Franz Ferdinand – recensione live 31 Luglio – Udine

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Prima volta che ho assistito ad un concerto dei Franz Ferdinand, ma sicuramente non sarà l’ultima.E’ stata una serata perfetta. Il tempo ci ha graziato, la location del piazzale del castello incantevole e la musica..una cannonata!
Ad aprire il concerto ai quattro di Glasgow ci sono i “The Cribs” che non conoscevo molto a dire il vero, ma che ho avuto il piacere di ascoltare e scoprire. The Cribs sono un gruppo alternative rock inglese di Wakefield che già sei anni fa aveva aperto il concerto dei Franz Ferdinand. Le due band, infatti, sono legate non solo da un rapporto professionale ma soprattutto di amicizia, tanto che Alex Kapranos produsse il loro terzo album nel 2007.

Vorrei fare una premessa.! Secondo me ci sono vari motivi per cui un amante della buona musica, almeno una volta nella vita, dovrebbe assistere ad un concerto dei Franz Ferdinand: La prima potrebbe essere che i Franz Ferdinand sono guidati dal carismatico cantante e chitarrista Alex Kapranos, capace di slanci punk senza perdere la sua consueta eleganza. La seconda potrebbe essere che nel corso dei loro concerti si balla sul rock, una cosa che non accade molto spesso. Infine, l’ultima potrebbe essere che la band propone un suono in cui è possibile sentire delle forti influenze new wave.

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Gli scozzesi arrivano sul palco con un lieve ritardo tipico delle rockstar, ma si fanno perdonare immediatamente dai loro fans. Entrano in scena e la folla esplode al suono delle prime note di “No You Girls”. Per le prossime due ore nessuno riuscirà più a stare coi i piedi per terra e non è un modo di dire!
Parte una scaletta di venti pezzi che non lasciano dubbi. I Franz sono attualmente una delle migliori live band al mondo. Quasi tutti i brani del concerto sono stati anche delle hits. Una serie di singoli da classifica che fanno pensare, più che altro per il fatto che hanno inciso solo quattro album. Direi che è proprio il caso di dire pochi ma buoni!

Presentano molti brani tratti dal loro ultimo album “Right Thoughts, Right Words, Right Action” tra cui i tormentoni “Right Action” e Love “Illumination”e alcuni storici successi come “Walk Away” e “Ulysses”, ma la cosa più degna di nota e che forse pochi si aspettavano è stato il fatto che hanno largamente proposto i brani tratti dal loro primo e omonimo album, che a parere mio e non solo, rimane il loro più grande lavoro fin ad ora realizzato!

C’è di tutto in questo concerto, Indie rock, New wave, Garage rock e persino alcuni minuti di musica elettronica quasi da rave. Con This Fire lo spettacolo finisce. Burn this city, this fire is out of control, I’m going to burn this city.. sì, la città l’avete bruciata. Un fuoco che rimane vivo anche quando si spengono le luci e gli amplificatori, sia nel cuore del pubblico che in quello degli artisti.

Gardonio Alberto

SETLIST:

No You Girls
The Dark of the Matinée
Right Action
Tell Her Tonight
Evil Eye
Do You Want To
Michael
Walk Away
Stand on the Horizon
Can’t Stop Feeling
Auf Achse
The Fallen
Bullet
Take Me Out
Love Illumination
Ulysses
Outsiders

BIS

Darts of Pleasure
Goodbye Lovers & Friends
This Fire
 

 

 

Paolo Nutini – 18 luglio – Piazzola sul Brenta (PD)

10538409_10204284587698514_461440367_nHigh Hopes (o great expectations)

Sullo sfondo vivace e sinistro di Cyclone, l’opera più famosa dell’artista britannico contemporaneo Dan Baldwin, si apre la scena del concerto di Paolo Nutini.

