Architects + guests – 5 Novembre 2016 @ New Age Club (TV)

architects
Dopo la prematura e tragica scomparsa di Tom Searle, tutti si sarebbero aspettati l’annullamento del tour da parte degli Architects.
Al contrario, con grande coraggio e forza d’animo, la band di Sheffield ha annunciato che questo triste evento non avrebbe portato alla cancellazione delle loro imminenti date, ma anzi sarebbe stata l’occasione per celebrare la vita di Tom.
Dopo questa necessaria introduzione, sono felice di annunciare che gli Architects saranno i protagonisti di una data al New Age Club il 5 Novembre per presentare il loro nuovo album “All our Gods have abandoned us”.
Come da consuetudine, sono sicura che il loro show sarà ricco di emozioni ed energia.
Vi aspetto tutti, per supportare come non mai i nostri beniamini!

5 NOVEMBRE 2016 – NEW AGE CLUB (RONCADE-TV)
Biglietti: 25€.

The Vaccines – 11 Marzo @ New Age

The Vaccines tornano in Italia per il tour dell’ultimo album “English Graffiti”, uscito a maggio dell’anno scorso.
La band indie rock inglese ha esordito nel 2011 con “What did you expect from The Vaccines”, album vincitore di un NME, al quale è seguito “Come of age” con cui hanno raggiunto i vertici delle classifiche inglesi.
Due le date italiane: venerdì 11 marzo al New Age di Roncade (TV) e sabato 12 marzo al Fabrique di Milano.

the vaccines english graffiti

Lo Stato Sociale @ New Age Club 11/04/2015

stato sociale

Sabato 11/04/2015 il New Age ha ospitato l’atteso ritorno de Lo Stato Sociale, passato sul palco del club di Roncade un paio d’anni fa con il disco d’esordio “Turisti della democrazia”. Quella volta eravamo in appena 150, la band emiliana era ancora poco conosciuta, ma ci conquistò con un electropop fresco e festaiolo, i balletti demenziali e quel non prendersi troppo sul serio da “divertiamoci tutti finché dura”.

Nel frattempo la loro popolarità è cresciuta in modo esponenziale ed è arrivato anche il secondo, fatidico, disco “L’Italia peggiore”, che li ha consacrati come una delle band più rappresentative di questa generazione.

La vera sorpresa non è stata, quindi, ritrovarmi in un club stracolmo, né scoprire che la data era sold out già da un paio di giorni, ma rivedere sul palco la stessa band di due anni fa, stessa autoironia e stessa voglia di far casino: l’unica differenza è che stavolta, fra il pubblico, tutti cantavano tutto, perfino l’ipertrofica “Ladro di cuori col bruco”.

Lo spettacolo assomiglia di più ad un vero concerto ma non mancano siparietti con tanto di bacio omo su “Amore ai tempi dell’Ikea”, tripudi finto-patriottici con “Questo è un grande paese” o momenti più riflessivi come quando cantano “Linea 30” e “C’eravamo tanto sbagliati” e Lodo ricorda i fatti della scuola Diaz e del G8 di Genova. “Quello che le donne dicono” viene presentata in versione remix, più elettronica e (ahimè) senza balletto, mentre “Mi sono rotto il cazzo” rimane così, perché gli inni non si toccano.

Chiudono altri due pezzi “storici” come “Abbiamo vinto la guerra” e “Cromosomi”: questa volta ci sono pure i coriandoli, che ci si attaccano addosso perché per due ore non abbiamo fatto che ballare.

Bentornati.

Live – Bring Me The Horizon + guests @ New Age Club 23.11.2013

23 Novembre 2013, New Age Club, Roncade, Treviso.

La nostra avventura inizia alle ore 20.15 circa, quando arrivati al New Age vediamo copiosa la gente appostata all’entrata che attende l’apertura delle porte.
Il concerto è sold out, e nonostante tutto c’è qualche coraggioso, visto il tempo piovoso, che pur di partecipare si è precipitato fuori dal locale nella disperata ricerca di un biglietto.

