Animals As Leader @ Gorizia 5 Ago 2016

ANIMALS AS LEADERS @ Gorizia
guest: Intervals / Plini
Ex Mercato All’ingrosso, Gorizia
Via Boccaccio 8

Animals As Leaders, il trio capitanato da Tosin Abasi, torna in Italia ad Agosto per due incredibili concerti. La band, tra i nomi di spicco del nuovo panorama progressive / djent, suonerà al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna (NO) Giovedì 4 Agosto e in Ex Mercato all’ingrosso di Gorizia Venerdì 5 Agosto.

Insieme a loro altre due band da non perdere: Intervals e Plini.

ANIMALS AS LEADERS
+ Intervals
+ Plini

info booking: booking@baganarock.com | www.baganarock.com

In occasione di entrambe le date sarà possibile acquistare un VIP Ticket che permetterà ai fan degli Animals As Leaders di:
– incontrare la band al completo in un esclusivo meet’n’greet;
– assistere al soundcheck;
– scattare foto con la band;
– ottenere autografi dalla band;
– assistere al concerto.

Il VIP Ticket è disponibile in quantità limitata: solo 30 per data.
Oltre al VIP Ticket saranno disponibili biglietti regolari per assistere al concerto.

Ticket:
Standard Ticket
€ 20 + diritti di prevendita | € 23 in cassa
http://www.mailticket.it/evento/8426

Biglietti in vendita da Lunedì 18 Luglio

VIP Ticket
€ 35 + diritti di prevendita

ANIMALS AS LEADERS | www.animalsasleaders.org
Fondati dal 2007 dal mago della chitarra a otto corde Tosin Abasi, gli Animals As Leaders sono senza dubbio una delle band più innovative e rivoluzionarie del nuovo millennio. Tra i leader del djent sound e della nuova ondata prog metal, la band si completa con Javier Reyes (chitarra) e Matt Garstka (batteria). Due chitarre e una batteria per dare vita a un sound mostruoso. L’ultimo e terzo album degli Animals As Leaders è The Joy Of Motion del 2014.

INTERVALS | www.intervalsmusic.net
Arrivano dal Canada e in soli 5 anni hanno messo a segno due EP e due album di ottimo new prog metal oltre ad un numero notevole di tour e concerti in tutto il Mondo. “The Shape Of Colour”, secondo album, è uscito solo pochi mesi fa.

PLINI | www.facebook.com/Plini
Un ragazzo australiano di 23 anni, chitarrista, con un master in architettura e la passione per la chitarra. Autoprodotto e indipendente, ha ovviamente conquistato subito una moltitudine di fans in giro per il mondo, grazie al talento e alla semplicità con cui un 23enne, solo con le sue forze, è già riuscito a girare il mondo con la sua musica avvalendosi di collaborazioni straordinarie come Marco Minneman, Troy Wright e Rick Graham.

Carcass – Surgical Steel

CarcassSurgicalSteel2013 anno di grandi ritorni in ambito meta mondiale e di certo il quartetto nato a Liverpool, no non i Beatles, ma i Carcass, non potevano che sfornare una perla di grande valore nel ritorno sul mercato con un nuovo prodotto dopo 16 anni di assenza.
L’ennesimo album che spacca in due la sezione fan accaniti: i puristi che accusano la band rimembrandole che nel lontano 1995 quando il batterista fu colpito da un ictus, loro promisero di non esistere più se non con lui; e quelli che sono contenti ma lamentano una notevole somiglianza con il loro capolavoro massimo “Heartwork”.
Di somiglianza se ne può trovare, ma mai scadendo nel banale e nello scontato, questo grazie ad una sempreverde vena inventiva di Bill Steer alla chitarra e Jeff Walker al basso e voce.
L’intro “1985” ci porta in una dimensione sonora tra i “Queen” e il malefico, ma la prima vera traccia, “Thrasher Abbatoir” non lascia tempo alla mente di pensare a quello che sta succedendo. Un pezzo feroce e velocissimo in pieno stile Carcass degli ultimi tempi. I Carcass da sempre ci abituano ai loro testi sulla chirurgia purulenta e non a buon fine (vedi la copertina), e i titoli da sempre fanno sorridere per la loro impronunciabilità; anche in questo album ci deliziano con alcune perle di impronunciabilità come “Noncompliance to ASTM F 899-12 Standard”, e “Cadaveric Pouch Conveyor System”.
Al di là di ciò, l’album è di ottima fattura e produzione, i pezzi si seguono senza creare troppi nodi all’ascolto e situazioni di noia, tecnicamente eseguiti alla perfezione.
“Captive Bolt Pistol” è il singolo ufficiale di quest’ album, un mix di violenza, tecnica, senza compromessi che precede la traccia a mio avviso più bella di “Surgical Steel”, nonché quella che chiude un album quasi perfetto per la ritornata band Inglese: “Mount Of Execution”, traccia perfette che mescola grandi suoni acustici, giri semplici che ricordano gli Iron Maiden, assoli armonizzati strappamutande, e allo stesso tempo la botta che da sempre fa riconoscere i Carcass.
Chirurgicamente perfetti.

