V4V Records presenta: Die Abete//Verily So//Gouton Rouge//I Missili

v4vivaLa V4V Records è un’etichetta giovanissima che in poco più di due anni di vita si è guadagnata rapidamente un ottimo credito nel panorama indipendente italiano non solo per merito della comprovata qualità del materiale proposto, ma anche grazie all’accessibilità semplificata delle loro pubblicazioni quasi tutte disponibili in free download, una vera benedizione per il pigro ascoltatore contemporaneo ormai totalmente indotto alla fruizione liquida dai vari Spotify, Youtube, torrent e derivati.

Ecco quindi di seguito un breve vademecum su quattro uscite discografiche delle scorse settimane da portare sotto l’ombrellone.

Partiamo subito in picchiata con i Die Abete, band umbra che esordisce con “Tutto o Niente” pubblicato da V4V Records con la Fallo Records. Il disco fa l’effetto di una pioggia di schiaffi in pieno volto, puro hardcore, post-hardcore e screamo per 8 brani condensati in appena 13′ e 40” di apnea rabbiosa. Da “Where Are My Keys” a “UT” i Die Abete concedono davvero poco in termini di variazioni sul tema: c’è l’emocore di “Scrittore Verace”, l’inattesa batteria in levare in “Tommy Was Superman” (che con i suoi 3 minuti abbondanti è il pezzo più lungo del disco) e una rivisitazione in salsa hardcore di un classico de I Corvi datato 1966, “Ragazzo di Strada”. I testi, misantropi e nichilisti per quel poco che si può capire, alternano italiano e inglese con voci multiple rigorosamente sgraziate e urlate fino allo sfinimento. Sicuramente è un album che farà presa rapida sugli appassionati del genere ma che non lascia spazio a mezze misure: o ti piace o lo odi, tutto o niente appunto.

https://www.youtube.com/watch?v=5SQlH-asDIE

Passando dal distillato di violenza dei Die Abete a sonorità più leggere e accessibili, ecco a voi “Islands”, secondo LP dei Verily So  uscito il 3 giugno su V4V Records e W//M. Per il quartetto toscano il seguito dell’omonimo album d’esordio del 2011 è “un concept involontario sull’incomunicabilità” musicalmente collocabile a metà strada tra il pop etero dei Mazzy Star e lo shoegaze dilatato degli Slowdive. La struttura melodica è l’elemento portante delle 8 tracce di “Islands”, le voci calde e delicate sono come appese ai feedback e ai riverberi delle chirarre, ora deflagranti e avvolgenti come in “To Behold”, ora morbide e discrete come nel lento incedere di “Sudden Death” e nella title-track conclusiva, passando per “Nothing in The Middle” che rimanda ai suoni folk/wave degli esordi. Ai Verily So si può giusto rimproverare l’eccessiva patinatura pop del disco, a partire dalle linee vocali sempre pulite e in primo piano, quasi a voler garantire all’ascoltatore un approdo melodico sicuro pur in mezzo ad un naufragio onirico.

https://www.youtube.com/watch?v=97Fv-pNkOy4

Ci sono poi i Gouton Rouge, gruppo di Busto Arsizio che da grande avrebbe voluto fare shoegaze e invece dà alle stampe questo concentrato power-pop dal titolo “Carne”, disco d’esordio per V4V Records che di shoegaze ha giusto qualche sfumatura. Certo, è evidente che i quattro hanno una certa confidenza con pedaliere e affini per spremere dai loro strumenti suoni meno convenzionali, ma per le atmosfere sospese e trasognanti meglio rivolgersi ai sopracitati Verily So perché, a parte due brani “spezzabolgia” (“Discese” e “Ancora”, non a caso rispettivamente a metà e a chiusura del disco). in “Carne” le chitarre corrono compresse e spedite con pezzi che sono dei piacevoli mordi e fuggi più affini per attitudine alla caleidoscopica scena garage californiana dei vari Ty Segall, Mikal Cronin e Thee Oh Sees. Le voci filtrate, tra falsetti e gridi arruginiti, e i testi dal forte spleen post-adolescenziale completano il quadro di questa band che suona a tratti come una versione meno depressa dei primi Verdena. Per chi va di fretta, buttate assolutamente un orecchio su “Attratti” e “Sbiadire”, due brani che si guadagneranno certamente un posto d’onore nelle vostre playlist di stagione.

https://www.youtube.com/watch?v=Bb95QCNxjIU

Caliamo infine il poker con il collettivo abruzzese de I Missili per l’album più fresco del lotto che chiude questa eclettica carrellata a marchio V4V Records. “Le Vitamine” è disco smaliziato, arioso, molto orecchiabile e anche un po’ ruffiano per come si abbandona alla melodia zuccherina di facile assimilazione. Tuttavia I Missili non si limitano a svolgere un compitino pop con strofa/ponte/rintornello e dimostrano anzi un certo gusto nello sperimentare soluzioni sonore di ampio respiro che combinano indie pop scanzonato (“A Bastonate”, “Se Vai”), synth-pop (“Ci Vorrebbe un Coltello”), folk (“Le Vitamine”), psichedelia edulcorata (“Fossili) e ritmi tropicali (“Dio Romano”) .Ognuno degli 8 brani del disco (il numero 8 deve una qualche valenza cabalistica per la V4V) vive di proprie peculiarità pur mantenendo un’omogeneità di fondo fatta di romanticismo ingenuo, giocoso e, cosa fondamentale per un bel disco pop, mai banale nella sua semplicità.

https://www.youtube.com/watch?v=r_64OlOVLbM

Arrivati al fondo di questo articolo è giunto il momento di fare il vostro dovere di appassionati e mettere mano alle vostre Postepay. Un’eticchetta, 4 band, 32 canzoni e innumerevoli buone motivazioni per lasciare un piccolo obolo per la causa di almeno uno dei gruppi della scuderia V4V presentati qui e uscire dal guscio del consumatore passivo. Magari rinunciando per un weekend al solito cocktail da dehor estivo (rigorosamente al 70% ghiaccio e servito in un bicchiere di plastica), perché è sempre bene ricordare che pagare per qualcosa che si può avere gratis non è stupidità ma è un gesto d’amore verso la buona musica indipendente.