L’opening act di questo evento è ad opera dei Sights and Sounds, gruppo canadese del quale non ero a conoscenza e, alla luce di ciò, ero curiosa di ascoltare.

I primi due brani denotano bravura e un sound caratterizzato da vocali lunghe e accordi a momenti dissonanti e a momenti sostenitori dei vocalizzi.

Ora, permettetemi di dire che la pecca di questo gruppo è la monotonia. Per i tre quarti d’ora in cui hanno suonato mi è sembrato di sentire reiterata la stessa canzone: gli accordi di base sono piuttosto simili (o per meglio dire uguali?), una vocale predomina rispetto all’intero testo, e la ritmica è rassomigliante in ogni brano che hanno proposto.

Secondo Giulian, che dichiara di essersi svegliato solo dopo la conclusione dell’esibizione dei Sights and Sounds, infastidito dagli applausi, il gruppo sembrava una brutta copia dei Deftones quando suonano male.

Insomma, diciamo che le aspettative al riguardo sono state brutalmente rovesciate.

Pierce the Veil: per molti la sorpresa della serata.

Dal metro e mezzo di Vic Fuentes escono note pulite e intonate, gli strumenti gli stanno dietro a meraviglia e l’energia che si respira sul palco è febbrile e contagiosa.

Lasciano per ultimi due dei loro pezzi più famosi, Caraphernelia e King for a Day, ai quali il pubblico reagisce con maggiore entusiasmo rispetto al resto dei brani, sconosciuti ai più.

Dopo una breve pausa per sistemare il palco al meglio, il momento topico è giunto.

Si spengono le luci, un boato esplode, i Bring Me The Horizon escono allo scoperto: la folla in delirio sembra abbia visto la luce del paradiso tra espressioni incredule ed urli vicini agli ultrasuoni.

Lo show inizia.

La potenza strumentale di questo gruppo è qualcosa di squisitamente afrodisiaco; tutto sta al suo posto perfettamente e il cambiamento di formazione (l’arrivo di un tastierista/effettista a tempo pieno al posto di una chitarra) ha giovato enormemente alle esibizioni live. A livello musicale sono ineccepibili.

Lo stile della band negli anni ha subito un’evoluzione pazzesca, è stato come vedere un bambino imparare a camminare e poi a correre perchè, nulla togliendo ai primi due album (Count your blessings e Suicide Season), è negli ultimi due dischi (The is a hell belive I’ve seen it, there is a heaven let’s keep it a secret e sempiternal) che i Bring hanno trovato una dimensione ideale, specialmente Oliver, il cantante, che è riuscito a scoprire uno scream più leggero, quasi sussurrato, nel quale riesce ad avere maggiore controllo delle proprie capacità senza flagellare le sue povere corde vocali.

Nonostante questo c’è un ma: “bla bla bla complimenti” (funge da riassunto di ciò che ho precedentemente detto), MA appena Oliver esce dal suo scream sussurrato, sparisce, inghiottito dall’accompagnamento. È inutile star qui a raccontarcela perché purtroppo brani come Diamonds aren’t forever e Chelsea smile li ha fatti con il culo, anzi per metà li ha fatti cantare al pubblico e per metà sembrava lo stessero sgozzando.

Il giudizio complessivo, comunque, sfiora l’eccellenza.
Il pubblico partecipa spontaneamente e canta i cori di brani come Sempiternal e Go to hell, for heaven’s sake, con passione e una certa dose di sentimento, come se le parole fossero scritte apposta per loro.

Dopo un primo ending, il gruppo sostenuto da incitamenti a fare “one more song” torna sul palco per concludere la serata con un encore di due brani.

Dopodichè i Bring me the horizon svaniscono nel backstage e la gente comincia a disperdersi, in cerca di un respiro d’aria fresca e di sollievo dalla canicola sudorifera.