Voto: 9,5

Metal: uno studio inglese classifica i tratti della personalità di chi ascolta questo tipo di musica

news-iron-maidenL’ascolto della musica crea molti benefici a chi ne usufruisce quotidianamente: il buonumore e le emozioni da esso provocate sono innegabili; per non parlare del contributo alla propria identità personale e alla rete di rapporti sociali che grazie all’arte nascono e si solidificano. Dietro ad ogni scelta precisa però si nasconde una altrettanto precisa motivazione, come rivela uno studio recentemente pubblicato dall’Università di Westminster, Londra.

Un team di ricercatori, guidato dal dottor Viren Swami, ha infatti preso in esame un campione di 414 presenze suddiviso in 219 donne e 195 uomini, sottoponendolo all’ascolto di 10 canzoni heavy metal: le persone sono state invitate ad esprimere un giudizio esprimendo una preferenza in una scala compresa tra le voci “non mi piace assolutamente” e “mi piace tantissimo“. Dopo la prima fase, i candidati hanno dovuto rispondere a domande relative a tratti peculiari della personalità, allo stile di vita, al loro atteggiamento verso autorità e religione, e ad autostima e desiderio di unicità .

L’esperimento ha contribuito a stilare una sorta di traccia, della quale a grandi linee chi ascolta musica metal fa parte: i metallari, secondo la squadra di Swami, sono infatti maggiormente propensi alle nuove esperienze rispetto a chi ascolta altri tipi di musica, evidenziano un basso livello di religiosità e un atteggiamento ribelle verso le autorità, oltre che una molto più bassa autostima.

Come riporta metalitalia.it, il responsabile del progetto ha così commentato ciò che è stato rilevato: “I nostri risultati confermano precedenti studi che indicavano come l’apertura verso nuove esperienze sia associata ad una preferenza per rock e heavy metal, compresi i generi meno mainstream. Come spiegazione di ciò, abbiamo confermato come individui con un’elevata apertura verso nuove esperienze, mostrino una preferenza per intensità, varietà, complessità e non convenzionalità dell’heavy metal. Inoltre questi individui possono perdere interesse verso la musica mainstream o convenzionale anche con l’avanzare dell’età e dunque avvicinarsi al metal. I nostri risultati mostrano anche che persone con attitudine negativa verso le autorità istituzionali sono più inclini alla musica metal. Questo concorda col fatto che i fan della musica metal formino una subcultura che tende ad alienarsi da quella principale e ad opporsi ad essa e alle autorità”.
Un discorso analogo potrebbe essere portato avanti anche per gli altri generi musicali, che però in questa occasione non sono stati presi in esame: i risultati della ricerca sono stati depositati presso la American Psychological Association e sono integralmente consultabili a pagamento.

Recensione EP: “CEMENTO” – “SPERANZA”

recensione - cementoI CEMENTO rilasciano il loro terzo EP ufficiale, “SPERANZA”, che segue i precedenti “Turbe” e “Vite” rispettivamente del 2009 e del 2011.

I Cemento sono un fuorioso misto di Post-Hc, Downtempo, Scream e chi più ne ha più ne metta, originari di Sacile e Aviano (PN).

Dopo vari cambi di formazione viene registrato “Vite” e nonappena finita l’incisione viene aggiunta un altro membro come seconda chitarra.

