Arriviamo nella bellissima piazza di Sesto al Reghena con il gruppo spalla Man on Wire già sul palco. Sono cinque ragazzi friulani che suonano canzoni indie rock che ricordano un po’ i Suede. L’audio è pessimo, hanno bassi saturi e microfoni troppo alti di volume, le melodie non sono niente di originale, ma vedo dal loro sito che ci sono due canzoni scaricabili gratuitamente e mi ripropongo di ascoltarli in versione studio per una valutazione più accurata.
Alle 22.30 salgono finalmente sul palco i membri dei The War on Drugs: aggiustano da soli gli strumenti, poi si spengono le luci e inizia il concerto. Sono in 6 sul palco: Adam Granduciel al centro, David Hartley al basso, Robbie Bennett alla tastiera, Charlie Hall alla batteria, Jon Natchez alla seconda tastiera, sax tenore e tromba, Anthony Lamarca seconda chitarra e terza (si!) tastiera.
Hanno tutti un aspetto un po’ nerd, mi ricordano un po’ Clark Kent, bravi ragazzi troppo buoni e anonimi per essere notati. Almeno finché non iniziano a suonare!
Se il gruppo spalla aveva tutti i volumi da regolare, The War on Drugs invece hanno un suono cristallino, solo una cassa ronza leggermente, ma viene subito calibrata e ascoltiamo la bellissima “An Ocean in Between the Waves” come prima canzone: batteria che batte nel petto, chitarra e voce di Granduciel creano un mood sensuale, che ci fa riconoscere subito la firma della band, con poche parole cantate semplicemente e molta chitarra, protagonista sopra all’accompagnamento strumentale delle tastiere e degli ottoni.
Si susseguono un brano dopo l’altro, come se stessero suonando tutto d’un fiato: ascoltiamo batterie elettroniche, melodie estremamente “americane” in senso classico, altre più pop e lunghe code strumentali che mi sorprendono per la bellezza che hanno dal vivo, rispetto alle versioni di studio (confesso che spesso premo >>| quando li ascolto).
Granduciel cantando, guarda spesso per terra con capelli sulla faccia. Oppure sta girato di schiena, dando le spalle al pubblico, sembra anche un po’ gobbo e dà l’idea di essere uno di quei personaggi schivi, senza essere scortesi, uno che non parla molto, uno di quelli che al bar si siedono al bancone da soli e che se li guardi ti sorridono. Effettivamente, prima del concerto, lo abbiamo incrociato per strada e quasi volevo chiedergli una foto (la faccia tosta certo non mi manca), ma ho desistito proprio per questa sua aurea riservata e sfuggente.
Dopo 50 minuti, una brevissima pausa con scambio di battute e accordatura e poi ripartono come se fosse la prima canzone. Davvero musicisti ottimi.
Il Sexto ‘Nplugged si riconferma anche quest’anno una delle rassegne musicali più valide dell’estate, per sua location suggestiva, per il programma ogni anno migliore e le grafiche visionarie di Tomas Uolli Marcuzzi, in grado di tradurre in bidimensionale su schermo e carta, le atmosfere sfaccettate dei live.
Solo all’intro di “In Reverse”, così lungo e distorto, qualcuno fischia… Poi il frontman inizia a cantare e ci ammutoliamo tutti, dimenticando l’attesa per l’attacco della canzone.
La nota dolente? A mezzanotte in punto, dopo 1 ora e mezza, ci hanno salutato frettolosamente e si sono riaccese le luci. Ci siamo rimasti tutti di mxxxa!
In questa pagina troverete tutti i link utili e le date del tour in EU e USA.