Cinema – Syngué Sabour-Pierre De Patience/Come Pietra Paziente

Cinema- Come Pietra PazienteSiamo in una terra devastata dalla guerra, lo capiamo fin dalle prime immagini di questo intenso racconto di Atiq Rahimi, scrittore e regista franco-afghano, che girò questo film nel 2012. E’ davvero difficile per alcuni film emergere, specialmente in casi come questi, ovvero produzioni che trattano il tema di una femminilità sofferente in paesi a forte impronta patriarcale. Tuttavia con tenacia, la co-produzione internazionale è riuscita a far sì che il film rappresentasse l’Afghanistan all’ultima edizione dei premi Oscar, per il Miglior Film in Lingua Straniera. Ed anche se poi non è entrato tra le nominations finali, vedendolo potete capire l’importanza del fatto che esso rappresentasse il paese asiatico, dove l’integralismo ha mutato negli anni il ruolo sociale delle donne. In questo film i personaggi non hanno nome, quasi a voler dire che il caso raccontato è comune e non ascrivibile all’esperienza di una donna soltanto.

Nella parte della protagonista l’affascinante Golschifteh Farahani, attrice iraniana naturalizzata francese, parte di una dinastia di artisti, la quale è stata bandita dal proprio paese in seguito ad alcune scene di nudo e ruoli in film evidentemente invisi alle autorità iraniane.

In questo film lei regge la scena da sola e più che su un set cinematografico sembra di essere su una scarna scena teatrale, e la sensazione è aiutata da lenti movimenti di macchina e pochi stacchi. La protagonista parla al marito, ma racconta a noi vissuto ed emozioni in un modo che non è permesso alle donne in questa imprecisata terra sotto assedio. La sceneggiatura scritta da Atiq Rahimi e  Jean- Claude Carrière, eminente figura della cultura francese, è tutta incentrata su di lei e sulla sua ricerca di verità. I dialoghi forse sono per noi un po’ naif, ma devono essere per le donne di simili terre di un impatto incredibile, ed è in questa luce che vanno considerati.

Nonostante gran parte del film sia un lungo e cadenzato monologo, il magnetismo della Farahani, la povertà e la distruzione mostrate senza eccessiva insistenza, restituiscono un’opera inconsueta nell’offerta cinematografica contemporanea. Trovo altresì importante che la cultura europea ed internazionale si occupi della vita quotidiana di nazioni di cui l’unica cosa che sappiamo, o quasi, è il continuo stato di guerra.

http://www.youtube.com/watch?v=Beu0AtiEtCw

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