Novità – The Libertines, Anthems for Doomed Youth

Anthems for Doomed Youth

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Album uscito venerdì 11 settembre 2015, composto da 12 brani (+ 4 brani nella versione Deluxe).

Disponibile in 3 formati: digitale, cd e vinile. A breve sarà messo nel mercato anche un cofanetto che conterrà il cd e il vinile dell’edizione Deluxe, un filmato esclusivo e alcune stampe artistiche autografate.

Etichetta: Virgin EMI. Produttore: Jake Goslin

Voto: SETTE. L’album è ok in generale, ma alcuni brani spaccano.

 

E’ uscito il terzo album dei The Libertines, dal titolo Anthems for Doomed Youth, ossia Inni per Giovani Spacciati. Perché doomed vuol dire condannato, ma anche destinato all’insuccesso, spacciato appunto, sfigato, perdente, looser con la L sulla fronte insomma!

Un po’ di dati: ci sono 12 canzoni per un totale di 45 minuti circa di garage indie rock, talvolta tormentato, talvolta spensierato e addirittura sdolcinato, come nella traccia ononima o in Iceman, per dirne un paio. Hanno messo nel mercato anche una versione Deluxe, che contiene 4 extra bonus tracks. Una curiosità: l’album è stato registrato (dopo 11 anni dal precedente) in Thailandia, dove si trovava Pete Doherty in fase di disintossicazione. Pare che l’assenza delle droghe pesanti abbia addolcito il duo Doherty-Barat: come dicevo prima, l’ascolto dell’album ci rimanda ad atmosfere molto soft, lo consiglierei anche come sottofondo in ufficio, se non avete a che fare con colleghi o clienti spiccatamente pop! Gunga Din, posizionata come seconda traccia, alterna ritmi reggae a ritornelli più trionfali e brit-pop. Fame and Fortune è un vero e proprio inno, una marcetta molto orecchiabile e piacevole all’ascolto. Spicca per diversità la canzone Fury of Chonburi (traccia 9), con ritmo più sostenuto e un basso quasi punk. La traccia numero 8, Heart of the Matter, mi ha incuriosita per il testo: il periodo “spazzatura” di Doherty dev’essere davvero finito, almeno per ora, e credo che questa canzone ne sia la dichiarazione ufficiale… Riporto di seguito alcune frasi, così potete farvi un’idea di quello che intendo.

With all the battering it’s taken / I’m surprised it’s still ticking / Yeah with all the battering it’s taken / I’m surprised it’s still ticking / Let’s get straight to the heart of the matter / So glum, it’s all on a platter / So what’s the matter, what’s the matter today?

Alla 11, Glasgow Coma Scale Blues, si trova un’atmosfera quasi da Beach Boys o forse Beatles (quelli “poppeggianti”), per poi concludere l’album con la melanconica Dead For Love, triste, lenta… Uno strascico della depressione che ha colpito Barat?

In generale The Libertines sono ritornati nella scena musicale fedeli a se stessi, ma fin dal primo ascolto è possibile notare una piccola evoluzione che li rende più maturi e meno scontati. Tuttavia non credo che in futuro ci saranno grandi sorprese dal punto di vista musicale, anche se questo nuovo album ha fatto un passo in più rispetto ai due precedenti. Magari mi sbaglio, ma li considero ancora troppo “clonati” e poco riconoscibili rispetto al genere che suonano.

 

Tracklist:

  1. Barbarians
  2. Gunga Din
  3. Fame and Fortune
  4. Anthem for Doomed Youth
  5. You’re My Waterloo
  6. Belly of the Beast
  7. Iceman
  8. Heart of the Matter
  9. Fury of Chomburi
  10. The Milkman’s Horse
  11. Glasgow Coma Scale Blues
  12. Dead for Love
  13. Love on the Dole (Deluxe ed.)
  14. Bucket Shop (Deluxe ed.)
  15. Lust of the Libertines (Deluxe ed.)
  16. 7 Deadly Sins (Deluxe ed.)