Con la formazione a 5 elementi hanno già solcato vari palchi in veneto e friuli, suonando con band del calibro dei Decapitated, The Secret, etc.

Una band che dal vivo sa far divertire e rimanere a bocca aperta i presenti, con una presenza scenica fuori dal normale.

 

Il brano che apre il mini EP è “Speranza”, un mix ultraviolento di cambi di tempo che mescola tempi veloci a mid-tempo che al meglio rappresentano il significato del testo; l’arrendevole vivere della quotidianità, senza mete e cambiamenti. Una critica all’italiano medio, soffocato dai poteri politici e dalle banche che sopprimono l’essere. Meglio ancora l’idea viene resa dal breakdown finale, con le sue note dissonanti.

 

“Infanzia”, un pezzo tremendamente estremo e curato nei minimi termini, dove i passaggi della batteria di Ruben accompagnano le tonalità bassissime delle chitarre di Ivan e Serpico.

La voce di Andrea è disperata e violenta, come le parole che racconta, di un infanzia perduta, di una voglia di ritornare indietro a quando nulla ti affliggeva, e dove il rialzarsi dopo una caduta era molto più semplice.

La produzione casereccia è di ottima fattura: nessun suono impastato, i suoni sono taglienti, la batteria è un macigno, la voce al giusto volume, nel complesso è veramente un buon mix.

 

A chiudere l’EP spetta a Vergogna, un pezzo che condanna le oppressioni, le guerre e le indulgenze religiose, condannando l’aspetto economico della chiesa, quello degli interessi.

Il brano è un lungo trascinarsi di emozioni e tempi lenti e strazianti, di urla contro un sistema marcio.

 

 

“Speranza” è scaricabile gratuitamente pressoil sito:

http://cemento.bandcamp.com/album/speranza

Presentano oltre a queste tracce, il video ufficiale di “Speranza” visibile su youtube nel loro canale ufficiale.

 

Inoltre sono in concorso proprio nel nostro sito per poter accedere alle fasi finali e poter suonare alla fiera della musica di Azzano X (PN), votabili cliccando il link:

http://www.thegreatcomplottoradio.com/wordpress/dai-la-tua-preferenza-band-preferita/

 

 

Tirando le somme, bisogna proprio dire che per essere un minicd di 3 brani, il lavoro svolto è ottimo per questa band che continua così la loro ascesa nell’ambiente underground . Se bisogna cercare il pelo sull’uovo, le voci pulite, non rendono abbastanza giustizia all’intero complesso; fatto relativo visto che si tratta di pochi secondi in totale.

 

VOTO: 9,5

 

Testament Live @ New Age Club – Roncade

Testament LiveSono curioso di sapere le condizioni del New Age club quest’oggi, visto l’inferno di ieri sera creato dal quintetto di Oakland sul piccolo stage del club trevigiano.
18 giugno 1967, Jimi Hendrix incendia la sua Fender Stratocaster sul palco di Monterey festival, procurandosi un’ustione di primo grado;
18 giugno 2013 ore 22, i Testament salgono sul palco preceduti dall’intro di Star Sprangled Banner eseguto proprio da Hendrix.
Il concerto inizia sulle note di Rise Up, brano dell’ultimo album The Dark Roots Of Earth del 2012, una mitragliata al cervello che non accetta repliche ne sconti, seguita senza un secondo di sosta dall’ottima More Than Meets The Eye, sorretta da un pubblico in delirio dal primo all’ultimo secondo di concerto, ben animato dal quasi cinquantenne Alex Scolnick, e dal frontman bestione Chuck Billy.
Dopo un po’ la prima mezz’ora, un imprevisto al sellino della batteria di Gene “atomic clock” Hoglan lo costringe a dare il meglio di sè e suonare in piedi senza perdere un colpo. Hoglan è sicuramente uno dei batteristi più storici del metal, nella cui carriera può vantare di aver registrato e interpretato live, due album degli inventori del death metal, Individual Thought Pattern(1993) e Symbolic (1995) con i Death del compianto Chuck Schuldiner.
I n0n più giovani thrasher californiani regalano solo 11 pezzi agli accaldatissimi fan italiani, un ora di concerto esatta senza concedere bis e accorciando di 3 pezzi la scaletta dele date precedenti, a quanto pare a causa del caldo all’interno del club, essendo poi rincorsi dalla sfortuna di non poter utilizzare il proprio tour bus a causa di un guasto all’impianto di condizinamento dell’aria, facendosi trasportare quindi in albergo con un pulmino privato, non concedendo così foto e autografi ai numerosi fan accorsi d’innanzi il bestione a 4 ruote che doveva riaccompagnarli a casa.
Una bella serata anche se durata troppo poco.