Scaletta:

  1. Can You Feel My Heart
  2. Shadow Moses
  3. Diamonds Aren’t Forever
  4. The House of Wolves
  5. Go to Hell, for Heaven’s Sake
  6. And the Snakes Start to Sing
  7. Empire (Let Them Sing)
  8. It Never Ends
  9. Deathbeds
  10. Chelsea Smile
  11. Antivist

Encore:
12. Blessed with a Curse
13. Sleepwalking

Stanche di essere sexy. CSS Live al New Age

Planta
Planta, ultimo album delle CSS

Dando un’occhiata alle date europee del tour Planta, ultimo album delle Cansei de Ser Sexy (CSS), possiamo notare destinazioni di spicco come Berlino, Belfast o Madrid, per cui può sorprendere il fatto che l’unica tappa italiana sia Roncade, in piena periferia trevigiana. Oppure può non sorprendere affatto se si tiene conto che il New Age é un club affermato, che vanta un curriculum di artisti di tutto rispetto, anche se non é situato in grandi città come Milano, Roma o Bologna.
Riempire un locale in mezzo al nulla della zona industriale di Roncade il martedì sera è un’impresa non da poco, ma l’affluenza é discreta.

Introdotti da una buona performance degli Hate Boss, i CSS salgono sul palco e la prima cosa che si nota é che c’é un intruso: un batterista (maschio).
Attualmente la formazione ufficiale delle CSS è composta da quattro ragazze (Lovefoxxx, Luiza Sá, Ana Rezende, Carolina Parra) per cui viene da chiedersi chi sia costui (ricordiamo che l’unico maschio del gruppo se n’è andato l’anno scorso). La cosa salta all’occhio, ma forse non ha molta importanza, é solo curiosità.

Il suono del gruppo brasiliano prende subito, il pubblico apprezza e, chi più chi meno, partecipa.
L’attenzione è ovviamente catalizzata dalla cantante Lovefoxxx, dal fascino orientale e con i capelli lunghissimi che non smette di agitare neanche per un momento (complice un ventilatore posto davanti a lei che li muove tipo pubblicità del balsamo).
Semplice, vestita con una specie di pigiamino colorato che la rende accessibile e coccolona, riesce ad intrattenere con grinta non solo cantando, ma ballando con sincero entusiasmo.
Il resto della band non è da meno, suonando al meglio non solo il proprio strumento, ma anche quello delle altre. C’era infatti un continuo scambio fra basso, tastiere e campionatori.

Il concerto è piacevole, vivace. La serata è attraversata da una certa energia che il pubblico metabolizza fin dall’inizio. Il suono delle CSS sa essere leggero, ma non banale. Sicuramente entusiasmante. Indie-rock, che non si prende troppo sul serio, mescolato ad un’elettronica usata non per far sfoggio di tecnica, ma per sano e puro divertimento.
Fra le canzoni dell’ultimo album c’è sempre spazio per i successi del passato come Let’s Make Love and Listen to Death from Above e “Alala”, ma il concerto non poteva che terminare con “Hangover”, singolo estratto da Planta.

Frase presa da un’intervista a Beyoncé, “Cansei De Ser Sexy” significa “stanca di essere considerata sexy”, tuttavia, a dispetto del loro nome, le CSS non lasciano indifferenti: hanno sedotto ancora una volta.

 

