Radiohead nella Rock’n’Roll of Fame?

E’ stata annunciata la lista dei candidati ad entrare nella Rock’n’Roll of Fame nel 2018. L’ingresso nel museo di Cleveland è annunciato ogni anno, ad Aprile, con una cerimonia a New York,  ed è riservato agli artisti (e non solo) che hanno influenzato la storia del Rock.

La prerogativa è che siano trascorsi almeno 25 anni dalla loro prima incisione. I Radiohead, che i rumors danno tra i papabili vincitori, ci entrano per un soffio, avendo pubblicato Pablo Honey il 22 Febbraio 1993.

La lista completa delle nomination per il 2018 è questa:

Bon Jovi
Kate Bush
The Cars
Depeche Mode
Dire Straits
Eurythmics
J Geils Band
Judas Priest
LL Cool J
MC5
The Meters
Moody Blues
Radiohead
Rage Against the Machine
Rufus featuring Chaka Khan
Nina Simone
Sister Rosetta Tharpe
Link Wray
The Zombies

 

 

Bachi da Pietra – Necroide

Il 25 settembre uscirà per La Tempesta Dischi “Necroide”, sesto album del duo rock italiano dei Bachi da Pietra.
Prosegue, quindi, la collaborazione della band con l’etichetta pordenonese, inaugurata nel 2013 con il precedente album “Quintale”.
Godiamoci nel frattempo il primo singolo estratto, “Black metal il mio folk”.

https://www.youtube.com/watch?v=Xn2yuFK825w&feature=youtu.be

Piccoli Animali Senza Espressione – Cerco casa vista Marte

piccoli animali senza espressione - cero casa su marteCerco casa vista Marte” è un elogio della fuga, una raffinata celebrazione del desiderio di allontanarsi da una realtà alienante, da un’attualità deludente e disincantata.

I Piccoli Animali Senza Espressione sognano una dimora extraterrestre, ma nel frattempo creano un piccolo rifugio in musica, un spazio etereo fatto di melodie leggere e sofisticato pop/rock cantautoriale.

Il termine “spazio” non è casuale: la band, infatti, utilizzando tecniche di 3D sound, riesce a infondere alla propria musica una profondità sorprendente, rendendo i suoni avvolgenti e materici. Il risultato è un album raffinato e caldo, ironico e garbato nei testi, molto ricercato negli arrangiamenti. Fra i brani più interessanti “Tredici”, brano di apertura dalla metrica insolita, “Istant Pharma”, traccia pop divertente ed intelligente, l’intergalattica “Mission to Mars” e la malinconica “Sarà di nuovo estate”.

https://www.youtube.com/watch?v=q0pZ92jJ0Bw

Autumn’s Rain – Om

autumns_rainI veneziani Autumn’s Rain, dopo il primo disco omonimo, tornano dopo due anni con “Om”, un album piacevole, che conferma la loro abilità di musicisti ed autori.

A base di rock, ma declinato in varie sfumature di intensità, il disco mischia attualità e temi personali, critica sociale e intime sofferenze. Gli arrangiamenti sono ben calibrati e la voce del cantante, quasi adolescenziale, è fresca e versatile, a volte di dissolve in un sussurro altre esplode in un grido rabbioso: gli Autumn’s Rain hanno uno stile ben definito in testa e si muovono all’interno dei confini da loro stessi fissati.

Il risultato è l’aver saputo coniugare una grande energia con delle melodie potenti ed immediate e rendere uniforme e costante l’impatto dei singoli brani. Fra quelli più riusciti ci sono “Like!”, esplosiva traccia di apertura, “La coda della vergogna”, “Il canto del soldato” e “Selva”.

https://www.youtube.com/watch?v=bWCxn_ca-eg

Johann Sebastian Punk – More lovely and more temperate

more-lovely-Johann-Sebastian-PunkMai nome fu più azzeccato di Johann Sebastian Punk: da un parte l’ammirazione e la conoscenza quasi snobistica di ciò che è classico, dall’altro la curiosità famelica verso tutti i generi musicali “moderni” e in mezzo Massimiliano Raffa, alias Johann Sebastian Punk.

In effetti di punk vero o proprio non c’è traccia, ma se per punk intendiamo l’attitudine a fregarsene delle regole e sopratutto delle etichette, allora ci siamo. Sovversione, rottura e desiderio di stupire sembrano gli elementi che hanno ispirato questo bizzarro personaggio nella creazione di “More lovely and more temperate”, un disco talmente zeppo di spunti, citazioni e sperimentalismi vari che non può lasciare indifferenti.

Gli 11 brani dell’album si distinguono per complessità e varietà: “Jesus crust baked” è una ironica recita, quasi un piccolo musical di 4 minuti e mezzo, “Yes, I miss the Ramones” uno scanzonato brano pop-punk, “Vernal equinox” una morbida ballata con finale elettro-pop, mentre “White” si rivela un intenso brano shoegaze.

