Live – Lacuna Coil + Motionless in White + Devilment @New Age Club (21.11.2014)

motionless in whiteDevo iniziare questa recensione con una dovuta precisazione: sono andata a questo concerto principalmente per i Motionless In White, poiché i Lacuna Coil avevo già avuto modo di ascoltarli in occasione del concerto dei System of a down a Milano e i Devilment non sapevo manco chi fossero finchè non ho messo piede al New Age.

Ora, immaginatevi la mia faccia nel momento in cui inizia il concerto dei Devilment ed esce allo scoperto Dani Filth (si, quello dei Cradle of Filth)… Dopo questa prima dose di stupore, ne arriva un’altra nel momento in cui iniziano a suonare e sento che i brani mi aggradano parecchio. Nella mezz’ora che segue presentano il loro debut album “The Great and Secret Show” uscito lo scorso Halloween, riscuotendo un generale consenso da parte del pubblico (particolarmente eterogeneo visti i tre gruppi in scaletta).

Faccio in tempo ad infiltrarmi il più vicino possibile al palco, con tanto di orecchio sinistro a 10 centimetri dall’impianto, che inizia lo show dei Motionless in White.

Ottima la scelta della scaletta, ben amalgamata tra promozione dell’ultimo studio album “Reincarnate” e brani più conosciuti come “Abigail” e “Devil’s Night” (hanno però saltato a piè pari “Immaculate Misconception” e ci sono rimasta un po’ male).

Le sonorità di “Reincarnate” ricordano prepotentemente Marilyn Manson, in particolare per quello che riguarda la voce, ma comunque reinterpretate secondo lo stile della band di Scranton.

Chris “Motionless”, leader e cantante della band, durante tutto il live elargisce complimenti al pubblico che si trova davanti e regala una performance ottima insieme ai suoi colleghi.

Suoni molto equilibrati, energia da vendere, e i 45 minuti di set passano in fretta, troppo in fretta.

Infine, arrivano sul palco gli headliner, i nostrani Lacuna Coil, anche se ormai è più facile vederli all’estero che in Italia.

A livello tecnico è difficile contestargli qualcosa perché sono veramente bravi e carismatici, il loro pubblico li ha accolti con calore e devozione e lo show è andato veramente bene.

Però, a me proprio non piacciono.

Live – Arch Enemy @New Age Club (30.05.2014)

arch enemy new age LIVEArrivati al New Age abbiamo avuto un pessimo presentimento: la serata buttava male; poca gente, poco movimento, poco di tutto. In tutto questo il gruppo di apertura, gli IRA, iniziano a suonare e il commento di Giulian dopo qualche pezzo è stato: “L’ira scatta a me se non la smettono” (credo non gli siano piaciuti particolarmente, ma a dire il vero non hanno entusiasmato neanche me…)

Il pessimo presentimento iniziale è stato presto spazzato via, il locale si è riempito a dovere nei minuti precedenti l’inizio del concerto degli Arch Enemy.

Partiamo dal presupposto che gli Arch Enemy live non avevamo mai avuto il piacere di vederli.

Il cambio di line-up non ha rovinato l’armonia preesistente e per due ore abbiamo goduto di uno show ben congeniato grazie anche all’ausilio di un wall dietro la band sul quale venivano proiettati immagini e video.

Il War Eternal tour, come suggerisce il titolo, fatto per promuovere l’uscita dell’omonimo nuovo disco, non ha comunque penalizzato la scaletta della serata nella quale hanno regnato  i grandi classici degli Arch Enemy.

A questo punto però scatta la nota dolente: si sente che gli Arch Enemy non sono il gruppo di Alissa, non riesce ad esprimersi appieno. Come cantante dei The Agonist era molto versatile: riusciva a spaziare dal growl allo scream alla voce pulita emergendo sempre, mentre purtroppo in questo caso diverse volte viene sommersa dal resto della band.

Certo il confronto con Angela Gossow non è cosa facile, però bisogna dare ad Alissa il merito di essersi messa in gioco e comunque di aver dato prova di sapere quello che fa e di farlo bene (a prescindere da qualsivoglia confronto, la ragazza ha le palle e lo dimostra).

