I Viet Cong cambiano nome

Viet-Cong-Band

Nati nel 2012, all’inizio di quest’anno erano usciti nel mercato musicale con il loro primo omonimo album. E nello stesso periodo un loro concerto era stato annullato a causa del loro nome “offensivo”. All’inizio avevano dichiarato che non c’era nulla di provocatorio o offensivo nel nome della band, ma oggi hanno annunciato che lo cambieranno. Il motivo? Pare si siano stufati di spiegare e giustificare a chiunque la scelta (a caso) di Viet Cong come nome del gruppo.

L’arte e la musica sono un’espressione creativa. Tuttavia, il nostro nome non è la nostra causa, e non abbiamo intenzione di lottare per essa.
Ci sono molte persone più eloquenti di noi che hanno recentemente avuto molto da dire sul nostro nome. Vogliamo fare musica e suonare la nostra musica per i nostri fan. Non siamo qui per causare dolore o ricordare alla gente di atrocità del passato. La verità è che stiamo progettando di cambiare il nome della band; non è stata una decisione facile. Siamo un gruppo di quattro persone con quattro voci individuali; questo dibattito è stato lungo e difficile per noi e c’è voluto tempo per essere concordi su un piano d’azione.
Siamo già stati precipitosi una volta nella decisione del nome, non abbiamo intenzione di correre anche stavolta: decideremo quando saremo tutti e quattro d’accordo. Abbiamo avuto un incredibile sostegno dai fan e li dobbiamo ringraziare tutti per le loro parole.

#avolteritornano – I Cani hanno ancora qualcosa da abbaiare

i-cani Dopo “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” ed il successivo silenzio erano stati etichettati da molti come la classica meteora della musica italiana, successo effimero, mordi e fuggi, con la peculiarità che non erano usciti da uno dei tanti (troppi) talent show dello stivale, ma anzi si erano autoprodotti fuggendo e ripudiando le classiche sonorità che vanno per la maggiore nella nostra bella Italia. Apprezzabile. Molto.

D’altro canto Niccolò Contessa, mente e anima del gruppo, si era sempre distinto per un approccio quantomeno fuori dagli schemi. Memorabile la sua intervista al giornale L’Unità in cui dichiarava «Vediamo ogni giorno troppe band, troppi nomi, troppi servizi fotografici, troppe facce. Credo che il pubblico sia desensibilizzato all’immagine di band e alla rappresentazione classica di band, quindi conviene puntare su altro, ad esempio foto di cagnolini».
Dopo un paio d’anni di silenzio intervallati da qualche cover (Con un Deca-883) ieri, durante il concerto degli Editors a Milano è iniziato a girare qualche volantino che suggeriva di fare un giro nel web…e oggi cosa troviamo? Nuovo singolo per Niccolò e friends.

“Non c’è niente di twee”, pezzo alquanto basico, come nella loro tradizione, ma che al primo ascolto prende e fondamentalmente piace, testi diretti e mai banali e l’etichetta di band alternativa ben cucita sul giubbotto non li abbandona.
E questo aiuta.

Aspettando il secondo album gustiamoci quindi questa anteprima.

http://www.youtube.com/watch?v=9L6GmHCWC4g

Esclusivo – Daft Punk is playing at my Boot

daftGià, i Daft Punk, almeno per un giorno, fanno una grande sorpresa allo stivale più famoso del mondo e in anteprima ci regalano il primo singolo estratto da Random Access Memory, tutto per l’Italia, tutto per noi.

O forse non è andata proprio così.

Fabio Nirta, conosciuto dj e promoter della zona di Cosenza, probabilmente stufo del (capibilissimo) tam tam mediatico che da settimane attornia il nuovo lavoro del duo francese, ha pensato di raccogliere i vari frammenti e teaser di “Get Lucky”, fino ad ora unica traccia dell’album concessaci, di assemblarne una versione tutta sua e di diffonderla in rete spacciandola per il nuovo attesissimo singolo dei Daft Punk.