Il ragazzo di Paisley è cresciuto: si è fatto attendere dopo l’esibizione dei Rainband di Manchester, concedendosi ai fan dopo tre quarti d’ora (accademici); e questa volta non ha circoscritto i movimenti al cilindro del microfono. Dico “questa volta” perché prima di arrivare a Piazzola avevo ancora impressa nella memoria la performance di Roncade, il 24 novembre 2009, e non era un bel ricordo. Il Paolo Nutini di Sunny Side Up non era riuscito ad esprimere sul palco la solarità del suo allora ultimo album, forse sopraffatto da una timidezza che ancora non riusciva a gestire. E che troppo strideva con la natura energica della sua nuova musica.10565759_10204284662940395_2083296221_n

Ma Piazzola è stata diversa: il contesto ha aiutato, certamente. Non più lo spazio limitato e chiuso di un New Age autunnale, ma l’anticamera a cielo aperto di una villa seicentesca, arricchita da lampi, tuoni e cielo violeggiante. Niente di più soul, niente di più blues. Il quadro più inaspettatamente adatto a contornare la performance di un artista che con Caustic Love ha scelto di spingersi una bella manciata di passa più in là nell’esplorazione di una delle sue anime musicali, il soul appunto. Il cielo tiene ancora, e Paolo entra in chiodo e stivale pesante: la scaletta dice Scream (Funk My Life Up) facendo sentire il pubblico subito a casa, e poi continua con la seconda della scaletta e dell’album, Let Me Down Easy. E qui è doveroso fermarsi subito. Canzone tra le più simboliche del soul, una hot rhythm and blues per la precisione: cantata per prima dall’americana Bettye LaVette nel lontano e moderno 1965. Possiamo dire in tutta tranquillità che Paolo è andato sul sicuro, ma ha anche rischiato con questo classico che induce alla venerazione. La scelta di reinterpretarla con l’aiuto di una seconda voce femminile, che interviene più volte nel corso del concerto con un effetto tra la Motown e la lirica, vince e convince.

Il concerto continua in realtà10555186_10204284601898869_1694488022_n senza grandi sorprese, a parte quella gradevole di vedere un cantante più disinvolto e meno perso nell’ascolto intimo della propria musica. Si passa da brani più vecchi, come Jenny Don’t Be Hasty (con coda in New Shoes), ai recentissimi Better Man e Diana, a creare un’atmosfera romantica forse troppo anticipata. Da notare comunque che tutti i pezzi di Sunny Side Up sono rivisitati non saprei ben definire in che chiave – ma forse nemmeno Paolo lo sa o lo vuole sapere, restio com’è a dare definizioni col punto finale alla propria musica. E quindi non perdiamoci in chiacchiere. Notiamo che Paolo si è finalmente deciso a togliersi il chiodo (ma non lo stivale) e ad esprimersi anche col corpo, non solo con la voce. La strada è ancora lunga, ma è pur sempre quella giusta.

Com’è facile immaginare non manca neppure Candy, anche questa in versione “altra” rispetto a quella che ci canticchiamo tutti nella mente, e un po’ dispiace, ammettiamolo. Come non manca No Other Way e Iron Sky, e neppure la dedica a Dalla e all’Italia con Caruso, un must per il discendente di Barga (paese toscano d’origine di Nutini padre). Prima però Nutini fa sgranchire le gambe con Pencil Full of Lead.

Ultima, banalmente ultima,10566443_10204284587938520_23195673_n Last Request, che ha però il pregio di unire tutto il pubblico in un solo canto. Si chiude così, ad una voce, un concerto capace di far dimenticare di essere sotto la pioggia, fradici e in spadina, in una sempre meno calda serata di luglio.

Infine, una domanda che passo a chi c’era o a chi ascolta Paolo da casa: non vi aspettavate di veder spuntare sul palco una figura mitologica metà James Brown metà R.Kelly mentre Paolo, ispiratissimo e così soulful, intonava One Day? Sospiro, e high hopes (per il prossimo concerto).

