Primo disco solista per la voce del Teatro degli Orrori, dopo gli anni di succesi e hit, Capovilla, si cimenta con un disco solista alla ricerca di un suono intimo e profondo.
Il risultato è un disco un po scentrato e confuso, difficile da recensire per chi lo segue da sempre. La tessitura delle canzoni è complessa, a volte molto bella ma spesso Capovilla sembra portare le sue canzoni su su binari a lui poco congeniali.
Così facendo canzoni come “Dove Vai” o “Budapest” non raggiungono i risultati sperati, altri pezzi, come “Quando” o “82 ore”, cadono subito nella noia e le si salta dopo nemmeno un minuto di ascolto. Si salva, a tratti il pezzo che da il titolo all’album, Obtorto Collo.
Sembra che Capovilla sia alla ricerca di qualcosa che nemmeno sa, cercando di imitare in modo confuso qualcosa che non gli appartiene. Ne risulta un disco autoreferenziale sullo stile artista maledetto che non si avvicina nemmeno un attimo al risultato sperato.
Per chi ha scritto Io cerco te e a Sangue Freddo, davvero molto poco.