Rock en Seine 2013 festival report

live - Rock en SeineMettendo insieme gli abitanti del comune di Pordenone con quelli di Gorizia non si raggiungono nemmeno le 78mila anime. Dal 23 al 25 agosto, in circa un kilometro quadrato, il festival Rock en Seine ha radunato nella periferia di Parigi 118mila persone. Nonostante ciò, è ancora nella categoria dei piccoli festival musicali europei, perché mentre in Italia ormai è diventato un sogno chiamare a raccolta le decine, in paesi come Ungheria e Belgio si parla di centinaia di migliaia di persone che si muovono, comprano e spendono soldi ed energie in territori che ormai possono sostenersi principalmente con queste attività.

Il Rock en Seine rimane una certezza per chi vuole godersi un festival ma allo stesso tempo farsi una bella vacanza, situato in uno dei parchi più grandi e belli d’Europa (il festival si svolge solo in una ben piccola parte di esso) è inoltre alle porte di Parigi, della quale si può facilmente raggiungere il cuore con la linea 10 della metro che al capolinea Boulogne Pont de St-Cloud ti fa immergere in un mondo spettacolare, quasi magico, fatto di palchi (4), giostre, musica e colori. Quest’anno la zona camping è stata spostata un po’ più distante rispetto alla zona concerti, ma nonostante la fatica della strada (in una salita ripida come poche tra l’altro) rendesse tutti sempre nervosi, all’arrivo si faceva davvero fatica a non rimanere incantati dalla visuale che quella collina donava su Parigi. Forse uno dei punti più incantevoli di tutta la capitale, che con quella salita sembrava quasi di conquistarla. Raggiunto quel punto panoramico del campeggio quasi veniva voglia di non lasciarlo mai, ma quando la musica iniziava a pulsare da sotto la collina e la ruota panoramica roteava i suoi seggiolini, il richiamo era davvero irresistibile.

Allora sotto il primo giorno con Belle And Sebastian, Tame Impala, Alt-J, Johnny Marr, Franz Ferdinand e altri gruppi che fondamentalmente non esistono (avete mai avuto questa impressione quando leggete i nomi delle band più in piccolo del copyright della stamperia nei manifesti dei festival?). Oltre a questi gruppi, che ribadisco essere inesistenti, Rock en Seine propone anche diversi progetti paralleli, solisti, alternativi, elettronici, hip-hop, collaudatisti, metal-meccanici di amici degli amici che hanno fatto parte dei Klaxons o simili. Nel festival ci sono stand ed intrattenimenti di ogni tipo, che vengono sfruttati soprattutto nei momenti un po’ più deboli della line-up.

La sera del primo giorno c’è da scegliere tra i suoni elettronici dal vivo dei !!! (Chk Chk Chk) o la club house berlinese spinta in consolle da Paul Kalkbrenner. Stranamente il pomeriggio del giorno dopo suona anche un certo Fritz Kalkbrenner, che è il classico fratello minore bravo ma sfortunato nell’avere davanti a lui uno dei più grandi clubber di tutti i tempi. La serata finisce e chi ha il pass per il campeggio deve rifare LA salita, solo i migliori ce la fanno, superstiti con grande forza di volontà. Alcuni alzano bandiera bianca e si fermano e metà strada lasciando le tende a solo scopo refrigerativo per le bottiglie che avrebbero usato il giorno dopo.

Il secondo giorno è forse quello un po’ più debole, ma non mancano le sorprese, vedi Waves, che con la loro King of the Beach cercano di boicottare la classica pioggia da festival che partita dalla sera tardi del primo giorno non darà quasi mai tregua per le successive 24 ore. E allora gli stand iniziano a regalare non più occhiali da sole ma impermeabili e mezzi di sopravvivenza da campeggio, mentre lo staff ricopre di ghiaia le pozzanghere dove potevano ormai completamente immergersi i bambini del Mini Rock en Seine (zona attrezzata all’interno del festival per piccoli rockers dai 6 ai 10 anni). Black Rebel Motorcycle Club, Nine Inch Nails ma soprattutto Phoenix, questo è stato il secondo giorno – ma la giornata indie non era la prima? – Evidentemente il Rock en Seine come tanti altri festival fa il furbo mescolando i generi tra le varie giornate, costringendoti così a scervellarti per capire se conviene prendere un  biglietto giornaliero o fare “la tre giorni”, ma con questa tecnica devo dire che vincono quasi sempre loro. Anche nell’ultimo giorno di programmazione non mancano gruppi interessanti, ma personalmente guardo tutto un po’ distrattamente perché attendo con la giusta ansia di vedere il live dei Bloody Beetroots per potermi sentire nel mio piccolo orgoglioso sapere dove sia Bassano del Grappa. Per chi non lo sapesse i loro live sono tra i concerti più hardcore a cui potrete assistere ed è imbarazzante la differenza tra quello che si pensa riguardo a loro e la realtà. A questo punto la schiena mi ha ufficialmente salutato e decido di sentire i System Of A Down dalla salita che mi porta al campeggio, dove ogni sera viene organizzato un after bello sostanzioso.

Tirando le somme il Rock en Seine ha un’organizzazione sempre più invidiabile, i servizi sono ottimi, dai bagni al cibo e così via, ma quest’anno il campeggio è stato davvero snervante, quasi a suggerire che l’organizzazione fosse gestita da persone completamente diverse. Basti pensare che in genere nei campeggi dei festival vige la regola del chi prima arriva meglio alloggia, o per lo meno la legge della giungla o del più forte o insomma, gli spazi migliori sono per chi si organizza meglio e/o arriva presto. Quest’anno invece bisognava seguire gli ordini dello staff e hanno iniziato a riempire prima gli spazi tenda più lontani per poi avvicinarsi alle docce e al festival. Praticamente chi è arrivato per ultimo ha avuto la meglio. Lascio il festival con numero: -1 paio di scarpe (il fango ha avuto la meglio), +2 poncio-sacchetti dell’immondizia impermeabili, +2 cappelli di paglia della Lipton e soprattutto -2 ginocchia (con loro mi rivedrò tra un paio di settimane).

Corny-jr
twitter.com/corny_jr