Buone vacanze.

Hatebreed – The Divinity Of Purpose

HatebreedDIVINITYDopo 6 anni di assenza con un album in studio e dopo una miriade di live, gli Hatebreed tornano a perforare i timpani a tutti gli amanti del metal estremo.

“The Divinity Of Purpose” è un album da gustare nei minimi dettagli, grazie ad una produzione magnifica e a dei suoni corposi e ritmati che si incatenano al ruggito del sempreverde Jamey Jasta.

La linea che caratterizza i nostri è la stessa da 15 anni: semplicità, energia e un incedibile presenza scenica dal vivo!

L’album si apre con un pezzo terribilmente significativo e violento: “Put It To The Torch”, che simboleggia quella luce che rischiara l’oscurità spiega il singer, che ci fa incanalare l’energia negativa rendendola all’esterno per scopi positivi.

A seguire i potenti riff di chitarra di “Own Your World” ricordano molto un old school come stile nella composizione, con i cori molto coinvolgenti.

Il genere hardcore è famoso per la tendenza nei testi a parlare di vita di strada, e della difficoltà di essa in certi ambienti e di come si combatta per cambiare le cose, ma Jasta si distacca da questa linea e da quasi un invito a mollare tutto ciò prima di finirci dentro e non poterne più uscire.

La traccia forse più violenta dell’album è “Dead Man Breathing”, un inno allo stile Slayer; emblematica perché dimostra come gli Hatebreed sappiano mescolare vecchio sound a quello più recente senza mai cadere nel banale.

La title track è una canzone che parla di positività, di amicizia, fratellanza, nella vita e nella musica, e del legame positivo tra la band e il proprio pubblico.

Questo album è proprio ciò che riesce al meglio a distinguerli dalla massa di tutte le band americane Hardcore, riaffermando il loro meritato successo mondiale.

Voto: 8,5

Recensione EP: “CEMENTO” – “SPERANZA”

recensione - cementoI CEMENTO rilasciano il loro terzo EP ufficiale, “SPERANZA”, che segue i precedenti “Turbe” e “Vite” rispettivamente del 2009 e del 2011.

I Cemento sono un fuorioso misto di Post-Hc, Downtempo, Scream e chi più ne ha più ne metta, originari di Sacile e Aviano (PN).

Dopo vari cambi di formazione viene registrato “Vite” e nonappena finita l’incisione viene aggiunta un altro membro come seconda chitarra.

Con la formazione a 5 elementi hanno già solcato vari palchi in veneto e friuli, suonando con band del calibro dei Decapitated, The Secret, etc.

Una band che dal vivo sa far divertire e rimanere a bocca aperta i presenti, con una presenza scenica fuori dal normale.

 

Il brano che apre il mini EP è “Speranza”, un mix ultraviolento di cambi di tempo che mescola tempi veloci a mid-tempo che al meglio rappresentano il significato del testo; l’arrendevole vivere della quotidianità, senza mete e cambiamenti. Una critica all’italiano medio, soffocato dai poteri politici e dalle banche che sopprimono l’essere. Meglio ancora l’idea viene resa dal breakdown finale, con le sue note dissonanti.

 

“Infanzia”, un pezzo tremendamente estremo e curato nei minimi termini, dove i passaggi della batteria di Ruben accompagnano le tonalità bassissime delle chitarre di Ivan e Serpico.

La voce di Andrea è disperata e violenta, come le parole che racconta, di un infanzia perduta, di una voglia di ritornare indietro a quando nulla ti affliggeva, e dove il rialzarsi dopo una caduta era molto più semplice.

La produzione casereccia è di ottima fattura: nessun suono impastato, i suoni sono taglienti, la batteria è un macigno, la voce al giusto volume, nel complesso è veramente un buon mix.

 

A chiudere l’EP spetta a Vergogna, un pezzo che condanna le oppressioni, le guerre e le indulgenze religiose, condannando l’aspetto economico della chiesa, quello degli interessi.

Il brano è un lungo trascinarsi di emozioni e tempi lenti e strazianti, di urla contro un sistema marcio.

 

 

“Speranza” è scaricabile gratuitamente pressoil sito:

http://cemento.bandcamp.com/album/speranza

Presentano oltre a queste tracce, il video ufficiale di “Speranza” visibile su youtube nel loro canale ufficiale.

 

Inoltre sono in concorso proprio nel nostro sito per poter accedere alle fasi finali e poter suonare alla fiera della musica di Azzano X (PN), votabili cliccando il link:

http://www.thegreatcomplottoradio.com/wordpress/dai-la-tua-preferenza-band-preferita/

 

 

Tirando le somme, bisogna proprio dire che per essere un minicd di 3 brani, il lavoro svolto è ottimo per questa band che continua così la loro ascesa nell’ambiente underground . Se bisogna cercare il pelo sull’uovo, le voci pulite, non rendono abbastanza giustizia all’intero complesso; fatto relativo visto che si tratta di pochi secondi in totale.

 

VOTO: 9,5