Streaming e Vinili: mai così tanta musica dal 1998

Apple Music, Spotify e la rinascita del movimento del vinile: questo è il segreto per la più grande crescita del mercato musicale dal 1998

Il dato è relativo al solo Regno Unito ma è assolutamente significativo. 135 milioni di dischi considerando la vendita di tutti i supporti: cd, vinili, digital download e streaming. Il risultato è un +10% rispetto all’anno precedente, un risultato che porta il mercato ai fasti della fine degli anni 90, tempi in cui in cima alle classifiche trovavamo Massive Attack e Verve.

Di questi 135 milioni di dischi più della metà sono stati acquistati per essere ascoltati in streaming. L’equivalente di 68 milioni di dischi.  Molti anche i vinili venduti, più di 4 milioni di pezzi, il numero più alto dal 1991

Sono in caduta libera i CD che registrano un decremento del 12% e il download digitale che decresce del 23%. Nota curiosa l’aumento del 43% della vendita di cassette, quasi tutte legate alla colonna sonora di “Guardiani della Galassia 2”.

La cifra enorme legata a streaming e vinili descrive il mercato musicale in modo molto lineare: il supporto musicale ha un valore solo se ha senso di essere posseduto. Altrimenti chi ascolta musica preferisce, in molti casi, la soluzione liquida all’acquisto di mp3 e CD.

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Recensione Arch Enemy – War Eternal

ArchEnemyWarEternalIl recente cambio di cantante avvenuto in casa Arch Enemy sembrava fosse il crollo definitivo della band secondo i gufi, ma ad un primo ascolto già si intuisce che la fenice sta rinascendo. Nonostante l’abbandono in due anni di due membri importanti come Christopher Amott e Angela Gossow – anche se quest’ultima è semplicemente slittata al ruolo di manager – la band dimostra che con “War Eternal” sembra aver riacquistato una grande stabilità, tanto da far uscire forse il miglior disco da parecchio tempo a questa parte, probabilmente uno dei migliori mai sfornati.

La Nuova Alissa White Gluz è un gioiello sotto tutti i punti di vista: è stata eletta la donna più bella del metal, ha una voce molto potente e intensa, ha un buon canto “pulito” anche se questo modo naturale di cantare, non trova spazio nella sua nuova band. Sicuramente un altro livello rispetto all’amata Angela Gossow.

La nuova cantante dai capelli blu è la perfetta interprete di brani che sembrano essere costruiti proprio attorno a lei, sia nelle parti violente che in quelle melodiche nello stile degli anni ’80, come piace tanto fare ai “nostri”. Ovviamente la mano di Michael Ammott è onnipresente, e si riconosce nel suo tipico stile negli assoli e negli accompagnamenti solistici durante le parti melodiche.

Passando direttamente alle canzoni  non più all’album in generale, tra le canzoni che di certo non fanno prigionieri, troviamo “Never Forgive, Never Forget”, con riff che sembrano lame che si conficcano nel collo, ma neanche la title track si risparmia nei giri, anche se la parte del ritornello è infinitamente melodica.
Le canzoni son ben ordinate tra loro, dimostrando un’apertura mentale ritrovata, soprattutto dal punto di vista dell’ispirazione, ad esempio con le canzoni “No More Regrets”, l’ottantiana “You Will Know My Name”, la strumentale “Graveyard Of Dreams” e la thrashona “Stolen Life”,

Sembra ormai una regola fissa per ogni album di qualsiasi artista, e credo che non succeda dai tempi di “Master Of Puppets” dei Metallica, ma come previsto, durante la fine dell’album, un piccolo calo di tensione arriva, quel calo che ti distrae in altre cose e ti fa un attimo dimenticare che stai ascoltando un cd, ma comunque non mancano bei momenti di luminosità artistica.
Sicuramente uno dei top album del 2014, soprattutto per la rinascita di una band che veniva da una profonda crisi all’interno del gruppo, sia per i soggetti, per la composizione e per la resa live.
Tutto sommato, un grande lavoro!

Voto: 8,5

 

 

Recensioni – Bombay Bicycle Club, “So Long, See You Tomorrow”

BBCTornati.

Dal 2009 al 2011 un disco all’anno, ora tre anni per concepire il nuovo “So Long, See You Tomorrow”.
Poco male, l’importante è come sempre il risultato finale.

Sto parlando dei Bombay Bicycle Club, gruppo indie rock londinese attivo dal 2005, che proprio ieri è uscito con il suo nuovo lavoro.

 

Smaniavo dalla voglia di piazzarmi sulla poltrona e ascoltarmelo in santa pace, esattamente dalla fine del 2013, uscita di “Carry Me”, singolo anteprima che annunciava la lieta novella. E ieri finalmente ci sono riuscito.

I periodi di transizione per i musicisti, si sa, variano molto a seconda delle correnti artistiche, dell’entusiasmo, del seguito, ma i BBC hanno sempre avuto uno stuolo di seguaci niente male, quindi ero sicuro fosse solo una questione di tempo ed ero sicuro che il nuovo lavoro non avrebbe deluso le fortissime aspettative che nutrivo.

Il gruppo sicuramente non è affatto male, anzi, personalmente è uno dei miei preferiti, e il loro mix di suoni folk, indie, danzerecci, elettronici è un toccasana per le orecchie, con la voce di Jack Steadman che scalda il cuore.
Le prima quattro tracce del disco hanno una storia propria, sono meravigliosamente complete, con “Overdone” che apre le danze in maniera solenne e potente, seguita dagli elementi dub e dai contrattempi di “Carry Me”.

Arriva poi il turno di “Luna”, altro singolo che anticipava il lavoro, in cui la voce suadente di Steadman si intreccia con le campionature, con i cori e un’altra voce femminile, in un mix etereo perfetto, un brano sognante e delicato.
“Feel” invece è a parer mio il miglior pezzo dell’album, un brano a dir poco particolare, in cui si fondono flauti arabeggianti, trombe messicane, un synth ripetitivo e un testo da pelle d’oca. Squisita. Perfetta.

Si chiude il tutto con “So Long, See You Tomorrow” che da il nome al disco, un “ci vediamo domani”, un saluto ironico vero e proprio, per terminare l’album e far capire che non passeranno altri tre anni prima di un altro meraviglioso lavoro.
Bravi ragazzi.

Bombay Bicycle Club, “So Long, See You Tomorrow”, 2014, Island Records

BBC tomoeeow