http://www.youtube.com/watch?v=doTGKMVQ8oo

Testament Live @ New Age Club – Roncade

Testament LiveSono curioso di sapere le condizioni del New Age club quest’oggi, visto l’inferno di ieri sera creato dal quintetto di Oakland sul piccolo stage del club trevigiano.
18 giugno 1967, Jimi Hendrix incendia la sua Fender Stratocaster sul palco di Monterey festival, procurandosi un’ustione di primo grado;
18 giugno 2013 ore 22, i Testament salgono sul palco preceduti dall’intro di Star Sprangled Banner eseguto proprio da Hendrix.
Il concerto inizia sulle note di Rise Up, brano dell’ultimo album The Dark Roots Of Earth del 2012, una mitragliata al cervello che non accetta repliche ne sconti, seguita senza un secondo di sosta dall’ottima More Than Meets The Eye, sorretta da un pubblico in delirio dal primo all’ultimo secondo di concerto, ben animato dal quasi cinquantenne Alex Scolnick, e dal frontman bestione Chuck Billy.
Dopo un po’ la prima mezz’ora, un imprevisto al sellino della batteria di Gene “atomic clock” Hoglan lo costringe a dare il meglio di sè e suonare in piedi senza perdere un colpo. Hoglan è sicuramente uno dei batteristi più storici del metal, nella cui carriera può vantare di aver registrato e interpretato live, due album degli inventori del death metal, Individual Thought Pattern(1993) e Symbolic (1995) con i Death del compianto Chuck Schuldiner.
I n0n più giovani thrasher californiani regalano solo 11 pezzi agli accaldatissimi fan italiani, un ora di concerto esatta senza concedere bis e accorciando di 3 pezzi la scaletta dele date precedenti, a quanto pare a causa del caldo all’interno del club, essendo poi rincorsi dalla sfortuna di non poter utilizzare il proprio tour bus a causa di un guasto all’impianto di condizinamento dell’aria, facendosi trasportare quindi in albergo con un pulmino privato, non concedendo così foto e autografi ai numerosi fan accorsi d’innanzi il bestione a 4 ruote che doveva riaccompagnarli a casa.
Una bella serata anche se durata troppo poco.

Voto: 7,5

Scaletta:
1.Rise Up
2.More than meets the eye
3.Native Blood
4.True American Hate
5.Dark Roots Of Earth
6.Into the Pit
7.Practice what you preach
8.The new order
9.The haunting
10.Over the Wall
11D.N.R. (do not resuscitate)

Live – Paletti @ New Age Club

recensioni-palettiBasico, informale, diretto.
Quando i giri di parole non servono.

Sabato 6 aprile Pietro Paletti aka Paletti e basta si è esibito al New Age Club di Roncade (TV) durante la piacevole Indie Night presentando sul palco un artista totalmente diverso da quello che avevo ammirato ed apprezzato tre anni fa come bassista dei “The R’s”.

Già il suo primo EP (“Dominus”, ndr), risalente all’anno scorso, aveva ben impressionato pubblico e critica facendo parecchio parlare di sè, ora, con il nuovo lavoro “Ergo Sum”, Paletti si impone e soprattutto viene riconosciuto come una delle realtà underground più belle e promettenti dello stivale.

L’inizio è un po’ in sordina: sul palco lui assieme ad altri tre musicisti, il locale è abbastanza popolato, ma non come mi ha abituato in altre occasioni; poco male mi dico, meno tempo speso a spingersi e sgomitare per accaparrarsi una vitale boccata d’aria. La seconda nota positiva di cui mi accorgo quasi subito è come nel giro di pochi minuti tutti i presenti siano assolutamente attenti e ben concentrati sulla performance, non c’è chi gironzola o si accalca freneticamente al bar, ci sono persone che vogliono ascoltare del buon cantautorato. Così si che mi piace.

Il concerto procede liscio, piacevole, i testi sono brillanti e le melodie davvero orecchiabili, Paletti scambia quattro chiacchiere con il pubblico toccando argomenti cari a tutti come (ahinoi) l’odierna situazione politica italiana, ma anche riflessioni e pensieri più strettamente intimi e personali; toccante soprattutto il racconto del rapporto conflittuale con il padre che una disgrazia ha poi fatto migliorare.
Il bresciano ci sa fare sul palco: fa sentire la sua presenza, la parlantina è simpatica e fluente, coinvolge con le sue chiacchierate e soprattutto con la musica d’impatto; passa infatti in rassegna tutto il suo repertorio, senza ripetersi, senza annoiare e giustamente enfatizzando i suoi pezzi più orecchiabili e trascinanti come “Adriana” e “Cambiamento”. E c’è chi balla.

Il tutto si conclude tra gli applausi, applausi meritati per chi, a parer mio, sta cercando di cambiare il volto del pop italiano, di farlo maturare concettualmente e stilisticamente, di riportarlo ai livelli di eccellenza che, nello stretto caso italiano, ha avuto solo nel panorama di molti, molti, direi troppi anni fa.

La serata procede, la musica si alza, la gente balla.
Io mi adeguo, un po’ più rincuorato sulle sorti future dell’italica pop music.