La versione homemade, o made in Italy se preferite, ovviamente ricorda molto un ipotetico pezzo dei due francesi, non a caso è un “collage” di quella che si presume essere la versione definitiva del singolo (che con tutta probabilità sarà molto molto molto simile al lavoro di Fabio), ma, senza nulla togliere al nostro eroe, un orecchio attento nota dei particolari e delle sfumature che difficilmente apparterrebbero a Homem-Christo e Banglater. Ciò non toglie che il tutto è iniziato a circolare in rete.

Risultato? Mezzo mondo se l’è bevuta. Davvero. Mezzo mondo.

Due milioni di visualizzazioni su Youtube in pochissimo tempo, gente impazzita, fan scatenati in delirio, blog che ne parlano, critici che già si esprimono, radio che la trasmettono, una diffusione a dir poco virale.
Invece quello che tutti hanno aspettato, ascoltato, giudicato era solamente l’abile lavoro di un dj cosentino molto sveglio, intraprendente e certamente simpaticissimo.

E Fabio? Lui giustamente se la ride, conscio di aver fatto un ottimo lavoro e di aver preso in giro mezzo mondo. Anzi, diciamolo pure: per una volta è l’Italia che ha preso in giro mezzo mondo, non viceversa.

GRAZIE FABIO!

p.s.

Per i più curiosi ecco la versione “made in Italy” trasmessa da una radio francese.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=L4HYMhdhty8

Live – Paletti @ New Age Club

recensioni-palettiBasico, informale, diretto.
Quando i giri di parole non servono.

Sabato 6 aprile Pietro Paletti aka Paletti e basta si è esibito al New Age Club di Roncade (TV) durante la piacevole Indie Night presentando sul palco un artista totalmente diverso da quello che avevo ammirato ed apprezzato tre anni fa come bassista dei “The R’s”.

Già il suo primo EP (“Dominus”, ndr), risalente all’anno scorso, aveva ben impressionato pubblico e critica facendo parecchio parlare di sè, ora, con il nuovo lavoro “Ergo Sum”, Paletti si impone e soprattutto viene riconosciuto come una delle realtà underground più belle e promettenti dello stivale.

L’inizio è un po’ in sordina: sul palco lui assieme ad altri tre musicisti, il locale è abbastanza popolato, ma non come mi ha abituato in altre occasioni; poco male mi dico, meno tempo speso a spingersi e sgomitare per accaparrarsi una vitale boccata d’aria. La seconda nota positiva di cui mi accorgo quasi subito è come nel giro di pochi minuti tutti i presenti siano assolutamente attenti e ben concentrati sulla performance, non c’è chi gironzola o si accalca freneticamente al bar, ci sono persone che vogliono ascoltare del buon cantautorato. Così si che mi piace.

Il concerto procede liscio, piacevole, i testi sono brillanti e le melodie davvero orecchiabili, Paletti scambia quattro chiacchiere con il pubblico toccando argomenti cari a tutti come (ahinoi) l’odierna situazione politica italiana, ma anche riflessioni e pensieri più strettamente intimi e personali; toccante soprattutto il racconto del rapporto conflittuale con il padre che una disgrazia ha poi fatto migliorare.
Il bresciano ci sa fare sul palco: fa sentire la sua presenza, la parlantina è simpatica e fluente, coinvolge con le sue chiacchierate e soprattutto con la musica d’impatto; passa infatti in rassegna tutto il suo repertorio, senza ripetersi, senza annoiare e giustamente enfatizzando i suoi pezzi più orecchiabili e trascinanti come “Adriana” e “Cambiamento”. E c’è chi balla.

Il tutto si conclude tra gli applausi, applausi meritati per chi, a parer mio, sta cercando di cambiare il volto del pop italiano, di farlo maturare concettualmente e stilisticamente, di riportarlo ai livelli di eccellenza che, nello stretto caso italiano, ha avuto solo nel panorama di molti, molti, direi troppi anni fa.

La serata procede, la musica si alza, la gente balla.
Io mi adeguo, un po’ più rincuorato sulle sorti future dell’italica pop music.