Momento divertente:  ho notato che in diversi prima dell’inizio del concerto, vedendo i miei capelli blu come quelli di Alissa, mi scrutavano con aria perplessa .. Mi dispiace ragazzi, fossi figa come lei non mi sarei aggirata indifesa per il locale!

arch enemy live

The Bastard Sons of Dioniso – Live @ Home Rock Bar (TV) 4.04.2014

bastardPARTE PRIMA ATTO PRIMO “FLASHBACK”
Era il 2010 quando Giulian e l’amico Joe si stavano annoiando da imbucati a una festa di compleanno di uno sconosciuto e pensarono “ci sono i Bastard Sons of Dioniso al Giordani (Pordenone), andiamo a beccarli!”.  Li avevamo seguiti a X Factor e ci erano piaciuti parecchio sia a livello musicale sia nel modo che avevano di affrontare lo show.
Arrivati a concerto ormai finito andammo da loro dicendo “Lo confessiamo, non vi abbiamo ascoltato perché siamo arrivati ora ma se vi va vi portiamo a far festa” e i ragazzi risposero “Ok, però giusto un’oretta perché domani abbiamo un concerto a Bergamo”

PARTE PRIMA ATTO SECONDO – “ORE 5”
E fu così che alle 5 del mattino dopo mille chiacchiere su musica e dintorni accompagnati da vino a fiumi ci salutammo. Da li ci siamo tenuti in contatto, specie con Wice, via social network e possiamo dire sia nata una bella amicizia.

PARTE SECONDA – “4 ANNI DOPO!”
04-04-2014 Home Rock Club di Treviso. Un locale abbastanza pieno ospita la presentazione ufficiale del nuovo album dei BASTARD SONS OF DIONISO. L’ambiente è il solito groviglio di pubblico assetato di rock, alcol e divertimento che caratterizza il locale. Un posto perfetto per una band che deve testare le reazioni spontanee della gente ai nuovi brani.
La prima cosa, la caratteristica principale della band, sono i cantati e le armonie create dalle tre voci. Un marchio di fabbrica che, insieme ai cambi ritmici che fan si che i brani non siano mai banali, costruiscono un progetto musicale originale nel panorama musicale italiano. Una scelta che ormai è diventata un cliché dei Bastard è che, anche in questo album, i testi sono in italiano. Secondo Federico, una scelta quasi obbligata visto che per il loro “giro” l’estero non è praticabile. Una bella scelta secondo noi perché il genere che propongono fatto in inglese risulta “già sentito” mentre in italiano è unico.
Durante tutto il concerto Jacopo al basso e Federico alla batteria suonano a occhi chiusi vivendo i brani in modo anche fisico, come se fossero in trip, che diventa quasi un ballo spirituale. Wice invece mantiene un contatto diretto con il pubblico .

Il concerto fila liscio e sembra finire in un lampo: non c’è un momento nel quale dire “mi sto annoiando”.

I brani del nuovo album mantengono lo stile originario dei Bastard, ma si sente come questi ragazzi siano cresciuti; c’è più consapevolezza delle loro capacità e maggiore struttura per quanto riguarda la composizione.

Non possiamo che complimentarci con questi ragazzi che dimostrano come anche in Italia, volendo e sapendo ascoltare, la musica ha qualche elemento che canta fuori dal coro, insomma per essere chiari, dal solito melodramma proposto dal 90% degli artisti.

Un encomio alla copertina ed al libretto dell’album: spettacolare!

Live – Motel Connection @ New Age Club 31.01.2014

Recensire lo stesso gruppo, nella stessa location, a distanza di pochi mesi, potrebbe sembrare un po’ senza senso perché si presume che il giudizio sia sempre il medesimo… ma di seguito troverete la dimostrazione del contrario.

Arrivati al New Age per la prima volta dopo la storica mutazione da club arci a locale pubblico, ci troviamo in mezzo ad una folla immane di gente grazie anche al tiro dato dalla collaborazione con la stranota discoteca “Il Muretto” di Jesolo. La voglia di far festa trasuda da ogni poro e la gente è in movimento già nella fase di dj set d’apertura con Andrea Bertolini.