Voto: 7,5

Scaletta:
1.Rise Up
2.More than meets the eye
3.Native Blood
4.True American Hate
5.Dark Roots Of Earth
6.Into the Pit
7.Practice what you preach
8.The new order
9.The haunting
10.Over the Wall
11D.N.R. (do not resuscitate)

Slayer – Live 15 Giugno Padova

SlayerDopo quasi due anni di assenza dai palchi italiani, dall’ultimo 7 luglio 2011 al big4 a Rho (MI), i thrasher di Los Angeles presentano la nuova formazione al pubblico italiano.
Orfani del mentore del gruppo Jeff Hanneman, chitarrista e fondatore della storica band, defunto il 3 maggio scorso per un’insufficenza epatica, dopo che per 2 anni a causa di una fascite necrotizzante, era stato costretto a interrompere l’attività live, sostituito dal funambolico Gary Holt degli Exodus.
Poche settimane fa, un’altra notizia triste per tutti i fan più ossessionati della band (tipo me), lo storico batterista Dave Lombardo, lascia in via definitiva gli Slayer per disaccordi con la band, un addio non molto amichevole a quanto pare.
Tutto ciò ne ha risentito molto sull’umore della band, che ha riassoldato Paul Bostaph, già batterista dal 1992 al 2001, e anche sull’assenza dei fan, accorsi non di certo in massa per un gruppo che ogni volta che torna in italia, riempie teatri, palazzetti e arene.

Il pre-concerto è un classico, chioschi pieni, birra a fiumi, rock ‘n’ roll che intrattiene i metalhead giunti da tutto il nord italia, con eccezione degli onnipresenti sardi che giungono accompagnati dalla loro bandiera.
Non ci sono band di spalla e alle 21:18 si ode l’intro di “World Painted Blood”, e il 90% della gente, spiazzata, comincia a correre verso la platea per assistere all’inizio del concerto.
La band da subito appare poco amalgamata, la batteria da sempre l’idea di dover rincorrere gli altri strumenti per stare al passo e i colpi non sono sempre precisi come siamo abituati a sentire.
La scaletta è stata modificata, prediligendo alcune canzoni dell’era Bostaph, la reazione del pubblico non è sempre molto viva, e questo influisce sulla prestazione della band, senza mai omettere però dei classici senza tempo, che fanno tremare il terreno del teatro padovano.
Ciò che influisce più di tutto, è il sound del teatro Geox, una cosa a dir poco vergognosa, le chitarre non mixate si sentivano a destra per chi suonava a destra e idem per chi stava a sinistra, la voce era pressochè incomprensibile, le basse frequenze disturbavano i cuori più deboli, insomma un totale fallimento.
Nonostante tutto, il tatuatissimo chitarrista Kerry King sembra in forma più del solito invece, gli assoli son precisi, fa urlare la chitarra come non mai, e al pomeriggio ha pure concesso una signing session presso un noto negozio di strumenti del Trevigiano.
I pezzi si susseguono senza molti siparietti, fino al momento in cui per gli ultimi due pezzi, viene rimosso il telone con il logo del gruppo, e ne viene esibito uno in memoria di Hanneman, e la sua chitarra viene messa sul palco a far compagnia ai suoi vecchi compari.
Il concerto finisce senza molte parole, un timido “Mille Grazie” del barbuto frontman Tom Araya e la band saluta e si congeda senza troppi complimenti.
Purtroppo il  fardello del nome Slayer sta cominciando a pesare molto; sperando in tempi migliori, ai nostri, diamo un 6,5 politico.

VOTO: 6,5

Scaletta:

  1. Encore: