CINEMA – The Wolf of Wall Street

The-Wolf-of-Wall-Street-Trailer5Per prima cosa assicuratevi di non sedervi vicino a degli adolescenti venuti al cinema per sghignazzare di fronte alle numerose scene esplicite di sesso. Il che vi garantirà per lo meno un po’ di silenzio attorno e niente risatine di contorno.

E poi preparatevi, chè questo film di Martin Scorsese è esagerato e traboccante. Ed è per gran parte trasposizione cinematografica di eventi reali! La prima parte vi racconta  l’ascesa del giovane Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street. Leonardo DiCaprio, che impersona Belfort, racconta direttamente alla macchina la sua irresistibile ascesa che è direttamente proporzionale al suo sprofondare sempre più in basso negli istinti della natura umana. Nella seconda la macchina da presa non è più un interlocutore e di conseguenza non lo è più nemmeno il pubblico, diventa invisibile e segue passo passo l’avventura del Lupo di Wall Street.

Il film è tutto giocato sulla vertigine, sul “being high”, l’essere su di giri, dei suoi protagonisti ed inevitabilmente scuote anche voi che lo guardate.

A tratti vi dite che non è possibile che simili situazioni siano esistite nell’America di fine anni ’80, vi dite che è troppo per essere vissuto e quindi creduto e poi vi ricordate che il film è un adattamento dell’autobiografia di Belfort e lì non vi resta che lo sconforto.

100 milioni di dollari è quanto il film è venuto a costare e obiettivamente li si vede tutti: Scorsese ha utilizzato quanto di meglio la tecnologia di ripresa poteva permettere e per la prima volta in un suo film, ha usato anche lenti anamorfiche.

Scenari meravigliosi da Portofino a New York, location da urlo, centinaia di comparse e figurazioni speciali. Insomma, un film mastodontico.

Ed il cast non poteva che essere di grande levatura: citiamo tra tutti Jonah Hill nei panni del comprimario Donnie, Matthew McConaughey in quelli del mentore mefistofelico Mark Hanna, Rob Reiner nel ruolo del padre e Jean Dujardin in quello del banchiere svizzero compiacente.

Un’osservazione rispetto alla storia in generale: è impregnata di maschilismo dall’inizio alla fine. Le donne non hanno un ruolo di rilievo, a parte il caso dell’anziana zia della moglie che gioca invece un ruolo chiave, ma anche in quel caso, perché strumento e non fine. Ma questo è un portato dell’autobiografia del vero Belfort e un tanto ci basta.

A me ha dato un sacco da pensare e devo dire che ha procurato pure un gran disgusto. Devo dedurne che Scorsese allora ha fatto centro. E’ riuscito a suscitare in me esattamente quanto cercava, ovvero una condanna viscerale, ma va decisamente visto.

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