L’Incredibile Spetaculo De La Muerte! – Tre Allegri Ragazzi Morti alla Fiera della Musica 2014

Recensione: Tre Allegri Ragazzi Morti – Fiera Della Musica -2014 19 07 14 – Azzano Decimo (PN)

 

Unica serata, per me, alla Fiera della Musica di Azzano Decimo, quest’anno.Tre-Allegri-Ragazzi-Morti-21

La Fiera negli ultimi anni ha sentito fortemente la crisi e il patto di stabilità, il comune ha stretto i cordoni della borsa e quindi i nomi in cartellone, seppur buoni, non sono più di grandissimo richiamo come una volta. La serata più interessante per me rimane quindi quella dei TARM (acronimo di Tre Allegri Ragazzi Morti).

Arrivo e sul palco ci sono già i GIUDA, romani. Dimenticabilissimi. Rock classico, direi scontato, accenni Glam Rock, ottimi musicisti, ma questo non basta davvero più.

E’ la volta dei TOY, inglesi, tra shoegazer e psichedelia. Imbarazzanti. Vuoti, presuntuosi e noiosissimi. Musica già sentita decine di volte, peccato che giovani come questi siano già così datati.

Ma per fortuna alle 23 circa arrivano loro, i ragazzi morti. Premetto che li ho visti davvero molte volte dal vivo, alle volte anche da lato palco, e che quindi non sono facile ad impressionarmi… Il loro spettacolo si chiama “Tre Allegri Ragazzi Morti Per Principianti”, poiché è una specie di compendio dei loro 20 anni di attività, che ricorrono appunto quest’anno, e che vengono festeggiati con un concerto che spazia dalle ultime canzoni a quelle invece degli esordi.

Si parte con le maschere consuete e con il look da grande gorilla di Davide Toffolo, nel suo pastrano da cecchino. Il suono è perfetto, sono in 4 come da un po’ di tempo, con la chitarra aggiuntiva del fido Andrea Maglia, le canzoni sono rodate, sembra di sentire il disco per come sono potenti ma precise. L’emozione però è sempre viva, coi TARM si parte ancora una volta per un viaggio nella condizione umana, nella mortalità, nei disagi, perlopiù giovanili, ma non solo.

Dopo una quarantina di minuti di concerto ecco che inizia la fase TARM degli esordi.

Il secondo chitarrista abbandona temporaneamente la scena e lascia il palco al nucleo originale, composto da Davide Toffolo alla voce e chitarra, Enrico Molteni al basso e Luca Masseroni alla batteria e ai cori (peraltro poco appariscenti ma efficacissimi). Si tolgono le maschere da teschio:  è il momento in cui Davide si raccomanda col pubblico di non fare né video né foto perché l’immagine del gruppo vuole sia senza tempo e un po’ fumettistica. Il pubblico acconsente di buon grado. A proposito, il pubblico: il concerto è gratuito, quindi oltre agli aficionados vi sono anche tanti curiosi, autoctoni e non, di varie e improbabili fasce d’età, molto probabilmente per la prima volta a contatto con la musica della band.

E’ interessante vedere quindi come alla fine del concerto, oltre ai fan e ai giovanissimi, si siano scaldati anche gli altri, cosa non certo scontata.

Nella veste delle origini apprezziamo diverse canzoni che hanno sul groppone una ventina d’anni ma che sono ancora ottime: i suono, con la sola chitarra di Davide, diviene volutamente più rozzo e più punk. Tra le altre cito la potente Fortunello, col testo di Petrolini, famoso attore comico e intellettuale degli anni ’20 (andate se volete su youtube ad ascoltare le due versioni).

Finita la parte degli inizi, risale il secondo chitarrista e si prosegue tra i vari inni, sia con  ritmi in levare, come negli ultimi due album, sia più rock e veloci.

Gli intermezzi e i siparietti che Davide come sempre concede, che fanno peraltro parte della scrittura del suo spettacolo, e che una volta mi stavano abbastanza antipatici, cominciano da qualche tempo a questa parte piacermi e ne colgo di più il senso.

Finisce con il pubblico molto contento e direi anche abbastanza emozionato per una performance di altro livello che di certo non lascia indifferenti.