Verso le 23 il boato collettivo ci fa capire che i Motel Connection stanno per partire con il loro “Vivace Tour”! Una nota di encomio va al light jockey che ha veramente strabiliato con un dinamismo di luci eccezionale grazie al quale la scialba esibizione della band è risultata comunque molto apprezzata.

Si, avete capito bene! “scialba esibizione della band”. Ci dispiace dirlo perché i Motel ci piacciono in genere molto, ma stavolta qualcosa si è inceppato. Possiamo definire questa performance come un “finto live” dove Samuel tiene la chitarra solo come ornamento di scena così come il synt verso il quale talvolta si gira, lo accarezza e abbandona a se stesso. Salvo quando si accompagna per un brano chitarra voce, il resto è un semplice dj set con cantato sopra-traccia intervallato da un “are your ready” qua e un “are you ready” la… Da una splendida e esperta voce come la sua ci si aspetta molto di più. E se la chitarra in un brano non c’è.. non serve strimpellare con il volume a zero… toglila e sputa i polmoni in quel microfono.

Tutto male??? No ovviamente, Pisti il molleggiato è la solita garanzia di show delirante come piace a noi e con il tempo sembra aver contagiato anche Pierfunk che stavolta abbiamo trovato molto più partecipe nei movimenti.

A livello di selezione musicale abbiamo sentito la mancanza di una hit come “car by car” che secondo noi NON DEVE ASSOLUTAMENTE MANCARE! E non abbiamo compreso, per una band che ha all’attivo 6 album, perché a fine concerto quando sono usciti nuovamente incitati dal pubblico abbiano dovuto ripetere brani già eseguiti…

Ci scusiamo con i fan più accaniti di Samuel & co. se siamo stati un po’ cattivelli, ma come ci diceva la maestra delle elementari “sono bravi e proprio per questo ci aspettiamo molto di più!”

Recensione – Breathe The Supernova – Acts Come to an End

Recensione - breathe the supernovaLunga è la strada prima di trovare la propria identità musicale.

Questo ep è un agglomerato di tante cose già sentite da parte di altri: i reef metalcore che ricordano i primi Bullet for my valentine e gli As I lay dying, i cori urlati uguali all’ultimo album dei Bring me the horizon nonché alcune parti di scream sussurrato, come quello che si è “inventato” Oliver Sykes (per  aiutarsi…).

Il tutto è condito da un intro che oramai è un clichè in questo genere e breakdown cattivissimi accompagnati da growl strutturanti.

Le melodie del pulito sono orecchiabili, ma la voce pare un po’ troppo fake: troppi effetti, troppa correzione. Ovviamente non avendoli mai visti live potrei sbagliarmi, ma quello che intendo è che se andassi a vedere un loro concerto e sentissi che i puliti sono stonati ci rimarrei piuttosto male. Un conto è sistemare piccole sbavature, un conto è stravolgere un cantato per renderlo ascoltabile.

Nonostante tutto, c’è da dire che questi ragazzi sono molto bravi in quello che fanno: hanno una preparazione, suonano bene, insomma si sente che c’è passione. Passione che però non sopperisce una mancanza di originalità, forse dovuta al fatto che negli ultimi anni anche le etichette, quali Victory e Rise, hanno prodotto non solo band innovative, ma anche band piuttosto simili tra loro.

Se non avessi mai ascoltato nient’altro sui generis probabilmente riterrei questo lavoro molto molto buono.

Eppure “qualcosina” l’ho già ascoltata e quindi lo ritengo si un buon lavoro, ma un po’ fine a se stesso.

Il disco mi piace, la melodia di Shameless la canticchio per casa dalla prima volta che l’ho sentita, ed essendo questi i presupposti ritengo che questa band del veronese possa fare molto di più e magari proporci un lavoro che esponga la loro vera essenza e non solo ciò che conoscono e gli piace.
No pain no gain, quindi dateci sotto e tirate fuori voi stessi!

