Serie tv – Game of Thrones/Il Trono di Spade, terza stagione

Game_of_Thrones_title_card«Winter is coming»
Motto della casata Stark

 

Il Fantasy è come l’acne: sparisce con l’età. Se sei sfortunato, però, può diventare un problema serio e ti ritrovi a quarant’anni vestito da Elfo Bianco a tirare dadi a quarantacinque facce come fossero armi micidiali.

Questo pensavo fino a poco tempo fa e non fatico ad ammettere che mi sbagliavo: per quanto marginale, questo genere che, a pensarci bene, prima ancora che ne Il Signore degli Anelli, affonda le proprie radici letterarie nel Macbeth del buon Guglielmo, è un ottimo “scatolone” che può contenere narrazioni tutt’altro che banali.

Grazie anche al lavoro di chi ha “depurato” il genere da forzate interpretazioni ed appropriazioni politicheggianti (vedi in questo senso l’impegno di Wu Ming 4 nei confronti della saga di Tolkien) che per anni in Italia hanno come soffocato sotto un pesantissimo drappo questa vivace realtà internazionale, ora siamo più propensi ad accogliere questo genere che nelle sue infinite variazioni di stili, ambientazioni e mezzi, ben si presta a ritrarre a colori epico-magici gli aspetti più ambigui e contraddittori della nostra realtà.

Ne è un buon esempio il successo della serie tv Il Trono di Spade di cui sta per essere trasmessa anche da noi la terza stagione (dal 10 maggio).
Questa trasposizione televisiva dell’opera dello scrittore americano G.R.R. Martin, dall’innegabile qualità produttiva, è arrivata in Italia un paio di anni fa con le consuete ambiguità di traduzione (il titolo originale della serie sarebbe Game of Thrones, ma già nelle traduzioni dei titoli dei libri originali si fa una certa fatica a raccapezzarsi, grazie alla bizzarra politica commerciale attuata dall’editore italiano) e la consueta impossibilità di godere di un prodotto davvero valido ed innovativo sulle reti non a pagamento, imponendosi tuttavia all’attenzione di pubblico e critica.

In un mondo che sembra essere costruito sulla diffidenza e la paura dell’«altro», in cui un’enorme barriera di pietra e ghiaccio serve a proteggere il regno dal timore degli Estranei, ed ogni casata, ogni famiglia, ogni singola coppia di amanti si chiude in se stessa, nella propria supposta identità, con brutale caparbietà, per sfuggire i pericoli del confronto con la diversità e con l’esterno, spicca luminosa una piccola schiera di personaggi, “portatori sani” di una diversità che è al tempo stesso un enorme ostacolo ed una piccola opportunità:

Jon Snow, figlio illegittimo di Lord Eddard Stark, cresciuto tra i fratelli legittimi ed educato dal padre come un nobile signore, non ne può tuttavia ereditare il cognome ed è costretto a combattere principalmente con la propria condizione di “bastardo”;
Arya Stark, figlia minore di Lord Stark, destinata in quanto donna all’ago ed al filo, preferisce piuttosto le armi e si ribella con caparbietà al proprio destino;
Tyrion Lannister, appartenente ad una ricchissima casata, è un nano vizioso e lascivo (ennò… eddài… essù… non è quello a cui state pensando…), costretto a sopperire con l’ingegno acutissimo e una straordinaria forza di volontà alla propria diversità fisica;
Bran Stark, a solo sette anni sopravvive miracolosamente ad un gravissimo incidente del quale porterà per sempre i segni con dignità e coraggio, ma che gli dona anche uno strano e sconosciuto potere.

Ce ne sarebbero sicuramente altri di personaggi ambigui ed interessanti di cui parlare, che contendono la scena, tra suspance e colpi di teatro inaspettati, ai più classici tutti-bravi, tutti-buoni, tutti-belli, se non spaventosamente malvagi, dell’epica fantasy. Ce n’è per tutti i gusti, insomma.
Bene, ora siete pronti anche voi a farvi travolgere vostro malgrado dalla serie (sù, coraggio, con un po’ di fantasia un modo si trova sempre) perché ricordatevi: che lo vogliate o no, l’inverno sta arrivando.

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