Un giorno da leone per Mezzafemmina

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Ad aprile è uscito “Un giorno da leone”, nuovo album di Gianluca Conte in arte Mezzafemmina, disco mixato e prodotto da Giorgio Baldi, già con Max Gazzè. Dal Piemonte all’Irpinia, Conte si appropria del soprannome della famiglia del bisnonno, affibbiato a quest’ultimo a causa del lavoro di collaboratore domestico che ai tempi del fascismo nella società rurale era ritenuto piuttosto fuori luogo. L’intento è quello di proporre una serie di brani non convenzionali sia nelle scelte musicali eterogenee che spaziano dall’elettronica al rap, rock e folk, sia nei testi, che possono risultare a volte scontati, malgrado il buon proponimento.

L’uscita del disco è accompagnata dal singolo “La collezione di vizi”, il cui video, girato da Fabio Ferrero e Matteo Tortone, racconta con le immagini il piacere delle piccole cose in una società altamente competitiva. La tracklist parte con “364 giorni d’oblio”, una critica della sindrome celebrativa per la quale si inserisce in calendario eventi commemorativi di ogni sorta, segue l’orecchiabile marcetta folk di “Suffragio universale” dove l’autore continua a mirare al bersaglio di personaggi quasi caricaturali (“Tu che ti definisci artista che è una info non richiesta e comunque caro amico certe cose deve dirle chi ti ascolta”), e si inserisce persino il rap di Chef Ragoo in “Il giorno dopo”, che tratta la dipendenza da internet, tema quanto mai caldo in questo momento storico. C’è spazio poi per l’amore con il brano “Da quando ci sei tu”, e per canzoni piacevolmente ironiche come “L’italia non è”, per finire con “Le verità banali”, che a volte sono le uniche delle quali ci si può fidare.

Non convince del tutto però, rimanendo alla fine una sensazione di incompiutezza, come di un passo ancora da compiere per arrivare davvero a conquistare l’ascoltatore, nonostante un’intenzione ben confezionata.

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