LUME

LUME AlbumI Lume nascono nel 2012, nelle foreste del profondo nord-est italiano (cit. dalla pagina facebook della band) ed è così che risulta la loro ispirazione: selvatica. I suoni mutano repentini, la voce di Anna sorprende con acuti e urla, lanciata sui giri punk della band.
Posso anticiparvi lo spirito del disco, ricordando che i LUME nel 2012 parteciparono all’All Tomorrows Party Festival, il festival di “musica parallela” dell’East Sussex, dove confluiscono le band che portano avanti l’avanguardia punk e post rock.
La band è dentro questo flusso parallelo e la sua vena creativa rilancia ogni linguaggio conosciuto.
LUME (Blinde Proteus, 2014) esordisce con un’alba carezzevole (Sunrise) e predittivamente breve, che ci accompagna dentro le foreste d’oriente dei LUME.
Lucky number porta l’impronta inconfondibile dei One Dimensional, sfruttando la voce di Anna per sostenere i salire di batteria nel tentativo di risollevare la chitarra profonda, per poi avvolgere tutto in un vortice di nuovo discendente.
Bad daughter prova a creare un andamento rassicurante in maniera volutamente sghemba, mentre Charge ci riporta ai giri scuri di basso, messi in evidenza dalla batteria insistente. In Elastica la batteria rimbalza all’indietro, disturbante rispetto all’eco fluida e scorrevole della voce, con risultati di sorprendente perfezione.
Joke si allunga su scherzi di corde e dolcezze vocali, creando un quadro di algida bellezza.
Domino introduce un piano fin’ora poco sentito: ossessivo e pesante, dove la voce si introduce seducente. Con Aero Bleach sembra quasi che la band si sia voluta prendere 3 minuti di libero e glorioso sfogo, per tornare a espolrare angoli noise con Breake Free. Bye bye baby ironizza sulla solennità, per partire improvviso in una folle marcia punk. The twee twee dance rielabora un riff del classic rock, disturbandolo con tocchi grunge.
I LUME sono Anna Carrazzai (voce qui e per i Love in elevator), Franz Valente (batteria del Teatro degli Orrori, e prima ancora One Dimensional Man, batteria e voce qui) e Andrea Abbrescia (batteria, synth, voce). L’omonimo album di esordio, di cui vi ho parlato, è stato mixato da Marco Fasolo (voce e chitarra dei Jennifer Jentle).

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