Sito web: https://www.facebook.com/breathethesupernova?fref=ts

I Breathe the Supernova sono:

Ivan: voce

Gianluca: voce

Andrea : chitarra

Marco: chitarra

Eris: basso

Giacomo: batteria

Live – Bring Me The Horizon + guests @ New Age Club 23.11.2013

23 Novembre 2013, New Age Club, Roncade, Treviso.

La nostra avventura inizia alle ore 20.15 circa, quando arrivati al New Age vediamo copiosa la gente appostata all’entrata che attende l’apertura delle porte.
Il concerto è sold out, e nonostante tutto c’è qualche coraggioso, visto il tempo piovoso, che pur di partecipare si è precipitato fuori dal locale nella disperata ricerca di un biglietto.

L’opening act di questo evento è ad opera dei Sights and Sounds, gruppo canadese del quale non ero a conoscenza e, alla luce di ciò, ero curiosa di ascoltare.

I primi due brani denotano bravura e un sound caratterizzato da vocali lunghe e accordi a momenti dissonanti e a momenti sostenitori dei vocalizzi.

Ora, permettetemi di dire che la pecca di questo gruppo è la monotonia. Per i tre quarti d’ora in cui hanno suonato mi è sembrato di sentire reiterata la stessa canzone: gli accordi di base sono piuttosto simili (o per meglio dire uguali?), una vocale predomina rispetto all’intero testo, e la ritmica è rassomigliante in ogni brano che hanno proposto.

Secondo Giulian, che dichiara di essersi svegliato solo dopo la conclusione dell’esibizione dei Sights and Sounds, infastidito dagli applausi, il gruppo sembrava una brutta copia dei Deftones quando suonano male.

Insomma, diciamo che le aspettative al riguardo sono state brutalmente rovesciate.

Pierce the Veil: per molti la sorpresa della serata.

Dal metro e mezzo di Vic Fuentes escono note pulite e intonate, gli strumenti gli stanno dietro a meraviglia e l’energia che si respira sul palco è febbrile e contagiosa.

Lasciano per ultimi due dei loro pezzi più famosi, Caraphernelia e King for a Day, ai quali il pubblico reagisce con maggiore entusiasmo rispetto al resto dei brani, sconosciuti ai più.

Dopo una breve pausa per sistemare il palco al meglio, il momento topico è giunto.

Si spengono le luci, un boato esplode, i Bring Me The Horizon escono allo scoperto: la folla in delirio sembra abbia visto la luce del paradiso tra espressioni incredule ed urli vicini agli ultrasuoni.

Lo show inizia.

La potenza strumentale di questo gruppo è qualcosa di squisitamente afrodisiaco; tutto sta al suo posto perfettamente e il cambiamento di formazione (l’arrivo di un tastierista/effettista a tempo pieno al posto di una chitarra) ha giovato enormemente alle esibizioni live. A livello musicale sono ineccepibili.

Lo stile della band negli anni ha subito un’evoluzione pazzesca, è stato come vedere un bambino imparare a camminare e poi a correre perchè, nulla togliendo ai primi due album (Count your blessings e Suicide Season), è negli ultimi due dischi (The is a hell belive I’ve seen it, there is a heaven let’s keep it a secret e sempiternal) che i Bring hanno trovato una dimensione ideale, specialmente Oliver, il cantante, che è riuscito a scoprire uno scream più leggero, quasi sussurrato, nel quale riesce ad avere maggiore controllo delle proprie capacità senza flagellare le sue povere corde vocali.

Nonostante questo c’è un ma: “bla bla bla complimenti” (funge da riassunto di ciò che ho precedentemente detto), MA appena Oliver esce dal suo scream sussurrato, sparisce, inghiottito dall’accompagnamento. È inutile star qui a raccontarcela perché purtroppo brani come Diamonds aren’t forever e Chelsea smile li ha fatti con il culo, anzi per metà li ha fatti cantare al pubblico e per metà sembrava lo stessero sgozzando.

Il giudizio complessivo, comunque, sfiora l’eccellenza.
Il pubblico partecipa spontaneamente e canta i cori di brani come Sempiternal e Go to hell, for heaven’s sake, con passione e una certa dose di sentimento, come se le parole fossero scritte apposta per loro.

Dopo un primo ending, il gruppo sostenuto da incitamenti a fare “one more song” torna sul palco per concludere la serata con un encore di due brani.