 

Massimo Adolph Nutini

TheGreatComplottoradio

 

 

 

 

Live – Queens of the Stone Age @ Križanke Ljubljana

QO

Tutti noi abbiamo un Olimpo dove poniamo le personalità che ci hanno ispirati nel corso della vita.

Nel mio personale Olimpo si trova, assieme a molti altri musicisti, anche Josh Homme.

Josh Homme è stato uno dei fondatori del gruppo stoner dei Kyuss, esperienza fortunata che si può dire ha dato vita a un genere, ed è successivamente divenuto leader nonchè icona dei Queens of the Stone Age, dei quali è anche l’unico componente fondatore a fare ancora parte.
Ha fondato inoltre insieme a Dave Grohl (anche lui ex QOTSA) e John Paul Jones il supergruppo Them Crooked Vultures e produce e pubblica periodicamente una serie di improvvisazioni musicali con altri musicisti, chiamate “The Desert Sessions”.

Ci siamo capiti insomma.

Lunedì 9 giugno alla Križanke Arena di Ljubljana ho potuto finalmente assistere ad un live degli amati Queens of the Stone Age, usciti l’anno scorso con il loro sesto lavoro “…Like Clockwork”.

Caldo tropicale e afoso, arena (splendida) SOLD OUT e decibel altissimi.
Questo è un concerto rock.

Entro nella splendida cornice della Križanke in concomitanza con l’inizio del concerto (non me ne voglia il gruppo spalla sloveno che apriva), trovo un posticino comodo e dalla buona visuale e possiamo iniziare.

Josh Homme, che trovo più in forma ed asciutto del solito, ha già iniziato a far urlare la Gibson Marauder ed è carico come del resto tutta la band: i QOTSA ci regalano uno spettacolo granitico, senza sbavature né un attimo di tregua.
I brani che t’aspetti ci sono praticamente tutti, da “Little Sister” a “No One Knows”, da “Go With the Flow” a “Sick Sick sick”, Josh non tira mai il fiato e con lui tutti gli spettatori: i cinque sul palco sono tecnicamente impeccabili e dimostrano perché faranno da headliner in buona parte dei maggiori festival estivi europei.

Il concerto prosegue incessante ripercorrendo tutta la storia dei QOTSA passando per “Songs for the Deaf”, “Lullabies to Paralyze”, “Era Vulgaris” e il più recente “…Like Clockwork” dove ritroviamo sonorità meno estreme e che a tratti possono ricordare persino Bowie o i Talking Heads.

La chiusura lascia tutti appagati grazie all’energica “A song for the dead”, la sigla finale di sempre, capace di prosciugare ogni energia residua nel pogo scatenato, che fa calare il sipario sulla Križanke Arena e su una performance da 10.
Bravo Josh.

Live – The Veils @ Apartaménto Hoffman Conegliano

VVVEILSA voi piace la domenica?
A me fondamentalmente non fa impazzire, ma poi capita lei.
La domenica che non ti aspetti.
O la domenica che vorresti sempre, vedete voi, il senso è quello.

Fatto sta che domenica 13 Aprile ero a Conegliano, all’Apartaménto Hoffman, per il concerto dei The Veils.
I motivi per desistere erano molteplici, sono sincero: abito e lavoro a Trieste, a quasi due ore da Conegliano, il lunedì mattina lavoro e in più la band inglese iniziava a suonare alle 23.

Cioè.
Capite.
Ma lo fate apposta?

Poco male, non mi sono fatto fermare da niente, ho perseverato, ho perseverato soprattutto per amore di un gruppo del quale, non ricordo bene il perché, ho un ricordo indelebile legato al mio periodo delle superiori.
I The Veils però non sono esattamente la classica band che tutti conoscono e che viene incensata ed idolatrata ad ogni uscita.
Anzi.
Band di origini neozelandesi, ma nata a Londra nel 2001, è composta momentaneamente da 5 elementi, che peraltro sono stati più volte sostituiti, sempre capitanati dal fondatore Finn Andrews, figlio di Barry Andrews, tastierista degli oramai scomparsi XTC, gruppo inglese di rock alternativo dei anni ’70.

