L’età media non era di certo quella di un concerto di qualche giovane artista mainstream, anzi, c’è chi ha esibito maglie dei Purple di qualche improbabile live degli anni ’80.
Il terreno del campo di Majano è pronto ad accogliere migliaia di fan dell’ Hard Rock fatto come dio comanda, e il duro compito di aprire le danze, spetta ai vincitori del concorso indetto da Virgin Radio, i the Panicles, power trio che propone un rock moderno, influenzato da band come gli Arctic Monkeys o i The Killers che piace al pubblico che partecipa spontaneamente all’esibizione.
Passata la mezz’ora di gloria per la band emergente, la tensione tra i presenti sale, e finalmente alle 21 e 45 si ode un’entro in perfetto stile 2001 odissea nello spazio di Kubrick; all’improvviso il famoso rumore di accensione del flipper ed ecco che i Deep Purple fanno il loro ingresso con Fireball e subito il pubblico si scatena.
La band nonostante gli acciacchi dovuti all’età dimostra un affiatamento incredibile e una capacità di intrattenere il pubblico che non sempre band così longeve (46 anni dalla prima release “Shades Of Deep Purple”) riescono a dimostrare.
I pezzi si susseguono senza troppe parole e la gente apprezza ballando e rockeggiando seguendo il ritmo del 68enne frontman Ian Gillan, che molto spesso accenna i suoi famosi acuti.
A metà concerto arriva il turno di The Mule, traccia creata per l’assolo di batteria di Ian Paice, in cui da spettacolo al buio con dei led luminosi inseriti nelle bacchette.
In questo concerto presentano il nuovo album “Now What?” 19esimo in studio, un buon mix di vecchio sound color porpora con una buona resa live.
I classici della band non si fanno attendere, e il pubblico esplode in un boato alle note di Lazy, pezzo rock ‘n’ roll/blues facente parte del loro masterpiece “Machine Head” del 1972. Steve Morse, ormai da 19 anni nei Deep Purple non manca di far divertire il pubblico, è l’orsa del suo assolo, e tra una nota e l’altra ecco l’intro più conosciuto della storia del rock, “Smoke On The Water” che fa danzare vecchi e piccini in un tripudio di note ed assoli, la band saluta tutti e lascia il palco.
Dopo i soliti cori all’italiana, la band si ripresenta dopo un’infinita attesa di quasi 10 minuti sul palco friulano, e ci regala una versione della nota Green Onions nella quale Don Airey all’Hammond regala anche accenni a canzoni classiche come la “Marcia Turca” o il “Nessun Dorma”;
poi un ritorno al loro primo singolo, nonché cover di Billie Joe Royal targato 1968, Hush, un funky rock pieno di cori e ritmo.
Dopo un breve assolo del mai stanco Roger Glover al Basso, la band propone un altro classico dell’altro immancabile album in ogni bacheca che si rispetti di un ascoltatore del rock, “Black Night” del full lenght “In Rock” in cui nella copertina si vedono i volti dei membri della band scolpiti nel monte Rushmore, al posto di quelle dei presidenti americani.
La serata si conclude dopo 1 ora e 50 minuti di puro Hard Rock, inutile dire che nessuno ci sperava in un concerto così lungo, ma ben costruito, atto ad evitare di sforzare troppo la voce di Gillan, i “nostri” mandano a casa i presenti con un sorriso e tanti ricordi nella mente.
VOTO: 9
Scaletta:
1. Fireball
2. Into The Fire
3. Hard Lovin’ Man
4. Vincent Price
5. Strange Kind Of Woman
6. Contact Lost
7. Guitar solo
8. All The Time In The World
9. The Well Dressed Guitar
10. The Mule (Drum Solo)
11. Hell To Pay
12. Lazy
13. Above And Beyond
14. No One Came
15. Keyboard Solo
16. Perfect Strangers
17. Space Truckin’
18. Smoke On The Water
Bis
19. Green Onions
20. Hush
21. Bass Solo
22.Black Night