La band di Saskatchewanian (è in Canada, ho controllato io per voi) dopo aver deciso di produrre “Lovish” è stata attaccata dalle sfighe manco gli avessero fatto il malocchio, una su tutte : il cantante / chitarrista Carl Johnson dopo un’aggressione, che lo ha ferito in modo importante, c’è quasi rimasto per una commozione cerebrale..
Deve quindi aver pensato : prima di fare una brutta fine, meglio che scrivo un po’ di canzoni. Per l’esattezza ne ha scritte 7 delle 11 del nuovo lavoro.
Registrato in una funeral home (non durante una cerimonia credo) e mixato da Dave Plowman dei Crystal Castles è Lovish è uscito, a Novembre, dopo due anni di pausa, per la Nevado Music e segue “Denim on Denim” del 2010 and “Summer of Lust” del 2011.
Questo terzo disco ha sempre delle radici pop è però meno leggero e più sperimentale, incentrato sulle ritmiche di batteria e chitarra.
“All of your heroes, they’re all assholes / But that don’t mean you should piss on your dreams.” recita “Oh Donna” il bel singolo con cui la band si ha presentato l’album. “Lovish” contiene diverse anime come è possibile ascoltare su “Slacker” “Every Night”costruite su un pop/rock riverberato e delirante. L’anima più classic brit rock si respira su “Zzyzx” e “Fangs of Love” con un sassofono molto presente.
“We’re more sentimental as we grow older / All my favorite singers, they’re either dead or sober.” è l’anima rock’n’roll di “Bored in Berlin”, il pop 80 è tutto in “Sunburnt in LA” : “this jealous man just wants to take care of you, honey”
Il disco è piacevole e le diverse anime di fondono alla ricerca di in un equilibrio dove l’amore è sia una bella cosa che un terribile errore. In effetti il lavoro risente molto della realizzazione della precarietà, ma è proprio a causa di questa incertezza che, per i Library Voices, dobbiamo abbandonarci al divertimento.
Erano già stati nominati due volte in patria per il premio “album dell’anno”. Probabilmente “Lovish” gli porterà la terza nomination.