Testament Live @ New Age Club – Roncade

Testament LiveSono curioso di sapere le condizioni del New Age club quest’oggi, visto l’inferno di ieri sera creato dal quintetto di Oakland sul piccolo stage del club trevigiano.
18 giugno 1967, Jimi Hendrix incendia la sua Fender Stratocaster sul palco di Monterey festival, procurandosi un’ustione di primo grado;
18 giugno 2013 ore 22, i Testament salgono sul palco preceduti dall’intro di Star Sprangled Banner eseguto proprio da Hendrix.
Il concerto inizia sulle note di Rise Up, brano dell’ultimo album The Dark Roots Of Earth del 2012, una mitragliata al cervello che non accetta repliche ne sconti, seguita senza un secondo di sosta dall’ottima More Than Meets The Eye, sorretta da un pubblico in delirio dal primo all’ultimo secondo di concerto, ben animato dal quasi cinquantenne Alex Scolnick, e dal frontman bestione Chuck Billy.
Dopo un po’ la prima mezz’ora, un imprevisto al sellino della batteria di Gene “atomic clock” Hoglan lo costringe a dare il meglio di sè e suonare in piedi senza perdere un colpo. Hoglan è sicuramente uno dei batteristi più storici del metal, nella cui carriera può vantare di aver registrato e interpretato live, due album degli inventori del death metal, Individual Thought Pattern(1993) e Symbolic (1995) con i Death del compianto Chuck Schuldiner.
I n0n più giovani thrasher californiani regalano solo 11 pezzi agli accaldatissimi fan italiani, un ora di concerto esatta senza concedere bis e accorciando di 3 pezzi la scaletta dele date precedenti, a quanto pare a causa del caldo all’interno del club, essendo poi rincorsi dalla sfortuna di non poter utilizzare il proprio tour bus a causa di un guasto all’impianto di condizinamento dell’aria, facendosi trasportare quindi in albergo con un pulmino privato, non concedendo così foto e autografi ai numerosi fan accorsi d’innanzi il bestione a 4 ruote che doveva riaccompagnarli a casa.
Una bella serata anche se durata troppo poco.

Voto: 7,5

Scaletta:
1.Rise Up
2.More than meets the eye
3.Native Blood
4.True American Hate
5.Dark Roots Of Earth
6.Into the Pit
7.Practice what you preach
8.The new order
9.The haunting
10.Over the Wall
11D.N.R. (do not resuscitate)

Slayer – Live 15 Giugno Padova

SlayerDopo quasi due anni di assenza dai palchi italiani, dall’ultimo 7 luglio 2011 al big4 a Rho (MI), i thrasher di Los Angeles presentano la nuova formazione al pubblico italiano.
Orfani del mentore del gruppo Jeff Hanneman, chitarrista e fondatore della storica band, defunto il 3 maggio scorso per un’insufficenza epatica, dopo che per 2 anni a causa di una fascite necrotizzante, era stato costretto a interrompere l’attività live, sostituito dal funambolico Gary Holt degli Exodus.
Poche settimane fa, un’altra notizia triste per tutti i fan più ossessionati della band (tipo me), lo storico batterista Dave Lombardo, lascia in via definitiva gli Slayer per disaccordi con la band, un addio non molto amichevole a quanto pare.
Tutto ciò ne ha risentito molto sull’umore della band, che ha riassoldato Paul Bostaph, già batterista dal 1992 al 2001, e anche sull’assenza dei fan, accorsi non di certo in massa per un gruppo che ogni volta che torna in italia, riempie teatri, palazzetti e arene.

Il pre-concerto è un classico, chioschi pieni, birra a fiumi, rock ‘n’ roll che intrattiene i metalhead giunti da tutto il nord italia, con eccezione degli onnipresenti sardi che giungono accompagnati dalla loro bandiera.
Non ci sono band di spalla e alle 21:18 si ode l’intro di “World Painted Blood”, e il 90% della gente, spiazzata, comincia a correre verso la platea per assistere all’inizio del concerto.
La band da subito appare poco amalgamata, la batteria da sempre l’idea di dover rincorrere gli altri strumenti per stare al passo e i colpi non sono sempre precisi come siamo abituati a sentire.
La scaletta è stata modificata, prediligendo alcune canzoni dell’era Bostaph, la reazione del pubblico non è sempre molto viva, e questo influisce sulla prestazione della band, senza mai omettere però dei classici senza tempo, che fanno tremare il terreno del teatro padovano.
Ciò che influisce più di tutto, è il sound del teatro Geox, una cosa a dir poco vergognosa, le chitarre non mixate si sentivano a destra per chi suonava a destra e idem per chi stava a sinistra, la voce era pressochè incomprensibile, le basse frequenze disturbavano i cuori più deboli, insomma un totale fallimento.
Nonostante tutto, il tatuatissimo chitarrista Kerry King sembra in forma più del solito invece, gli assoli son precisi, fa urlare la chitarra come non mai, e al pomeriggio ha pure concesso una signing session presso un noto negozio di strumenti del Trevigiano.
I pezzi si susseguono senza molti siparietti, fino al momento in cui per gli ultimi due pezzi, viene rimosso il telone con il logo del gruppo, e ne viene esibito uno in memoria di Hanneman, e la sua chitarra viene messa sul palco a far compagnia ai suoi vecchi compari.
Il concerto finisce senza molte parole, un timido “Mille Grazie” del barbuto frontman Tom Araya e la band saluta e si congeda senza troppi complimenti.
Purtroppo il  fardello del nome Slayer sta cominciando a pesare molto; sperando in tempi migliori, ai nostri, diamo un 6,5 politico.

VOTO: 6,5

Scaletta:

  1. Encore: