Magari questa volta ho capito perchè.
Perché a 40 anni sono felice ed emozionata a sentire per l’ennesima volta (oramai ho perso il conto) un live dei Tre allegri ragazzi morti. Non si tratta certo di un gruppo mainstream, sebbene il tour in apertura ai concerti di Jovanotti quest’anno abbia regalato al gruppo di Pordenone una bella visibilità.
I loro testi non parlano della mia vita di tutti i giorni: l’argomento preferenziale dei Tre allegri è sempre stata l’adolescenza e non ha significato dire che “non è una questione di età”. I numeri contano infatti gli anni che passano, lo fanno senza giudizio e il numero è 40; di certo non sono la studentessa universitaria che li ascoltava la prima volta 20 anni fa.
Stasera non sono l’unica non adolescente tra il pubblico e molti sono i ragazzi giovani. Mentre canto insieme a loro penso a tutto questo e mi sorprendo di come la musica dei Tre allegri ragazzi morti mi coinvolga così tanto.
Conosco tutti testi delle loro canzoni. Ascolto ed amo anche altri artisti e quando sto tra il pubblico di un concerto di questi, mi sento al posto giusto. Stasera forse ho capito perché quando devo sentire i Tre allegri sono così presa ed emozionata.
“Perché i nostri genitori non hanno paura per noi?”. Consideravo vittimista questa frase: perché dovrei lamentarmi dei miei genitori? Perché pensare che avessero dovuto sobbarcarsi anche questa paura? I miei genitori hanno avuto paura di molte cose… ma non hanno avuto paura per me. Loro, con tutti gli altri genitori, vivevano un presente che non permetteva un futuro uguale e di sicuro nemmeno permetteva un futuro migliore. Avevano paura di questo?
“E io dovrei aver paura, ma sono un ragazzo morto e niente mi fa paura”.
I miei genitori hanno mille paure e me le hanno insegnate tutte.
I TARM e la musica mi ha insegnato ad avere coraggio.
Questo è il fatto.
La famiglia, la scuola, la società insegnano le regole ed è previsto che io le segua. La modifica alle regole è presa in considerazione solo se inoltrata con apposito modulo ad uso interno (quindi spazzatura).
I TARM mi dicono che non devo aver paura, che se anche non mi ricordo le regole, andrà tutto bene; puoi adirittura essere un ragazzo morto e suonare in una band.
I TARM mi hanno educato alla libertà, ascoltarli mi dà conforto e coraggio.
Ecco perchè aspetto i loro dischi e i loro concerti con tanta emozione, adesso come prima.
Per chi fosse interessato ai dati “tecnici” della serata e non queste divagazioni personalistiche, vi dico che non è stato il miglio live dei TARM: qualche suono impazzito e un paio di scoordinamenti evidenti. Toffolo e compagni magari un po’ stanche e più fermi del solito. La scaletta mette in primo piano gli ultimi album, quelli dell’esplorazione dub. I bis invece hanno di più il colore del rock’n’rol dei primi lavori.
Siamo già abituati a vedere i TARM con dei costumi di scena, ma in più questa volta c’è anche una bellissima scenografia (grazie a Andrea per la foto) che riproduce i due volti nella cornice di alberi della copertina dell’ultimo cd, andando a creare un ambientazione notturna e adolescenziale perfetta per il nostro gruppo.