Potremmo definirlo un album universale, dato che in esso convivono pop, rock, glam, composizioni barocche e bossa nova, post-rock e atmosfere surf, teatro e musical: un autentico rebus per gli amanti delle etichette e dei i dogmatismi musicali, una vera goduria per chi, invece, nella musica cerca un pò di follia.

https://www.youtube.com/watch?v=2cuD_qAGmzE

Bud Spencer Blues Explosion – Bsb3

Bud spencer Blues Explosion - Bsb3Il duo romano, composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, sembra proprio essere cresciuto a pane e rock’n’roll e, arrivati ormai al terzo album, danno sfoggio di tutto quello che questa formidabile dieta ha prodotto. Bsb3 è esattamente ciò che ci si aspetta da un gruppo come il loro: un disco denso di suoni, riff intelligenti, tanta tecnica ma anche la passione e il divertimento di chi padroneggia il proprio strumento e sa come tirarne fuori il meglio.

La chitarra di Viterbini è camaleontica e riesce ad essere sognante come quella dei Doors, psichedelica come quella di Jimi Hendrix, ossessiva e allucinogena come quella di Jack White: non le serve altro se non una batteria all’altezza.

Nel disco tutte queste influenze emergono chiaramente ma sono bilanciate da una visione e da uno stile molto personale, dove originalità e tradizione convivono in armonia. Bsb3 scorre veloce e inteso, l’energia e qualità sono costanti e nessuno dei 10 brani (più una ghost track) risulta superfluo o poco riuscito. Anche gli assoli, presenti praticamente in ogni traccia, sono sempre ispirati ed equilibrati, il che dimostra un gusto ed un senso della misura che spesso è difficile trovare in artisti così dotati tecnicamente.

L’attitudine è sicuramente internazionale, ma la lingua rimane quella di casa: sentire un gruppo di questo livello cantare in italiano è bello e rende i Bud Spencer Blues Explosion davvero unici. Ascoltando la loro musica, si comprende il senso del loro nome: sono come un cazzotto in faccia, un’esplosione di blues, rock, grunge e punk.

Da non perdere!     

https://www.youtube.com/watch?v=OIwlldEWT8o

Live – Queens of the Stone Age @ Križanke Ljubljana

QO

Tutti noi abbiamo un Olimpo dove poniamo le personalità che ci hanno ispirati nel corso della vita.

Nel mio personale Olimpo si trova, assieme a molti altri musicisti, anche Josh Homme.

Josh Homme è stato uno dei fondatori del gruppo stoner dei Kyuss, esperienza fortunata che si può dire ha dato vita a un genere, ed è successivamente divenuto leader nonchè icona dei Queens of the Stone Age, dei quali è anche l’unico componente fondatore a fare ancora parte.
Ha fondato inoltre insieme a Dave Grohl (anche lui ex QOTSA) e John Paul Jones il supergruppo Them Crooked Vultures e produce e pubblica periodicamente una serie di improvvisazioni musicali con altri musicisti, chiamate “The Desert Sessions”.

Ci siamo capiti insomma.

Lunedì 9 giugno alla Križanke Arena di Ljubljana ho potuto finalmente assistere ad un live degli amati Queens of the Stone Age, usciti l’anno scorso con il loro sesto lavoro “…Like Clockwork”.

Caldo tropicale e afoso, arena (splendida) SOLD OUT e decibel altissimi.
Questo è un concerto rock.

Entro nella splendida cornice della Križanke in concomitanza con l’inizio del concerto (non me ne voglia il gruppo spalla sloveno che apriva), trovo un posticino comodo e dalla buona visuale e possiamo iniziare.

Josh Homme, che trovo più in forma ed asciutto del solito, ha già iniziato a far urlare la Gibson Marauder ed è carico come del resto tutta la band: i QOTSA ci regalano uno spettacolo granitico, senza sbavature né un attimo di tregua.
I brani che t’aspetti ci sono praticamente tutti, da “Little Sister” a “No One Knows”, da “Go With the Flow” a “Sick Sick sick”, Josh non tira mai il fiato e con lui tutti gli spettatori: i cinque sul palco sono tecnicamente impeccabili e dimostrano perché faranno da headliner in buona parte dei maggiori festival estivi europei.

Il concerto prosegue incessante ripercorrendo tutta la storia dei QOTSA passando per “Songs for the Deaf”, “Lullabies to Paralyze”, “Era Vulgaris” e il più recente “…Like Clockwork” dove ritroviamo sonorità meno estreme e che a tratti possono ricordare persino Bowie o i Talking Heads.

La chiusura lascia tutti appagati grazie all’energica “A song for the dead”, la sigla finale di sempre, capace di prosciugare ogni energia residua nel pogo scatenato, che fa calare il sipario sulla Križanke Arena e su una performance da 10.
Bravo Josh.