Il pubblico non è di quelli che la compagine londinese, abituata a ben altri palcoscenici, meriterebbe, ma i musicanti non si lasciano scoraggiare e così la performance ha inizio.
Il concerto è piacevolissimo, band e pubblico molto coinvolti, Finn si impegna alla grande e infatti suda quando un islandese al Cairo, ma la sua voce non ne risente e la performance risulta davvero di qualità.
Io poi sono posizionato in prima fila esattamente sotto Sophia Burn, la bella e bionda bassista , e devo dire che ciò contribuisce a farmi amare ancora maggiormente tutta l’esibizione.

Il repertorio spazia ed è vario, anche se si concentra in particolare sull’ultimo loro lavoro “Time Stays, We Go” uscito verso la metà dell’anno scorso.
L’oretta abbondante di performance di esaurisce ben presto, come sempre quando si ha a che fare con buona musica ed ottima esecuzione, con le perle “Calliope!” e “Nux Vomica”, anche se ammetto mi sarei aspettato qualche altro classico da brividi (e ce ne sono a bizzeffe diamine!) come ad esempio “Lavinia”, una delle loro canzoni che preferisco.

Poco male tutto sommato, è stato un gran bel concerto e ho finalmente potuto vedere i The Veils live.
Riparto alla volta di Trieste stanco e con un paio d’ore di strada da affrontare, ma soddisfatto e con il sorriso.
Questa è la musica.

L a Pasqua suona rock alla casa caccia di Pasiano.

Domenica 20 Aprile, l’Associazione Kactus presenta un evento interamente dedicato alla musica di qualità. Una serata di buon rock’n’roll che vede protagonisti Gli Sportivi e Zabrisky, due gruppi tra i più promettenti della scena musicale underground italiana. La serata si concluderà col dj set di Checco Merdez.

https://www.facebook.com/pages/Kactus-Associazione-Culturale/1452720621614100?notif_t=page_new_likes

Inizio serata ore 19:00

Bar e cucina

Ingresso libero

GLI SPORTIVI (rock’n’roll/blues) Il loro traguardo è quello di spingere al massimo il rock’n roll ed il blues minimale in un’atmosfera densa di energia positiva! Da qualche tempo il duo si esibisce ai party più cool d’Italia offrendo un live carico di energia travolgente e di passione che fa tornare indietro nel tempo.

http://www.rockit.it/glisportivi
http://www.myspace.com/glisportivi
http://www.youtube.com/petryz

https://www.youtube.com/watch?v=uXa8JilodwQ

ZABRISKY (pop rock/indie) Elegante band pop rock, indie da prima che questa parola perdesse completamente senso. Sul palco, gli Zabrisky si esprimono con un ampio, caldo e ruvido spettro di sonorità che sfiora il garage, passando in pieno per la via neopsichedelica.
http://zabrisky.bandcamp.com/
http://www.shyrec.it/

https://www.youtube.com/watch?v=kzJUFfSEDKA

CHECCO MERDEZ (dj set) Creatore dei LAMETTE Party,
serate r’n’r itineranti in Veneto e non solo, attore
protagonista anche al Whatever! RNR disco di Trieste
e ideatore della newsletter Made in Pop.
Proporrà una miscela tra rock, garage,
brit-rock, punk.
http://madeinpop.tumblr.com/
http://www.facebook.com/lametteparty

 

Live – Editors @ Unipol Arena Bologna

editorsUnipol Arena o Palasport di Casalecchio di Reno, uno dei maggiori impianti sportivi indoor polivalenti d’Italia, quinto in Italia per capienza.
E’ qui che gli Editors venerdì 28 febbraio 2014 hanno dato inizio alla magia.

Non avevo mai visto un live di Tom Smith & soci e dato che, tra alti e bassi, li seguo dal 2005 ho pensato che era finalmente giunto il momento.
D’altronde come potevo non innamorarmi di una band che precedentemente si chiamava Pilot. Insomma. Mi sono sentito personalmente chiamato in causa.