Dopodichè i Bring me the horizon svaniscono nel backstage e la gente comincia a disperdersi, in cerca di un respiro d’aria fresca e di sollievo dalla canicola sudorifera.

Scaletta:

  1. Can You Feel My Heart
  2. Shadow Moses
  3. Diamonds Aren’t Forever
  4. The House of Wolves
  5. Go to Hell, for Heaven’s Sake
  6. And the Snakes Start to Sing
  7. Empire (Let Them Sing)
  8. It Never Ends
  9. Deathbeds
  10. Chelsea Smile
  11. Antivist

Encore:
12. Blessed with a Curse
13. Sleepwalking

Live – The Darkness @ Estragon 3.11.2013

Live The DarknessBologna, Estragon, 3 Novembre 2013.

I Darkness si fanno attendere sulle note di “The boys are back in Town” e “Arrival” , dopodichè con andatura fiera e un po’ biricchina si affaccia sul palco Justin Hawkins preceduto dal bassista e con a seguito il fratello Dan e il batterista.

Il tuffo negli anni ’70 è inevitabile! Sarà per la tutina super attillata di Justin che poco lascia all’immaginazione oppure è dovuto al loro sound tra l’hard rock e il glam, marchio di fabbrica della band.

La scaletta è un continuo susseguirsi di brani carichi di energia con i quali il numeroso pubblico dell’Estragon si esalta facendo un sing along quasi continuo con Justin, il quale soddisfatto lascia spesso la “parola” alla folla. Lo stesso vestendo i panni di intrattenitore sconvolge il pubblico con un paio di trick con il plettro, elargendone anche diversi.

Queste tre date italiane dei The Darkness sarebbero un continuo della sponsorizzazione del loro ultimo disco “Hot Cakes”, ma se diamo un’occhiata alla scaletta è facile vedere come quasi tutti i brani provengano dal loro primo sensazionale album “Permission to Land”. È pur vero che questa band ha passato un quinquennio non troppo facile dove è arrivata praticamente allo scioglimento, ma se lo scopo è quello di promuovere qualcosa di nuovo forse bisognerebbe farlo ascoltare di più (anche se io ho apprezzato la scaletta “retrò”, non avendoli mai visti).

Ma dopo questo encomio, purtroppo, c’è una piccola nota negativa: Justin è partito in sordina, per i primi due brani è rimasto leggermente “indietro” rispetto all’accompagnamento, per poi invece trapanarci i timpani con i suoi acuti culminati nel brano di chiusura “Love on the rocks with no ice”.

Complimenti all’Estragon, sempre presente nella vita dei rocker grazie agli eventi imperdibili che propone.

Scaletta:

Every Inch of You
Black Shuck
Growing on me
She Just a Girl, Eddie
One Way Ticket
Nothin’s Gonna Stop Us
Get Your Hands Off My Woman
Love Is Not the Answer
Love Is Only a Feeling
Friday Night
Concrete
Everybody Have a Good Time
Street Spirit (Fade Out) (Radiohead cover)
Givin’ Up
Stuck in a Rut
I Believe in a Thing Called Love

Encore:
With a Woman
Hazel Eyes
Love on the Rocks With No Ice

 

Live – Immanuel Casto @ Apartamento Hoffman 5.10.2013

Live: Immanuel Casto05 ottobre 2013, Conegliano, Apartamento Hoffman.

