Cesare Malfatti – Una mia distrazione +2

Cesare Malfatti - Una mia distrazione +2Ricordate nel 2011, quei cd venduti solo su richiesta, cuciti a macchina uno a uno dall’artista?
Cesare Malfatti aveva realizzato allora il suo primo album solista (cd omonimo, per Adesiva Discografica) , pensandolo come un pezzo unico nelle mani di chi lo avesse ricevuto, battendo una via di mercato inusuale per la discografia.
Seguì “Due anni dopo” (Adesiva discografica, 2013) e ora “Una mia distrazione +2” (Libellula record, 2014), inizilamente commercializzato con lo stesso sistema “persona a persona”, tramite l’invio di assemblaggi unici: album e cartoline realizzate con foto scattate dallo stesso Cesare, sempre diverse in ogni confezione. Dopo qualche mese si è intrapresa la cosueta via di vendita, sebbene ascoltando questo album rimanga la suggestione di avere nelle orecchie un’opera unica.
Cesare Malfatti dichiara di essersi trovato questo disco tra le mani senza quasi accorgersene, davvero solo per una distrazione. L’idea nasce dall’incontro con Antonio Zambrini, pianista jazz, mentre la spinta a collaborare è venuta dallo scrittore Luca Lezziero. Si uniscono poi alla realizzazione dei pezzi Riccardo Frisari e Matteo Zucconi, Vincenzo De Silvestro per il violino e le orchestrazioni. Buona parte dei testi sono dello stesso Lezziero, altri di Vincenzo Costantino Cinaski.
L’ambiente dell’opera è strettamente intimista, in perfetto stile Malfatti: toni astratti e poetici che hanno nel loro dna molto in comune con il jazz.
L’esordio “Se tu sei qui” è speciale: il dolore di una lontananza, raccontata dal piano e da una percussione delicata e incisiva allo stesso tempo, archi sollevano il respiro per poi rituffarsi nell’incredulità di “forme sconosciute” del corpo, preso dal dolore.
Ogni brano segue il precedente sui tasti del piano, raccontado di storie d’amore, piccole opere di artigianato sottile di musicisti e poeti, di cui si coglie la bravura tecnica e l’esperienza decennale di questi artisti. La sensazione che si insinua nell’ascolto è di distacco manieristico: tecnica e abilità musicale, parole raffinarte fino a diventare fredde, che tolgono profondità ai brani.
La forza del testo di “Cantare” (“ma verso casa ripenso a chi / ha voglia di cantare / qualcosa che non c’è / e negli occhi i ricordi / si bagnano di te / e le labbra si dicono / un canto da..cantare) risulta smorzata da violini e archi leggeri e dalla voce sempre sussurrata di Malfatti. Così come “Per noi” è salvata nel senso dal ritmo incalzante del piano.
In “Apro gli occhi” il timbro di Cesare risulta invece davvero consono allo spirito del brano: riflessioni amare su una realta che non ci appartiene. “Una mia distrazione” è di nuovo fortemente colorata dal piano di Zambrini, patendo un certo distacco con gli altri elementi in gioco, voce compresa.
Vi lascio all’ascolto di un album di sicura ottima fattura, che forse non ha saputo però mettere nella giusta luce tutti gli ottimi elementi che lo compongono.Cesare Malfatti - Una mia distrazione +2