 

Puntualissimi alle 21 i ragazzi di Birmingham escono sul palco tra il delirio dell’Arena che li attendeva trepidante.

Forse neanche loro si aspettavano un’accoglienza del genere: ottomila spettatori giunti da tutta Italia per l’unica data nel bel paese di quest’anno, spettatori che probabilmente hanno assistito al concerto italiano più in grande stile di sempre per la band, ormai adulta a tutti gli effetti.

Ci terranno pure a non essere identificati solo come la band tenebrosa che ha riportato in auge la dark wave, ma per gli Editors le tinte oscure sono quelle predominanti, sin dall’inizio. A partire dal suono naturalmente, ma anche da un semplice fatto cromatico rotto solo dalle fiamme (reali) che s’alzano dal palco dopo pochi istanti dall’avvio dello show.

La performance è di altissimo livello, eccellente sia l’esecuzione che la voce di Tom, il palco è loro, gli appartiene in toto, e noi dal parterre non possiamo che seguire a tempo con gli occhi sognanti il susseguirsi delle migliori tracce dei loro quattro album, da “All Sparks” a “Nothing”.

Il loro sound si conferma potente anche dal vivo e capace di riassumere le anime diverse degli Editors.
Dopo quasi due ore di concerto il meglio lo riservano in coda, nella seconda uscita, tra “Smokers outside the hospital doors” e la conclusiva “Papillon”.
E poi sono solo meritatissimi applausi, lustrini e “una tonnellata d’amore”.

The Great Complotto Radio su Venerdì di Repubblica

Il Venerdí 1Il Venerdí 2Giampiero Scazzato ci regala una bella spalla sull’edizione del 21.02 del Venerdì di Repubblica. La pubblicazione è giunta inattesa perché non segue l’invio di alcun comunicato specifico ma evidentemente è frutto dell’interesse suscitato dal nostro progetto radiofonico.

Cogliamo l’occasione per ringraziare quanti di voi ci ascoltano dall’Italia e dall’Estero.

 

 

L’intervista di Fabio Dalmasso (lsdi.it) al nostro Station Manager Luca Ceolin. Questa è The Great Complotto Radio

1387929_10202339689604416_534457851_nNei giorni scorso Fabio Dalmasso di LSDI – Libertà di Stampa, Diritto di Informazione – ha intervistato il nostro station manager  Luca Ceolin. Al link di seguito trovate l’intervista.

Buona lettura.

www.lsdi.it/2014/the-great-complotto-radio-la-webradio-che-racconta-i-cervelli-in-fuga/

Sono il capitano della mia anima

nelson_mandelaSecondo appuntamento* di questa piccola rubrica delle Tre Civette sul Comò! Il “pensiero sparso” di oggi riguarda un grande protagonista della Storia recente: Nelson Mandela. Come sentirete alla fine della registrazione, abbiamo inserito la poesia “Invictus” di W. E. Henley, tratta dall’omonimo film. La poesia era usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l’apartheid.

Il titolo Invictus proviene dal latino, ma nel caso del film è stato liberamente tradotto con invincibile, anziché con il significato più corretto di invitto, imbattuto, indomito.

Vi ricordiamo che torneremo in onda a partire dal 6 febbraio e vi invitiamo a visitare la nostra pagina Facebook Tre cive per restare sempre aggiornati!

 

      rubrica-letture_04eva-invictus - Federica

 

INVICTUS di W. E. Henley (traduzione italiana)

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da polo a polo,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l’indomabile anima mia.
Nella feroce morsa della circostanza
Non ho esitato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d’ira e di lacrime
Il solo orrore delle ombre incombe,
E ancora il minaccioso scorrere degli anni
Mi trova e sempre mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il percorso,
Quanto piena di castighi sia la vita,
Io sono il padrone del mio destino;
Io sono il capitano della mia anima.

*Vi siete persi il primo articolo di questa piccola rubrica? Recuperatelo subito QUI.

Eva per le Trecive