Zero Calcare & Davide Toffolo : Dimentica il mio nome – Pordenone Legge 2015

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Zero Calcare , fumettista rivelazione entrato tra i 12 finalisti dello Strega, intervistato da una delle leggende del fumetto italiano : Davide Toffolo.

DT : “I libri sono destinanti a sparire, assorbiti dai sistemi digitali, le graphic novel sono invece delle opere d’arte e rimarranno nel tempo. Il tuo “dimentica il mio nome” è un romanzo a fumetti, come lo hai immaginato ?”

Zero : “Intanto… essere intervistato da Davide Toffolo mi mette in soggezione, è uno dei fumettisti che ho maggiormente copiato quando, da pischello, cominciavo a fare fumetti. Quando approccio le storie da zero non sono mai sicuro di arrivare ad un risultato che mi soddisfi. La storia di questo libro invece mi è stata consegnata alla morte di mia nonna. Era la storia della mia famiglia. L’unico problema era non rovinare la mitologia di famiglia, dentro c’erano cose dolorose per mia nonna e per mia madre. Il lavoro ha avuto una gestazione delicata. Mia madre mi  ha detto “scrivi quel cazzo che ti pare, basta che non si capisca cosa è vero e cosa no.”

DT : “Il racconto è fatto da diversi capitoli non strutturati, si vede chiaramente il tuo rapporto con la pagina, la vivi come un romanzo. Lavori sempre da solo ?”

Zero: “Tendenzialmente si. Sono timido ed insicuro, non mi piace far vedere le cose mezze fatte. Ultimamente poi vivo sotto consegna continua non posso nemmeno più sperimentare. Quello che sperimento lo do.”

DT : “Nel romanzo non c’è soluzione di continuità. Il tempo salta, ti sposti in tempo zero da bimbo ad adolescente. C’è poi anche lo Zero Calcare che capisce il mondo, quello odierno. Raccontaci come cerchi di raccontare la storia di tua nonna.”

Zero :”La storia per i motivi sopra detti ha dei buchi, ho cercato di riempirli con altre vicende che ne sono collegate, l’inizio della storia di famiglia con l’emigrazione russa in Francia o con la storia della seconda guerra mondiale”

DT : “Il libro è una storia di esistenza, l’esistenza è luogo. Cos’è per te il luogo?”

Zero : “L’identità è una cosa complicata. E’ una serie di cazzotti. L’identitarismo lo trovo un male. L’identità invece è una cosa a cui tengo molto. Spesso l’identità te la danno gli altri ed è legata al posto da cui provieni. L’identità però la trovo legata anche al concetto di riservatezza, In questi anni è passata l’idea che tutto quello che fai deve essere pubblico. Io rivendico anche il diritto al segreto sulle mie cose.”

DT :”Però hai cominciato in rete e continui a tenere il blog”

Zero: “Si e sono pure uno che legge tutto quello che dicono di lui, sono un rosicone , se qualcuno scrive male penso “mo’ non te rispondo ma prima o poi ci incontreremo”. Essendo un timido però non facevo mai vedere i miei lavori, quando pubblichi su carta non sai mai se le tue cose sono piaciute veramente. Sul blog ho il feedback  immediato e capisco se una storia piace e posso continuare su quel filone.”

DT  : ” Qual’è la tua quotidianità?”

Zero : ” Mi sveglio alle 8:30, metto su una serie di puntate di qualche telefilm, prendo il librone di Star Wars, appoggio il foglio A3 sopra e disegno fino a sera. Salto il pranzo e mi alzo solo per pisciare. Questo un po’ mi sta alienando e se non vivo la vita reale non ho da raccontare. Per questo ultimamente utilizzo quello che succede ai miei amici.”

DT : “Parlaci di Kobane”

Zero :” Sono andato a Kobane con i centri sociali e la comunità curda di Roma. Ci sono andato per vivere la voglia di resistenza e il riaffermare un modo di vivere la propria esistenza. Non sono andato per fare un reportage a fumetti, quello è venuto da solo dopo.”