Dopo una breve fila tra l’entusiasmo di Ross e lo scetticismo di Giulian si entra nel mondo di Immanuel Casto. Il locale, piccolo ma davvero bellino, pian piano si riempie fino a saturare. Sul palco due musicisti partono con l’intro che anticipa l’ingresso del Principe del porn groove. Immanuel Casto (che Giulian si ostina a dire innegabilmente somigliante con Luca Tassinari di “La Pupa e il Secchione”) fa il suo ingresso con le due ballerine che ne accompagnano le coreografie per l’intero spettacolo. Le basi sono interessanti e oscillano tra gli anni 80 e la dance attuale; sopra Immanuel ricama elegantemente il gioco di equilibri che contraddistingue il suo stile ricercato e al contempo diretto e provocatorio.
Chi, come Giulian, si accinge a vedere un concerto del Casto Divo (o ad ascoltare una sua canzone) per la prima volta, rimane subito soggiogato dall’impatto del linguaggio sconcio, delle allusioni e dei doppi sensi, ma in realtà c’è molto, molto di più: la descrizione ironica, a tratti fin troppo realistica e dissacrante, della realtà che ci circonda: ragazze che preferiscono “aprire il culo” piuttosto che crearsi un futuro con le proprie forze, persone ossessionate dalla forma fisica che vogliono chiappe d’acciaio e una lipo, e (come dice lo stesso Immanuel) “la pornografia dei sentimenti”.
La scaletta è realizzata in modo tale da amalgamare perfettamente la promozione del nuovo disco “Freak & Chick”, i successi più conosciuti ed anche pezzi degli esordi.
Momento clou del concerto è l’incontro di Immanuel Casto con la letteratura post-pulp che fa nascere il racconto “un piccione nel culo”, apprezzato enormemente dal pubblico che reagisce con uno scroscio di applausi.

La fine dello show, nonostante i 23 pezzi, sembra arrivare troppo presto e quando Immanuel abbandona il palco, seguito dalle ballerine, la calca si disperde e dell’ora e mezza appena trascorsa rimane insito in ognuno il ritmo del porn groove.

 

SETLIST: Freak & Chic, Crash, Il Coraggio Dell’Analità, Sexual Navigator, 50 Bocca 100 Amore, Bad Things, Broken Girl, Zero Carboidrati, Che Bella La Cappella, Coiti Nel Buio, Anusmouthand, Porn To Be Alive, Bondage, Sognando Cracovia, Un Piccione Nel Culo, Io La Do, Fellatio Che Passione, Killer Star, Anal Beat, Fist, Escort 25, Revival, Tropicanal, Da Quando Sono Morto, Freak & Chic

 

Depeche Mode – Delta Machine Tour (Milano, 18.07.2013)

Recensione Live - Depeche Mode.jpg Stavolta la nostra posizione era un pò “distante” dal palco (terzo anello non numerato settore verde; un premio lo meriteremmo solo per essere arrivati vivi in cima, ndr) ma ad ogni modo ringraziamo Tony per il regalo visto che ci ha permesso di rappresentare thegreatcomplottoradio anche in questo imperdibile evento.

La prima delle due date italiane del Delta Machine Tour dei Depeche Mode è stata accolta da uno stadio San Siro sold out e febbricitante.
Il pubblico: un agglomerato eterogeneo di persone che ricompredeva al suo interno baby fan (che bravi genitori, ndr) e fan un pò più grandicelli, da quelli già presenti al momento dell’uscita di “Just Can’t Get Enough” a quelli venuti un pò dopo.

Per descrivervi il concerto utilizziamo questa rappresentazione mentale: immaginate che nelle dita della mano destra ci siano i principali brani della storia dela band inglese e in quella sinistra i brani dell’ultimo album, giungete le mani come in preghiera e otterrete l’equilibrio perfetto della scaletta del concerto; azzeccata la scelta di reinserire brani che mancavano da un pò (in qualche caso un bel pò) negli show di Dave Gahan & co. quali Black Celebration, pezzo amatissimo dai fan, e Just Can’t Get Enough (ottimo nel finale).
La definizione “animale da palco” è fatta ad immagine e somiglianza di Dave Gahan: voce piena e avvolgere, una carica spaventosa che lo fa trotterellare sul palco senza sosta per due ore e un sex appeal micidiale che calamita l’attenzione dell’intero stadio ad un minimo movimento di bacino.

Apice dello show è ovviamente il momento di “Personal Jesus”, brano che a dispetto degli anni sembra scritto… domani. Partiti con la versione lenta del grande Johnny Cash, fanno esplodere San Siro al momento dell’inizio della versione originale: 65’000 persone in delirio che cantano “Reach out and touch me”.

Una nota d’encomio è d’obbligo per l’organizzazione e il Comune di Milano che, vuoi per l’abitudine ad ospitare eventi di grande livello, hanno offerto un servizio perfetto di collegamenti e trasporti con prolungamento delle linee principali della metro e bus navetta.

Giulian & Ross