Bud Spencer Blues Explosion @ Naonian Concert Hall 19.12.2014

bsbe liveI Bud Spencer Blues Explosion sono stati premiati dal MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) per il migliore spettacolo live dell’anno e venerdì 19 dicembre hanno dimostrato che questo riconoscimento se lo sono davvero meritato.

La Naonian Concert Hall di Pordenone non è al completo, ma il pubblico accorso è gente dal palato fino: i BSBE sono un duo formidabile e chi è arrivato stasera per sentirli lo sa bene. Chi li ha già visti dal vivo gongola e si gode lo spettacolo, i neofiti, invece, rimangono a bocca aperta sin alle prime note, con lo sguardo estatico da visione mistica. Come dargli torto? Dal vivo il duo romano dà il meglio di sé e stupiscono con una tecnica ed una potenza che, ascoltando i dischi, sono solo intuibili.

Adriano Viterbini è un funambolo della 6 corde: nelle sue mani la chitarra può essere mitragliatrice e ukulele, piombo e velluto, schiaffo e carezza. Attraverso i brani dell’ultimo album BSB3, come “Duel”, “Hey Man”, “Mama”, “Miracoli” e tracce meno recenti come “Hamburger”, “Rottami”, “Blues di Merda” i Bud sperimentano con il rock, il blues, il grunge, il punk e perfino con l’elettronica, quando fanno ballare tutti con la sorprendente cover di “Hey Boy Hey Girl” dei Chemical Brothers.

Imperdibili.

Foto di Benedetta Folena e Paolo Tonus

bsbe live

bsbe live

Bud Spencer Blues Explosion – Bsb3

Bud spencer Blues Explosion - Bsb3Il duo romano, composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, sembra proprio essere cresciuto a pane e rock’n’roll e, arrivati ormai al terzo album, danno sfoggio di tutto quello che questa formidabile dieta ha prodotto. Bsb3 è esattamente ciò che ci si aspetta da un gruppo come il loro: un disco denso di suoni, riff intelligenti, tanta tecnica ma anche la passione e il divertimento di chi padroneggia il proprio strumento e sa come tirarne fuori il meglio.

La chitarra di Viterbini è camaleontica e riesce ad essere sognante come quella dei Doors, psichedelica come quella di Jimi Hendrix, ossessiva e allucinogena come quella di Jack White: non le serve altro se non una batteria all’altezza.

Nel disco tutte queste influenze emergono chiaramente ma sono bilanciate da una visione e da uno stile molto personale, dove originalità e tradizione convivono in armonia. Bsb3 scorre veloce e inteso, l’energia e qualità sono costanti e nessuno dei 10 brani (più una ghost track) risulta superfluo o poco riuscito. Anche gli assoli, presenti praticamente in ogni traccia, sono sempre ispirati ed equilibrati, il che dimostra un gusto ed un senso della misura che spesso è difficile trovare in artisti così dotati tecnicamente.

L’attitudine è sicuramente internazionale, ma la lingua rimane quella di casa: sentire un gruppo di questo livello cantare in italiano è bello e rende i Bud Spencer Blues Explosion davvero unici. Ascoltando la loro musica, si comprende il senso del loro nome: sono come un cazzotto in faccia, un’esplosione di blues, rock, grunge e punk.

Da non perdere!     

https://www.youtube.com/watch?v=OIwlldEWT8o

Tito Esposito – Estro ci vorrà

 

tito_esposito_estro_ci_vorrà
Tito Esposito e l’album di esordio “Estro ci vorrà”

Prendete un assortimento misto di cantautori italiani, ad esempio Edoardo Bennato, Ivano Fossati, Pino Daniele, Meg, aggiungete un po’ di reggae e un pizzico di blues, agitate bene e voilà: ecco a voi Tito Esposito. Campano ma cresciuto a Perugia, con all’attivo un disco registrato in America, riunisce nella propria musica influenze vicine e lontane, ma le basi sono solidamente radicate nella canzone all’italiana ed è in questa dimensione che, a mio parere, raggiunge i risultati migliori. “Toccami destino” e “La ballata del barbone” sono i due brani più interessanti, tracce acustiche semplici ma efficaci, senza gli orpelli stilistici che, in altri casi, confondono e suonano un po’ forzati.

Il resto dell’album si divide in brani dai ritmi sincopati, come “Brakin’ down”, “I prati di Artemide” (molto suggestiva la versione unplugged) e l’omonima “Estro ci vorrà” e tracce dai suoni meno esotici, come la ballata acustica “Luna Blues”, dolce come una ninna nanna, o “Busso Bollente”, un mix energico di soul e funk. Nell’insieme il disco funziona e offre una interessante prospettiva su diversi generi musicali, dai quali Tito Esposito attinge ritmi e colori per riadattarli al proprio stile ed al proprio modo di comporre.

Alcune scelte negli arrangiamenti suonano “vecchie” e poco originali, ma non guastano quello che rimane comunque un notevole disco di esordio.

Bombino “Nomad tour” @ Centro Candiani, Mestre (VE) – 06.06.2014

Bombino_Candiani

Attesissimo concerto di uno degli artisti più caldi del momento, non a caso i biglietti erano già esauriti da una settimana.

Bizzarra la scelta della location, il Candiani offre un auditorium con spalti laterali e conseguente vista laterale del concerto e band che suona non davanti al pubblico, bensì di fronte alla parete della sala. In aggiunta a questo, il divieto di alzarsi dai posti per scendere fronte palco a vedere il concerto e ballare.

Fatte queste doverose premesse, alle 21.15 circa inizia il concerto. La prima parte è in versione acustica, con Goumour Almoctar aka Bombino alla chitarra acustica e voce, Avi Salloway allo djembe, Youba Dia al basso (personalizzato con la forma della Mauritania, suo paese d’origine) e Corey Wilhelm al calabash.

Dopo 4 canzoni di riscaldamento i 4 abbandonano le sedie e si alzano in piedi per continuare la loro cavalcata sonora intrisa di blues e desert-rock.

Canzone dopo canzone, la poltroncina sulla quale si è seduti inizia a stare un po’ stretta, c’è voglia di alzarsi e dimenarsi al ritmo che rimbomba per tutta la sala scuotendo mente e corpo.

Il batterista Corey Wilhelm va dritto per la sua strada, suono concreto, animale e travolgente, Youba Dia accarezza il suo basso come in uno stato d’estasi, Avi Salloway, ora passato alla chitarra, è il più chiacchierone e intrattiene saltuariamente brevi scambi con il pubblico. Bombino è un personaggio umile e con una personalità forte, non si scompone per tutto il concerto, sorride e ringrazia in francese il pubblico tra un pezzo e l’altro, sembra quasi intimidito dagli scroscianti applausi meritatissimi.

Il concerto è terminato verso le 22.30 dopo il bis richiesto all’unisono da tutti i presenti che non paghi hanno continuato ad applaudire e incitare il gruppo a uscire per la terza volta, ma purtroppo il tris non è stato concesso e forse non sarebbe in ogni caso bastato.

L’ora abbondante di concerto è stata un’esperienza magica, assolutamente da ripetere, magari questa volta guardando i musicisti frontalmente, in piedi e con la possibilità di lasciare andare il proprio corpo a oscillazioni mistiche.

Il Nomad tour continua in Italia fino a metà agosto, un consiglio spassionato: viverlo!