Slayer – Live 15 Giugno Padova

SlayerDopo quasi due anni di assenza dai palchi italiani, dall’ultimo 7 luglio 2011 al big4 a Rho (MI), i thrasher di Los Angeles presentano la nuova formazione al pubblico italiano.
Orfani del mentore del gruppo Jeff Hanneman, chitarrista e fondatore della storica band, defunto il 3 maggio scorso per un’insufficenza epatica, dopo che per 2 anni a causa di una fascite necrotizzante, era stato costretto a interrompere l’attività live, sostituito dal funambolico Gary Holt degli Exodus.
Poche settimane fa, un’altra notizia triste per tutti i fan più ossessionati della band (tipo me), lo storico batterista Dave Lombardo, lascia in via definitiva gli Slayer per disaccordi con la band, un addio non molto amichevole a quanto pare.
Tutto ciò ne ha risentito molto sull’umore della band, che ha riassoldato Paul Bostaph, già batterista dal 1992 al 2001, e anche sull’assenza dei fan, accorsi non di certo in massa per un gruppo che ogni volta che torna in italia, riempie teatri, palazzetti e arene.

Il pre-concerto è un classico, chioschi pieni, birra a fiumi, rock ‘n’ roll che intrattiene i metalhead giunti da tutto il nord italia, con eccezione degli onnipresenti sardi che giungono accompagnati dalla loro bandiera.
Non ci sono band di spalla e alle 21:18 si ode l’intro di “World Painted Blood”, e il 90% della gente, spiazzata, comincia a correre verso la platea per assistere all’inizio del concerto.
La band da subito appare poco amalgamata, la batteria da sempre l’idea di dover rincorrere gli altri strumenti per stare al passo e i colpi non sono sempre precisi come siamo abituati a sentire.
La scaletta è stata modificata, prediligendo alcune canzoni dell’era Bostaph, la reazione del pubblico non è sempre molto viva, e questo influisce sulla prestazione della band, senza mai omettere però dei classici senza tempo, che fanno tremare il terreno del teatro padovano.
Ciò che influisce più di tutto, è il sound del teatro Geox, una cosa a dir poco vergognosa, le chitarre non mixate si sentivano a destra per chi suonava a destra e idem per chi stava a sinistra, la voce era pressochè incomprensibile, le basse frequenze disturbavano i cuori più deboli, insomma un totale fallimento.
Nonostante tutto, il tatuatissimo chitarrista Kerry King sembra in forma più del solito invece, gli assoli son precisi, fa urlare la chitarra come non mai, e al pomeriggio ha pure concesso una signing session presso un noto negozio di strumenti del Trevigiano.
I pezzi si susseguono senza molti siparietti, fino al momento in cui per gli ultimi due pezzi, viene rimosso il telone con il logo del gruppo, e ne viene esibito uno in memoria di Hanneman, e la sua chitarra viene messa sul palco a far compagnia ai suoi vecchi compari.
Il concerto finisce senza molte parole, un timido “Mille Grazie” del barbuto frontman Tom Araya e la band saluta e si congeda senza troppi complimenti.
Purtroppo il  fardello del nome Slayer sta cominciando a pesare molto; sperando in tempi migliori, ai nostri, diamo un 6,5 politico.

VOTO: 6,5

Scaletta:

  1. Encore: